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8 Marzo 2012

Come si sviluppa o regredisce la resistenza dei batteri agli antibiotici

Autore: Anna
Argomenti: Antibiotici, Batteri
Domanda

Buongiorno, riprendo una vostra affermazione inserita nella risposta alla mia precedente domanda sul batterio xilosoxidans. L’affermazione è la seguente: “In P.aeruginosa, ma anche in altri germi Gram-negativi, può talora svilupparsi un tipo particolare di resistenza, che regredisce alla sospensione del farmaco. Questo tipo di resistenza è ben documentata per gli aminoglicosidi (ad es. tobramicina) ma anche per la colistina (principio attivo del Promixin)”. Vorrei sapere per quali altri batteri (e farmaci) è documentata questa particolarità e mediamente quali sono i tempi entro cui il batterio torna ad essere sensibile all’antibiotico, viceversa quali sono i tempi medi nei quali si inizia a formare la resistenza. Grazie

Risposta

La domanda ripropone la problematica dello sviluppo della resistenza batterica agli agenti antimicrobici.

Classicamente la resistenza ai farmaci antimicrobici può essere acquisita attraverso trasmissione di determinanti di resistenza fra specie batteriche. Più raramente si verifica attraverso mutazioni nel materiale genetico del germe, con trasmissione delle caratteristiche genotipiche alle cellule batteriche figlie. Tali mutazioni sono in genere eventi casuali che possono conferire un vantaggio per la sopravvivenza del batterio.

Accanto a questi meccanismi “classici” di resistenza, oggi è descritto un altro tipo di resistenza. Ogni popolazione di batteri suscettibile agli antibiotici non è perfettamente omogenea ma contiene sottopopolazioni con diversa suscettibilità al farmaco. Da esperimenti in vitro sappiamo infatti che le popolazioni batteriche non si estinguono completamente in presenza di antibiotico, ma alcune cellule batteriche vitali possono essere ritrovate a distanza di tempo dall’esposizione al farmaco. Questo fenomeno di diminuita suscettibilità è noto in letteratura medica con il termine di “resistenza adattiva o persistenza batterica”. Il fenomeno costituisce un principio generale della microbiologia, descritto per molte classi di antibiotici in diverse specie batteriche (anche quelle responsabili di infezione nei pazienti FC) ed è attualmente conosciuto in maniera incompleta.

I meccanismi molecolari che determinano la persistenza batterica non sono completamente noti. Una delle principali cause della non omogenea sensibilità agli antibiotici sembra la ridotta velocità di divisione cellulare di alcune cellule batteriche. La divisione batterica genera continuamente, all’interno della stessa specie, diverse sottopopolazioni con ridotta sensibilità agli antibiotici. Tale fenomeno può avere rilevanza clinica solo con il trascorrere del tempo, quando, sotto l’azione dell’antibiotico, si seleziona una consistente quantità di flora resistente.

La regressione della resistenza è possibile in seguito alla sospensione del trattamento. Quando la crescita della sottopopolazione batterica suscettibile all’antibiotico prevale su quella resistente, la popolazione batterica riacquisisce, nel suo insieme, le caratteristiche fenotipiche di suscettibilità.

In biologia è difficile quantizzare il tempo in cui può svilupparsi un fenomeno e questo concetto vale anche per l’instaurarsi della resistenza batterica. Per alcune classi di antibiotici (ad es. i fluorchinolonici) è stato osservato che le resistenze si sviluppano più rapidamente rispetto ad altre classi di antibiotici (aminoglicosidi e polimixine-colistina). Ciò è dovuto al fatto che i fluorochinolonici possono incrementare la frequenza spontanea di mutazioni e danneggiare i delicati meccanismi che riparano tali mutazioni a livello cellulare. In conclusione, il fenomeno della persistenza batterica è regolato da molte variabili ed è quindi oggi impossibile individuare esattamente i tempi con i quali la resistenza si manifesta e poi regredisce.

Gli studi dei diversi meccanismi molecolari di resistenza in isolati batterici di pazienti affetti da FC sono attualmente da considerare ricerca pura in campo microbiologico e non vengono di solito eseguiti nei laboratori in cui è svolta attività assistenziale. Dal punto di vista clinico l’eventuale regressione della resistenza alla sospensione dall’antibiotico va valutata nei controlli microbiologici successivi alla sospensione al trattamento, senza eseguire esami colturali aggiuntivi rispetto a quanto consigliato dagli attuali standard di cura.

Bibliografia

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– Jolivet-Gougeon A, Kovacs B, Le Gall-David S, Le Bars H, Bousarghin L, Bonnaure-Mallet M, Lobel B, Guillé F, Soussy CJ, Tenke P. Bacterial hypermutation: clinical implications. J Med Microbiol. 2011;60:563-573

Dr. Giovanni Taccetti, Centro Toscano FC, Osp. Meyer, Firenze


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