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19 Aprile 2011

Cromosomi “invertiti”

Autore: Andrea
Domanda

Io, padre, ho il cromosoma n. 9 invertito. Vorrei sapere se mio figlio avrà per eredità anche lui il cromosoma 9 invertito. Grazie

Risposta

Un cromosoma presenta un’inversione quando la sequenza di DNA che lo costituisce si è rotta in due punti e il tratto all’interno dei punti di rottura è stato “riattaccato” ad opera di speciali enzimi, ma “invertito” nel suo orientamento (l’inizio del frammento riattaccato diventa la fine e viceversa). L’inversione può essere più o meno lunga e occupare sul cromosoma varie posizioni: siccome un cromosoma è composto da due segmenti, detti “bracci”, uno corto e uno lungo, uniti da un “centromero”, l’inversione si dice pericentrica quando interessa i due bracci del cromosoma e quindi comprende il centromero, paracentrica quando non comprende il centromero ed è localizzata o sul braccio corto o sul braccio lungo del cromosoma. Non sappiamo come sia nel caso della domanda, invece è molto importante saperlo perché la posizione sul cromosoma e la lunghezza dell’inversione sono elementi importanti per sapere eventuali rischi per i figli.

L’inversione è un evento che in genere interessa solo una delle due copie dello stesso cromosoma che tutti noi possediamo (delle due copie una è di origine paterna e una di origine materna). Si dice, infatti, che il soggetto è eterozigote (= portatore) di un’inversione localizzata su di un particolare cromosoma. Le inversioni sono frequentemente “innocue” e il portatore dell’inversione non ha nessuna patologia, perché l’altra copia dello stesso cromosoma è normale e perché è abbastanza raro che l’inversione abbia provocato alterazioni (= rotture) nei geni contenuti nel tratto invertito o abbia danneggiato i meccanismi di funzionamento di qualche gene. Questo è poco probabile perché solo un terzo circa del DNA dei cromosomi è occupato da geni.

L’inversione di un tratto del cromosoma 9 è una delle più comuni inversioni e in genere il portatore di un’inversione del 9 non ha nessun disturbo e la scoperta dell’anomalia genetica avviene casualmente. Per quanto riguarda i rischi per i figli, ci sono tre possibilità, dal momento che un figlio:

– può ereditare la copia normale (=non invertita) del cromosoma 9 del padre e quindi non avere nessun problema

– può ereditare il cromosoma 9 contenente la stessa inversione del padre e come il padre non avere nessun disturbo

-però, se eredita il cromosoma 9 con l’inversione, c’è un certo rischio o (stimabile in base agli studi eseguiti intorno al 5-10% dei casi) che l’inversione si “sbilanci” e determini problemi di salute (1). Lo sbilanciamento significa che, in seguito ad un meccanismo genetico chiamato “crossing over”, durante la meiosi (= la fase di divisione cellulare a cui vanno incontro le cellule destinate alla riproduzione) può avvenire l’incrocio e lo scambio di frammenti di cromosomi. Anche il tratto invertito del cromosoma può essere soggetto a “incrocio e scambio”, per cui quello che ne risulta alla fine è un cromosoma “ricombinato” e bisogna vedere che cosa questa ricombinazione produce sul piano genetico.

Non è possibile dire di più in generale, perché ogni individuo portatore di inversione ha un suo rischio “individuale”, che va studiato e analizzato attraverso la consulenza genetica e l’intervento del genetista. Il rischio individuale si può stimare attraverso lo studio dei familiari del soggetto, attraverso l’analisi della letteratura scientifica e l’inquadramento del grado di “sbilanciamento” e degli effetti che potrebbe produrre nel soggetto che lo ricevesse. Se il rischio di sbilanciamento dell’inversione è consistente, nel colloquio di consulenza genetica si discuteranno le possibilità di diagnosticarlo attraverso un’indagine prenatale (villocentesi o amniocentesi per analisi del cariotipo del feto).

Gardner RJM, Sutherland GR “Chromosomes Abnormalities and Genetic Counseling”, Third Edition, Oxford University Press 2000

G. Borgo


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