Se il prof. Novelli a Roma disponesse di cellule staminali umane invece che di topi(capisco che le cellule sono cellule ed i topi son organismi completi, ma non so se influisce),la sua ricerca sulla terapia genica sarebbe più efficace? Saremmo meno lontani da una soluzione sul percorso delle staminali?
Abbiamo passato questa domanda al Prof. Novelli: comunicheremo la sua risposta appena disponibile. Al momento possiamo integrare la risposta fornita sullo stesso argomento a Roberto in data 20.09.04, informando che nel recente congresso nordamericano CF, tenutosi a St. Louis, sono stati comunicati un paio di contributi preliminari di ricerca preclinica su cellule staminali con intenti terapeutici. Sono state trapiantate cellule staminali da midollo osseo di topi che avevano la proteina CFTR normale a topi transgenici (cioè generati con modifiche del loro corredo genetico attuate mediante ingegneria genetica) che mancavano della proteina CFTR. Questi studi preliminari hanno dimostrato la comparsa nell’epitelio bronchiale di alcune cellule epiteliali contenenti la CFTR . Questo starebbe a significare che sia possibile che cellule staminali normali (cioè primordiali, totipotenti) di origine midollare possano differenziarsi in cellule dell’epitelio respiratorio, con potenziale significato terapeutico. Questi risultati attendono naturalmente una verifica e comunque il lavoro sugli animali (ovviamente con cellule staminali della stessa specie animale) è preziosissimo e indispensabile prima di passare a studi sull’uomo (ovviamente con cellule staminali umane).
Risposta del Professor Novelli.
C’è ancora molto da capire sulla biologia di queste cellule e per questo la ricerca su modelli animali rimane ancora fondamentale! La scienza deve passare per tappe obbligatorie, che consentono però di ottenere informazioni importanti per l’uomo. Tuttavia, poichè molte ricerche ci hanno insegnato che ciò che è vero nei topi non sempre è vero nell’uomo (la biologia spesso è diversa), l’impossibilità di lavorare su cellule embrionali umane certamente ritarda la ricerca in questo settore in Italia. Ma fortunatamente, la ricerca oggi è globalizzata e quindi ciò che non si può fare in un Paese si fa in un altro…
Giuseppe Novelli, Università di Roma Tor Vergata