Ho 23 anni, sono malato di fibrosi cistica. Non capisco come sia possibile che l’INPS mi riconosca il 100% di invalidità e quindi con totale inabilità lavorativa, ma nel contempo non mi accetta l’indennità di accompagnamento. Non esiste nessun tipo di aiuto economico oltre la sola pensione di invalidità? Se sono inabile, perché non mi spetta una pensione più alta? Oppure mi potrebbe spettare il reddito di cittadinanza?
Il paziente FC adulto, riconosciuto invalido al 100% con inabilità lavorativa, ha diritto a una pensione di invalidità civile (sono previsti limiti di reddito) e al collocamento lavorativo mirato, qualora la valutazione delle sue residue capacità lavorative lo consenta. La pensione, a meno che non si abbia maturato il diritto all’adeguamento economico per via dei contributi versati, non ha certo un importo tale da consentire alla persona una vita dignitosa (euro 279 circa per l’anno 2016) ed è ormai cosa nota che andrebbe aumentato e adeguato agli standard di vita attuali. Allo stesso tempo però non può essere o diventare il sostituto del reddito personale, come neanche l’indennità di accompagnamento, a meno che non ci sia una condizione accertata di gravità e di non autonomia.
L’assegno di accompagnamento è invece un’indennità che viene riconosciuta a seguito dell’accertata non autosufficienza e/o non capacità di svolgere gli atti quotidiani della vita. Nella valutazione medico legale Inps l’adulto affetto da FC che non presenta al momento della visita particolari difficoltà e che si trovi a vivere una situazione patologica stabile, con autonomia e capacità di autogestione negli atti quotidiani della vita (che per la valutazione Inps sono quegli elementari come vestirsi, lavarsi, controllo degli sfinteri), non riceve il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento, questo perché i presupposti che ne danno il diritto non vengono soddisfatti. Sappiamo che nei pazienti adulti FC la differenza la fa quasi sempre la capacità respiratoria, ad esempio un’ossigenoterapia per diverse ore al giorno o una FEV1 molto bassa. Nulla toglie che, qualora la condizione di salute lo richieda, il paziente può presentare in qualsiasi momento una nuova domanda di aggravamento e accedere a questa indennità.
Il 100% di invalidità civile e il relativo status di invalido civile con totale e permanente inabilità lavorativa riconosce al paziente possibili diritti di natura economica a seconda della condizione di salute ed economica (come l’assegno mensile, l’assegno ordinario di invalidità, la pensione di inabilità) e diritti di natura sanitaria (esenzioni, agevolazioni, fornitura di ausili e presidi, etc); ciò non vuol dire che questi non può lavorar,e ma che deve effettuare la valutazione delle sue capacità lavorative residue (viene rilasciato un certificato) che attesti le attività e le mansioni che potrà svolgere con le abilità che ha in base alla sua patologia.
Per la pensione di inabilità (invalidi al 100%) e l’assegno ordinario di invalidità (tra il 74% e il 99% – L.222/84) sono necessari versamenti contributivi precedenti alla richiesta.
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, ad oggi in Italia resta una proposta di legge (anche se alcuni comuni italiani hanno deciso di renderlo operativo in via sperimentale), mentre per le persone con redditi bassi o prive di reddito esistono altri ammortizzatori sociali o interventi di welfare specifici, attivabili presso i propri comuni di residenza o presso le Asl (assistenza indiretta, borse lavoro, agevolazioni sull’affitto e sulle utenze, assegno di cura, etc) e per questo è sempre bene informarsi nel proprio territorio.
Nei pazienti FC in età giovane e in condizioni di salute che lo consentono, è sempre consigliata l’attività lavorativa con tutte le tutele previste dalla legge (vedi anche legge 104/92 art.3 comma 3) al fine dell’integrazione, dell’autonomia economica, della socializzazione, della soddisfazione personale, senza dimenticare l’importanza delle terapie e delle cure.