E’ mai capitato a qualcuno che il muco abbia un sapore diverso quasi “più cattivo” e l’alito un odore di marcio? Da un anno ad oggi mi va via temporaneamente se faccio un antibiotico e dopo un paio di giorni torna lo stesso problema e ovviamente devo sempre cambiare antibiotico. Perchè? Inutile dire che la cosa mi fa piombare in uno stato di vera angoscia oltre che farmi allontanare dalle persone, anche le più care.
Il problema sollevato dalla nostra interlocutrice si riferisce al sintomo “alitosi”, che significa appunto alito cattivo e che può accompagnarsi anche ad una cattiva sensazione gustativa. Certamente è un problema che incide fortemente sulla qualità di vita, soprattutto per il suo impatto sociale. E’ abbastanza frequente nelle persone con fibrosi cistica. Esso è dovuto alla presenza attiva di batteri cosiddetti “anaerobi” nelle secrezioni raccolte in sacche bronchiettasiche (dilatazioni periferiche di bronchi) o entro i seni paranasali (sinusite). Questi batteri non vengono di solito isolati nelle normali colture di escreato, perché richiedono una metodica diversa da quella abitualmente impiegata per gli esami batteriologici correnti. I batteri anaerobi sono quelli che vivono e si moltiplicano in condizioni di assenza o povertà di ossigeno (anaerobiosi), come avviene nelle raccolte purulente in cavità sottratte dallo scambio di aria. L’odore cattivo dell’alito deriva dalle sostanze volatili che si trovano nell’aria espirata, derivate da processi putrefattivi indotti da questi batteri sulle proteine dei secreti purulenti. La presenza di questi anaerobi sembra essere molto frequente nei pazienti CF, di solito associata ai batteri più comunemente considerati in questa malattia: nel 64-65% dei campioni di sputo esaminati con tecnica adeguata in due studi (1,2). Sono in causa numerose specie, appartenenti soprattutto ai generi Prevotella, Veillonella, Propionibacterium e Actinomyces. Non in tutti i casi si ha però il sintomo dell’alitosi: dipende da specie a specie e dalla concentrazione attiva di questi batteri nel singolo caso. Certamente l’antibiotico che risulta attivo sulla specie in causa è in grado di correggere il sintomo, almeno fino a quando i batteri residui non siano tornati in grado di svilupparsi e rendersi metabolicamente attivi.
E’ bene discuterne con il centro di cura. Potrebbe essere presa in considerazione qualche coltura di sputo o di materiale nasale fatta con la tecnica adeguata ad isolare i batteri anaerobi, individuando l’antibiotico più mirato ad essi; potrebbe essere considerata una speciale attenzione ai seni paranasali, anche per un eventuale intervento di toilette chirurgica, nel caso che questa possa essere valutata la sede della raccolta anaerobica; in ogni caso potrebbe essere potenziata la fisioterapia che aiuti un migliore svuotamento delle sacche bronchiettasiche.
1. Tunney MM, et al. Detection of anaerobic bacteria in high numbers in sputum of patients with cystic fibrosis. Am J Respir Crit Care Med. 2008;177:995-1001
2. Field TR, et al. The genus Prevotella in cystic fibrosis airways. Anaerobe. 2010;16:337-44