Test genetici nel percorso della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA)
16 Febbraio 2017
Autore: G. Borgo
Un Documento di consenso della Società Italiana di Genetica Umana prende posizione sul test genetico per fibrosi cistica.
La Società Italiana di Genetica Umana (SIGU) è un’associazione scientifica che si propone come struttura di riferimento e di consulenza per problemi di interesse scientifico e sanitario concernenti la genetica umana, in tutti i suoi aspetti applicativi all’uomo. Fra le altre attività, la SIGU contribuisce all’elaborazione di linee guida su vari temi di genetica. La SIGU ha di recente elaborato un Documento di consenso (1) che passa in rassegna i test genetici destinati alle coppie che accedono alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Ci sembra interessante riportarne i contenuti più salienti, dato che le indagini riguardanti il gene CFTR assumono un certo rilievo. E la diffusione di queste indagini è un dato di fatto, come si può capire dalle molte domande che arrivano al sito da parte di coppie implicate in un percorso di PMA.
Il documento distingue i test genetici che vengono effettuati nella coppia infertile a scopo diagnostico da quelli a scopo di screening. Quelli a scopo diagnostico sono finalizzati alla identificazione di una possibile causa genetica della condizione e riguardano prevalentemente i casi di infertilità maschile; nei casi di infertilità femminile esistono un minor numero di test specifici disponibili. Poiché la prima indagine che si esegue nel maschio è l’analisi del liquido seminale, i test genetici applicabili sono distinti a seconda del tipo di anomalia che il liquido seminale presenta. Se c’è una condizione di scarsità o assenza di spermatozoi su base non ostruttiva, cioè con normalità dei dotti deferenti, va eseguita un’analisi del cariotipo (il cariotipo è l’insieme dei cromosomi), perché la causa più frequente dell’infertilità maschile è rappresentata da anomalie che riguardano il cromosoma maschile Y. Se invece l’azoospermia è di tipo ostruttivo e l’ostruzione è dovuta ad agenesia bilaterale dei dotti deferenti (CBAVD), va eseguita l’analisi del gene CFTR, poiché questa condizione può rappresentare una forma benigna di fibrosi cistica. Il documento è molto preciso e dettagliato nella descrizione sia dell’indicazione sia dei possibili risultati del test genetico. In particolare, espone la necessità di un approfondimento del risultato del test qualora il soggetto risulti portatore di una mutazione del gene CFTR a un esame di primo livello, dal momento che bisogna attendersi una seconda mutazione più rara o una variante del gene con significato patogeno. Ci sembra opportuno aggiungere che c’è un percorso diagnostico più completo, necessario anche nelle forma benigne di fibrosi cistica, che prevede altre indagini e il contatto con un centro specializzato per FC (non basta il test genetico).
I test genetici a scopo di screening sono quelli che vengono proposti quando la condizione di infertilità è accertata e la coppia sceglie di intraprendere la PMA. Si pone allora la necessità di conoscere il rischio riproduttivo, quindi sono test che hanno per oggetto la salute della prole della coppia. Nell’ambito della consulenza genetica può emergere il rischio nei confronti di una particolare patologia, per la quale va naturalmente proposto il test, se esiste. Se non emerge nessun rischio particolare, il documento raccomanda a scopo di screening due indagini: l’analisi del cariotipo, perché le anomalie cromosomiche sono particolarmente diffuse nei maschi infertili (quindi probabilmente potrebbero già essere state messe in luce nel percorso diagnostico); e l’analisi del gene CFTR, con ricerca delle più frequenti mutazioni, da eseguire in uno dei partner e da estendere all’altro in caso di positività del primo. Il razionale alla base del suggerimento è che la FC è la malattia autosomica recessiva più comune nella popolazione di pelle bianca. Posizione condivisibile, che va accompagnata però dall’impegno alla diffusione del test FC anche nelle coppie della popolazione generale, in modo che vi sia omogeneità di offerta.
1) Test genetici nel percorso della procreazione medicalmente assistita (PMA), 22 novembre 2016, sigu.net/show/documenti/5/1/
Test genetici nel percorso della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA)
Un Documento di consenso della Società Italiana di Genetica Umana prende posizione sul test genetico per fibrosi cistica.
La Società Italiana di Genetica Umana (SIGU) è un’associazione scientifica che si propone come struttura di riferimento e di consulenza per problemi di interesse scientifico e sanitario concernenti la genetica umana, in tutti i suoi aspetti applicativi all’uomo. Fra le altre attività, la SIGU contribuisce all’elaborazione di linee guida su vari temi di genetica. La SIGU ha di recente elaborato un Documento di consenso (1) che passa in rassegna i test genetici destinati alle coppie che accedono alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Ci sembra interessante riportarne i contenuti più salienti, dato che le indagini riguardanti il gene CFTR assumono un certo rilievo. E la diffusione di queste indagini è un dato di fatto, come si può capire dalle molte domande che arrivano al sito da parte di coppie implicate in un percorso di PMA.
Il documento distingue i test genetici che vengono effettuati nella coppia infertile a scopo diagnostico da quelli a scopo di screening. Quelli a scopo diagnostico sono finalizzati alla identificazione di una possibile causa genetica della condizione e riguardano prevalentemente i casi di infertilità maschile; nei casi di infertilità femminile esistono un minor numero di test specifici disponibili. Poiché la prima indagine che si esegue nel maschio è l’analisi del liquido seminale, i test genetici applicabili sono distinti a seconda del tipo di anomalia che il liquido seminale presenta. Se c’è una condizione di scarsità o assenza di spermatozoi su base non ostruttiva, cioè con normalità dei dotti deferenti, va eseguita un’analisi del cariotipo (il cariotipo è l’insieme dei cromosomi), perché la causa più frequente dell’infertilità maschile è rappresentata da anomalie che riguardano il cromosoma maschile Y. Se invece l’azoospermia è di tipo ostruttivo e l’ostruzione è dovuta ad agenesia bilaterale dei dotti deferenti (CBAVD), va eseguita l’analisi del gene CFTR, poiché questa condizione può rappresentare una forma benigna di fibrosi cistica. Il documento è molto preciso e dettagliato nella descrizione sia dell’indicazione sia dei possibili risultati del test genetico. In particolare, espone la necessità di un approfondimento del risultato del test qualora il soggetto risulti portatore di una mutazione del gene CFTR a un esame di primo livello, dal momento che bisogna attendersi una seconda mutazione più rara o una variante del gene con significato patogeno. Ci sembra opportuno aggiungere che c’è un percorso diagnostico più completo, necessario anche nelle forma benigne di fibrosi cistica, che prevede altre indagini e il contatto con un centro specializzato per FC (non basta il test genetico).
I test genetici a scopo di screening sono quelli che vengono proposti quando la condizione di infertilità è accertata e la coppia sceglie di intraprendere la PMA. Si pone allora la necessità di conoscere il rischio riproduttivo, quindi sono test che hanno per oggetto la salute della prole della coppia. Nell’ambito della consulenza genetica può emergere il rischio nei confronti di una particolare patologia, per la quale va naturalmente proposto il test, se esiste. Se non emerge nessun rischio particolare, il documento raccomanda a scopo di screening due indagini: l’analisi del cariotipo, perché le anomalie cromosomiche sono particolarmente diffuse nei maschi infertili (quindi probabilmente potrebbero già essere state messe in luce nel percorso diagnostico); e l’analisi del gene CFTR, con ricerca delle più frequenti mutazioni, da eseguire in uno dei partner e da estendere all’altro in caso di positività del primo. Il razionale alla base del suggerimento è che la FC è la malattia autosomica recessiva più comune nella popolazione di pelle bianca. Posizione condivisibile, che va accompagnata però dall’impegno alla diffusione del test FC anche nelle coppie della popolazione generale, in modo che vi sia omogeneità di offerta.
1) Test genetici nel percorso della procreazione medicalmente assistita (PMA), 22 novembre 2016, sigu.net/show/documenti/5/1/