Echi dal 18° Seminario di Primavera FFC – Domande e Risposte PARTE III
3 Agosto 2020
Autore: R. Buzzetti e G. Magazzù
Pandemia da Covid-19 e fibrosi cistica
– Che dire degli articoli secondo i quali i malati FC sarebbero meno suscettibili alle complicanze del COVID? (Fabio R.)
– Il difetto molecolare alla base della fibrosi cistica e/o i farmaci usati dai malati di fibrosi cistica possono prevenire/ostacolare l’infezione? (Maria Antonia V.)
Va verificato se la frequenza con cui i pazienti FC si ammalano di COVID, e soprattutto di forme gravi, sia simile alla frequenza per il resto della popolazione. I primi dati non sembrerebbero dare ragione alla tesi che la FC possa in qualche modo “proteggere” dall’infezione COVID. Infatti il calcolo teorico di quanti casi ci aspettiamo tra i pazienti FC coincide abbastanza con il numero di casi effettivamente osservato. Questo calcolo tiene conto della differente proporzione di persone di diverse classi di età, infatti la popolazione FC è nettamente più giovane della popolazione generale. Per quanto riguarda gli studi sui vari farmaci (es: antinfiammatori), questi sono ancora in corso, e bisogna attenderne la fine prima di tirare delle conclusioni solide.
– Le ricerche sulla cura della COVID 19 potranno portare benefici anche alla cura dei pazienti affetti da fibrosi cistica? (Francesca P.)
È quello che ci auguriamo! Ogni volta che si acquisiscono nuove conoscenze in un ambito della medicina e della biologia, queste sono potenzialmente applicabili anche ad altri ambiti. In questo caso specifico si stanno approfondendo i meccanismi genetici, molecolari, biochimici delle modalità con cui il virus entra nelle cellule, e di come riesca a scatenare una reazione infiammatoria esagerata in tutto l’organismo.
– Ho riscontrato un miglioramento della salute di mio figlio proprio “grazie” all’uso delle misure di distanziamento e DPI di tutta la popolazione, può essere vero? (Barbara L.)
Per dire che questo sia “vero” servirebbero degli studi appositamente costruiti. Diverso è quanto ci suggerisce il buon senso. Se durante un’epidemia (anche quella influenzale) ci abituassimo tutti a un certo grado di distanziamento, di lavaggio delle mani, mascherina, ecc, probabilmente la circolazione del virus sarebbe minore, con vantaggi per tutti, e soprattutto per le persone più fragili.
– Basandoci sulle “buone regole” imposte dalla COVID, per l’accesso quanto più limitato possibile alle strutture sanitarie, si può pensare di effettuare visite e tamponi a casa o fuori da ambienti potenzialmente a rischio? (Alfredo O.)
L’idea sembra molto buona, ma per poterla tradurre in azioni concrete serve una progetto di tipo organizzativo non banale, da parte delle Istituzioni Sanitarie regionali e locali.
– È vero che nei bambini il virus tende a manifestarsi diversamente? E nei nostri con la FC cosa potrebbe accadere?! Come sono stati trattati i bambini con COVID? In reparto FC o in reparto COVID? (Maria I.)
I dati mostrano che i bambini si ammalano di COVID di meno non tanto come frequenza (bisognerebbe avere più tamponi e test sierologici per saperlo), ma certamente per quanto riguarda la gravità. A parte poche, rarissime eccezioni di bambini con forme gravi, sembra che i bambini si ammalino in forma leggera. Si sta cercando di comprenderne il motivo (meno recettori che permettono l’entrata del virus nelle cellule, a livello del naso e della gola? Diverso assetto del sistema immunitario? Maggiore “allenamento” immunitario a causa delle vaccinazioni?…). In parecchie regioni gli ospedali hanno aperto ampi “spazi COVID”. È ragionevole supporre che un bambino FC sia stato seguito in questi e non in reparti FC, ma la cosa andrebbe approfondita in ogni regione.
– A proposito di trapianto, vorrei sapere perché in questi giorni è passata la notizia di un trapianto bi-polmonare in un giovane paziente COVID come unico nel suo genere, quando fra i pazienti di FC è una pratica usuale. (Annamaria C.)
Come sappiamo, la percezione dei problemi di salute da parte dell’opinione pubblica è molto legata all’emozione del momento: fa più effetto un aereo che cade con un centinaio di vittime che non i 3.000 morti annui per incidenti stradali (solo in Italia). Allo stesso modo tutto ciò che è legato alla pandemia COVID suscita scalpore molto più delle sofferenze quotidiane dei pazienti cronici.
(Risposte a cura del dott. Roberto Buzzetti)
Attualità delle terapie tradizionali per la fibrosi cistica
– Una curiosità: gli integratori alimentari come vitamina C, D, Calcio e Magnesio, Omega 3, possono essere di aiuto al sistema immunitario di un paziente FC? (Ottavia C.)
Non ci sono prove che integratori alimentari, “vitamina C, D, Calcio, Magnesio e Omega 3”, possano essere di aiuto al sistema immunitario di un paziente FC. Tenuto conto che la somministrazione regolare di vitamine “liposolubili” (inclusa la vitamina D), perdute con l’intestino in persone con insufficienza digestiva, fa parte dei normali piani terapeutici, non è opportuno che altri prodotti inutili vengano assunti e si sommino al già grande numero di farmaci quotidianamente assunti da una persona con FC.
– Mia figlia ha 7 anni e abbiamo il problema contrario. Niente Creon e piuttosto adozione di dieta ipolipidica perché il pancreas non regge bene i grassi (Diana S.)
Il timore che alcune persone con FC non “reggano bene i grassi”, nonostante assumano gli enzimi pancreatici, per cui qualcuno ritiene di dover diminuire o abolire gli enzimi dall’abituale piano terapeutico e ridurre i grassi nella dieta, è quello che per molti anni negli USA ha indotto un peggiore stato di nutrizione delle persone con FC rispetto al Canada, dove, al contrario, veniva consigliata una dieta libera e ricca in grassi (per cui anche più gustosa), assumendo una maggiore quantità di enzimi pancreatici. Se una bambina con FC non trae benefici dagli enzimi pancreatici, quindi, non si deve pensare di sospendere gli enzimi e ridurre i grassi, ma bisogna sottoporla ad indagini per escludere altre cause di malassorbimento che possono coesistere, ad esempio la malattia celiaca che si associa con maggiore frequenza alla FC.
– Cosa pensate dell’utilizzo di farmaci anti-infiammatori tipo anti-jak1/2? (Sara G.)
La domanda posta è probabilmente collegata alla conoscenza che l’infiammazione gioca un ruolo importante nella FC, soprattutto nella malattia polmonare, per cui sono stati utilizzati finora farmaci anti-infiammatori a breve termine, quali il cortisone e gli antinfiammatori non steroidei, e, a lungo termine, quale l’azitromicina, per questa azione che tale farmaco possiede oltre quella antibiotica. I farmaci tipo anti-jak 1/2 sono piccole molecole di sintesi che appartengono agli inibitori della Janus kinase, un gruppo di enzimi che si trovano all’interno delle cellule che controllano molte funzioni biologiche, tra le quali l’attivazione della cascata infiammatoria nelle cellule immunitarie. Finora tali molecole sono state autorizzate come farmaci orali in malattie nelle quali l’infiammazione è mediata da un meccanismo autoimmune, cioè una risposta immunitaria rivolta verso parti dello stesso organismo che la produce, con conseguente infiammazione. Esempi di applicazione di questi farmaci orali sono l’artrite reumatoide, altre malattie reumatologiche, dermatologiche e potrebbero rappresentare farmaci preziosi, anche per il loro minore costo nei confronti dei così detti farmaci biologici, in altre malattie infiammatorie croniche. Il presupposto all’uso dei Jak-inibitori in varie malattie indotte da un’alterazione del sistema immunitario può essere approfondito in eccellenti e recenti articoli di revisione di tali farmaci (1,2). È bene ricordare, comunque, che a causa della depressione della risposta immunitaria, tra gli effetti collaterali di questi farmaci ci sono soprattutto le infezioni dell’albero respiratorio, caratteristica clinica predominante nella FC.
Non risulta esserci alcuno studio in letteratura che suggerisca finora l’uso di Jak 1/2 in FC. In generale penso sia utile, per chi conosca un po’ l’inglese e desideri soddisfare qualche curiosità, consultare alcuni siti nei quali si possono cercare gli articoli con parole chiave. Anche con questo intento la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica – Onlus offre il CFDB – Cystic Fibrosis Database (www.cfdb.eu) e più in generale dal 1994 il National Institute of Health degli USA offre accesso al pubblico alla National Library of Medicine (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/), al fine di evitare che le persone abbiano delle informazioni non corrette da fonti non scientifiche. Riguardo al CFDB, è un database che ha l’obiettivo di consentire ai professionisti che si occupano dei problemi clinici e assistenziali delle persone con FC, di valutare rapidamente e correttamente le informazioni scientifiche (costantemente aggiornate) sull’efficacia clinica in fibrosi cistica di farmaci, procedure, protocolli terapeutici e molto altro. In pratica, porta le prove di quale risultato sia stato ottenuto applicando un certo intervento nei malati, aiuta ad essere informati e a decidere le terapie in base alle evidenze scientifiche, piuttosto che sulla scorta di ipotesi o consuetudini non fondate. È in lingua inglese, ma è scritto in maniera molto semplice, e una volta identificato l’argomento e le informazioni utili da parte dell’interessato (genitore o persona con FC), può servire come strumento di discussione/colloquio con il proprio medico, colloquio che rimane sempre di fondamentale importanza.
Angelini J, Talotta R, Rocato R, et al. JAK-Inhibitors for the Treatment of RheumatoidArthritis: A Focus on the Present and an Outlook onthe Future
– Sono stati implementati studi che dimostrino l’efficacia della ventilazione non invasiva (NIV) nel lungo periodo, in particolare nei bambini…? (Alessio B.)
La Cochrane Library (1), che è la più accreditata organizzazione scientifica che valuta l’insieme degli studi pubblicati su vari argomenti, conclude che la NIV può essere una utile aggiunta alla fisioterapia respiratoria, particolarmente in persone che abbiano difficoltà a espettorare il muco. Inoltre, in aggiunta all’ossigeno-terapia, può migliorare gli scambi gassosi durante il sonno più della sola ossigeno-terapia, in persone con malattia moderata-severa. Non è chiaro il beneficio sull’esercizio fisico, così come sul decorso delle riaccensioni polmonari e della malattia. I revisori mettono in evidenza che gli studi finora effettuati hanno incluso un piccolo numero di persone con FC. L’utilizzo della NIV in bambini è stato considerato prevalentemente dal punto di vista teorico (2) e valutato solo in qualche caso, soprattutto molti anni fa in bambini con FC candidati al trapianto polmonare, in un centro francese con molta esperienza con tale tecnica (3). Un’indagine svolta in Gran Bretagna e Australia 9 anni fa (4) mostrava che la NIV viene utilizzata raramente in bambini, probabilmente per il migliorato decorso della malattia e conseguente bassa frequenza dell’insufficienza respiratoria in età pediatrica. L’auspicio che venissero programmati degli studi concernenti la NIV in bambini, con il quale si concludeva tale indagine, può essere sostituito da quello attuale che con le nuove terapie ci sia sempre minore bisogno di NIV per insufficienza respiratoria in bambini con fibrosi cistica.
Moran F, Bradley JM, Piper AJ. Non-invasive ventilation for cystic fibrosis. Cochrane Database of Systematic Reviews 2017, Issue 2. No.: CD002769.
DOI: 10.1002/14651858.CD002769.pub5
Armstrong D. The use of continuous positive airway pressure or non-invasive ventilation as forms of respiratory support in children with cystic fibrosis. Paediatric Respiratory Reviews 2013;14S:19-21
Baculard A, Bedicam JM, Sardet A, et al. Mechanical ventilation by nasal mask in children with cystic fibrosis. Initial results of a non-invasive method. Arch Fr Pediatr 1993;50:469-74
Collins N, Gupta A, Wright S, et al. Survey of the use of non-invasive positive pressure ventilation in UK and Australasian children with cystic fibrosis. Thorax 2011;66:538e539
– Perché alcuni bambini con fibrosi cistica si bloccano con il cibo? Mia figlia non mangiava nulla e all’età di un anno e mezzo ha dovuto mettere la PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea), nessuno è mai riuscito a spiegarmi il perché di questo rifiuto. Le sue mutazioni sono N1303K e F508del. (Daniela S.)
Ferma restando l’osservazione che disturbi del comportamento alimentare sono sempre più frequenti nella popolazione generale pediatrica e necessitano di diagnosi e interventi precoci in Centri specialistici (1), nei bambini FC tali disturbi possono essere amplificati dalla pressione esercitata da parte dei familiari e dallo stesso personale che si prende cura per far assumere un’alimentazione che consenta uno stato di nutrizione ottimale, a sua volta correlato con il decorso della malattia. Sono stati proposti dei questionari (2) per cogliere precocemente dei disturbi del comportamento alimentare per poter intervenire con successo, con l’aiuto di specialisti in questo campo, che possono essere determinanti.
– Nel monitoraggio dei pazienti che usano questi farmaci (modulatori CFTR, n.d.r.), si pone attenzione anche al livello di fluoro presente in queste molecole e il relativo assorbimento nel corpo? (Teresa P.)
Non ci sono articoli in letteratura scientifica che inducano a prestare attenzione al dubbio sollevato in questa domanda. Vale anche per questa domanda quanto indicato in precedenza, cioè che in generale pensiamo sia utile, per chi conosca un po’ l’inglese e desideri soddisfare qualche curiosità, consultare dei siti nei quali si possono cercare gli articoli con parole chiave. Anche con questo intento la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica- Onlus offre il CFDB – Cystic Fibrosis Database (www.cfdb.eu) e più in generale dal 1994 il National Institute of Health degli USA offre accesso al pubblico alla National Library of Medicine (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/), al fine di evitare che le persone abbiano delle informazioni non corrette da fonti non scientifiche. Per esemplificare la ricerca che può essere fatta per parole chiave, si possono combinare, nel caso della domanda posta, i termini “CFTR”, “fluoride” e “absorption” e si vedrà che non compare alcun articolo, il che suggerisce che l’argomento non sia stato oggetto di segnalazioni scientifiche.
– Continuare a trattare un trapiantato come un paziente FC rappresenta un limite clinico e statistico? (Celestino R.)
– I trapiantati per ora non possono usare i nuovi farmaci modulatori di CFTR, approvati o in sperimentazione? (Celestino R., Alida P.)
I trapiantati di polmone dovranno continuare a praticare le terapie rivolte agli effetti delle alterazioni del canale del cloro negli altri organi, che non sono corrette, ovviamente, dal trapianto polmonare. Negli studi che verificano l’efficacia di nuovi farmaci, come i modulatori, per l’approvazione, non vengono inclusi pazienti con forme severe, come i soggetti candidati o sottoposti a trapianto polmonare. Verificata l’efficacia di un farmaco in una popolazione selezionata, poi si passa a verificare l’efficacia e la sicurezza, con attenta osservazione degli effetti, in studi così detti di fase IV, cioè dopo la messa in commercio del farmaco, estendendo il loro utilizzo a soggetti non inclusi nei primi studi necessari per l’approvazione. Un soggetto trapiantato di polmoni non avrà le alterazioni del canale del cloro nei polmoni ricevuti, ma si potrebbe teorizzare il loro uso anche nei trapiantati per correggere le alterazioni del canale del cloro in altri organi, quale l’intestino, i canali biliari, ma questo dovrebbe essere prima sperimentato in studi disegnati a questo scopo.
Echi dal 18° Seminario di Primavera FFC – Domande e Risposte PARTE III
– Che dire degli articoli secondo i quali i malati FC sarebbero meno suscettibili alle complicanze del COVID? (Fabio R.)
– Il difetto molecolare alla base della fibrosi cistica e/o i farmaci usati dai malati di fibrosi cistica possono prevenire/ostacolare l’infezione? (Maria Antonia V.)
Va verificato se la frequenza con cui i pazienti FC si ammalano di COVID, e soprattutto di forme gravi, sia simile alla frequenza per il resto della popolazione. I primi dati non sembrerebbero dare ragione alla tesi che la FC possa in qualche modo “proteggere” dall’infezione COVID. Infatti il calcolo teorico di quanti casi ci aspettiamo tra i pazienti FC coincide abbastanza con il numero di casi effettivamente osservato. Questo calcolo tiene conto della differente proporzione di persone di diverse classi di età, infatti la popolazione FC è nettamente più giovane della popolazione generale. Per quanto riguarda gli studi sui vari farmaci (es: antinfiammatori), questi sono ancora in corso, e bisogna attenderne la fine prima di tirare delle conclusioni solide.
– Le ricerche sulla cura della COVID 19 potranno portare benefici anche alla cura dei pazienti affetti da fibrosi cistica? (Francesca P.)
È quello che ci auguriamo! Ogni volta che si acquisiscono nuove conoscenze in un ambito della medicina e della biologia, queste sono potenzialmente applicabili anche ad altri ambiti. In questo caso specifico si stanno approfondendo i meccanismi genetici, molecolari, biochimici delle modalità con cui il virus entra nelle cellule, e di come riesca a scatenare una reazione infiammatoria esagerata in tutto l’organismo.
– Ho riscontrato un miglioramento della salute di mio figlio proprio “grazie” all’uso delle misure di distanziamento e DPI di tutta la popolazione, può essere vero? (Barbara L.)
Per dire che questo sia “vero” servirebbero degli studi appositamente costruiti. Diverso è quanto ci suggerisce il buon senso. Se durante un’epidemia (anche quella influenzale) ci abituassimo tutti a un certo grado di distanziamento, di lavaggio delle mani, mascherina, ecc, probabilmente la circolazione del virus sarebbe minore, con vantaggi per tutti, e soprattutto per le persone più fragili.
– Basandoci sulle “buone regole” imposte dalla COVID, per l’accesso quanto più limitato possibile alle strutture sanitarie, si può pensare di effettuare visite e tamponi a casa o fuori da ambienti potenzialmente a rischio? (Alfredo O.)
L’idea sembra molto buona, ma per poterla tradurre in azioni concrete serve una progetto di tipo organizzativo non banale, da parte delle Istituzioni Sanitarie regionali e locali.
– È vero che nei bambini il virus tende a manifestarsi diversamente? E nei nostri con la FC cosa potrebbe accadere?! Come sono stati trattati i bambini con COVID? In reparto FC o in reparto COVID? (Maria I.)
I dati mostrano che i bambini si ammalano di COVID di meno non tanto come frequenza (bisognerebbe avere più tamponi e test sierologici per saperlo), ma certamente per quanto riguarda la gravità. A parte poche, rarissime eccezioni di bambini con forme gravi, sembra che i bambini si ammalino in forma leggera. Si sta cercando di comprenderne il motivo (meno recettori che permettono l’entrata del virus nelle cellule, a livello del naso e della gola? Diverso assetto del sistema immunitario? Maggiore “allenamento” immunitario a causa delle vaccinazioni?…). In parecchie regioni gli ospedali hanno aperto ampi “spazi COVID”. È ragionevole supporre che un bambino FC sia stato seguito in questi e non in reparti FC, ma la cosa andrebbe approfondita in ogni regione.
– A proposito di trapianto, vorrei sapere perché in questi giorni è passata la notizia di un trapianto bi-polmonare in un giovane paziente COVID come unico nel suo genere, quando fra i pazienti di FC è una pratica usuale. (Annamaria C.)
Come sappiamo, la percezione dei problemi di salute da parte dell’opinione pubblica è molto legata all’emozione del momento: fa più effetto un aereo che cade con un centinaio di vittime che non i 3.000 morti annui per incidenti stradali (solo in Italia). Allo stesso modo tutto ciò che è legato alla pandemia COVID suscita scalpore molto più delle sofferenze quotidiane dei pazienti cronici.
(Risposte a cura del dott. Roberto Buzzetti)
– Una curiosità: gli integratori alimentari come vitamina C, D, Calcio e Magnesio, Omega 3, possono essere di aiuto al sistema immunitario di un paziente FC? (Ottavia C.)
Non ci sono prove che integratori alimentari, “vitamina C, D, Calcio, Magnesio e Omega 3”, possano essere di aiuto al sistema immunitario di un paziente FC. Tenuto conto che la somministrazione regolare di vitamine “liposolubili” (inclusa la vitamina D), perdute con l’intestino in persone con insufficienza digestiva, fa parte dei normali piani terapeutici, non è opportuno che altri prodotti inutili vengano assunti e si sommino al già grande numero di farmaci quotidianamente assunti da una persona con FC.
– Mia figlia ha 7 anni e abbiamo il problema contrario. Niente Creon e piuttosto adozione di dieta ipolipidica perché il pancreas non regge bene i grassi (Diana S.)
Il timore che alcune persone con FC non “reggano bene i grassi”, nonostante assumano gli enzimi pancreatici, per cui qualcuno ritiene di dover diminuire o abolire gli enzimi dall’abituale piano terapeutico e ridurre i grassi nella dieta, è quello che per molti anni negli USA ha indotto un peggiore stato di nutrizione delle persone con FC rispetto al Canada, dove, al contrario, veniva consigliata una dieta libera e ricca in grassi (per cui anche più gustosa), assumendo una maggiore quantità di enzimi pancreatici. Se una bambina con FC non trae benefici dagli enzimi pancreatici, quindi, non si deve pensare di sospendere gli enzimi e ridurre i grassi, ma bisogna sottoporla ad indagini per escludere altre cause di malassorbimento che possono coesistere, ad esempio la malattia celiaca che si associa con maggiore frequenza alla FC.
– Cosa pensate dell’utilizzo di farmaci anti-infiammatori tipo anti-jak1/2? (Sara G.)
La domanda posta è probabilmente collegata alla conoscenza che l’infiammazione gioca un ruolo importante nella FC, soprattutto nella malattia polmonare, per cui sono stati utilizzati finora farmaci anti-infiammatori a breve termine, quali il cortisone e gli antinfiammatori non steroidei, e, a lungo termine, quale l’azitromicina, per questa azione che tale farmaco possiede oltre quella antibiotica. I farmaci tipo anti-jak 1/2 sono piccole molecole di sintesi che appartengono agli inibitori della Janus kinase, un gruppo di enzimi che si trovano all’interno delle cellule che controllano molte funzioni biologiche, tra le quali l’attivazione della cascata infiammatoria nelle cellule immunitarie. Finora tali molecole sono state autorizzate come farmaci orali in malattie nelle quali l’infiammazione è mediata da un meccanismo autoimmune, cioè una risposta immunitaria rivolta verso parti dello stesso organismo che la produce, con conseguente infiammazione. Esempi di applicazione di questi farmaci orali sono l’artrite reumatoide, altre malattie reumatologiche, dermatologiche e potrebbero rappresentare farmaci preziosi, anche per il loro minore costo nei confronti dei così detti farmaci biologici, in altre malattie infiammatorie croniche. Il presupposto all’uso dei Jak-inibitori in varie malattie indotte da un’alterazione del sistema immunitario può essere approfondito in eccellenti e recenti articoli di revisione di tali farmaci (1,2). È bene ricordare, comunque, che a causa della depressione della risposta immunitaria, tra gli effetti collaterali di questi farmaci ci sono soprattutto le infezioni dell’albero respiratorio, caratteristica clinica predominante nella FC.
Non risulta esserci alcuno studio in letteratura che suggerisca finora l’uso di Jak 1/2 in FC. In generale penso sia utile, per chi conosca un po’ l’inglese e desideri soddisfare qualche curiosità, consultare alcuni siti nei quali si possono cercare gli articoli con parole chiave. Anche con questo intento la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica – Onlus offre il CFDB – Cystic Fibrosis Database (www.cfdb.eu) e più in generale dal 1994 il National Institute of Health degli USA offre accesso al pubblico alla National Library of Medicine (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/), al fine di evitare che le persone abbiano delle informazioni non corrette da fonti non scientifiche. Riguardo al CFDB, è un database che ha l’obiettivo di consentire ai professionisti che si occupano dei problemi clinici e assistenziali delle persone con FC, di valutare rapidamente e correttamente le informazioni scientifiche (costantemente aggiornate) sull’efficacia clinica in fibrosi cistica di farmaci, procedure, protocolli terapeutici e molto altro. In pratica, porta le prove di quale risultato sia stato ottenuto applicando un certo intervento nei malati, aiuta ad essere informati e a decidere le terapie in base alle evidenze scientifiche, piuttosto che sulla scorta di ipotesi o consuetudini non fondate. È in lingua inglese, ma è scritto in maniera molto semplice, e una volta identificato l’argomento e le informazioni utili da parte dell’interessato (genitore o persona con FC), può servire come strumento di discussione/colloquio con il proprio medico, colloquio che rimane sempre di fondamentale importanza.
– Sono stati implementati studi che dimostrino l’efficacia della ventilazione non invasiva (NIV) nel lungo periodo, in particolare nei bambini…? (Alessio B.)
La Cochrane Library (1), che è la più accreditata organizzazione scientifica che valuta l’insieme degli studi pubblicati su vari argomenti, conclude che la NIV può essere una utile aggiunta alla fisioterapia respiratoria, particolarmente in persone che abbiano difficoltà a espettorare il muco. Inoltre, in aggiunta all’ossigeno-terapia, può migliorare gli scambi gassosi durante il sonno più della sola ossigeno-terapia, in persone con malattia moderata-severa. Non è chiaro il beneficio sull’esercizio fisico, così come sul decorso delle riaccensioni polmonari e della malattia. I revisori mettono in evidenza che gli studi finora effettuati hanno incluso un piccolo numero di persone con FC. L’utilizzo della NIV in bambini è stato considerato prevalentemente dal punto di vista teorico (2) e valutato solo in qualche caso, soprattutto molti anni fa in bambini con FC candidati al trapianto polmonare, in un centro francese con molta esperienza con tale tecnica (3). Un’indagine svolta in Gran Bretagna e Australia 9 anni fa (4) mostrava che la NIV viene utilizzata raramente in bambini, probabilmente per il migliorato decorso della malattia e conseguente bassa frequenza dell’insufficienza respiratoria in età pediatrica. L’auspicio che venissero programmati degli studi concernenti la NIV in bambini, con il quale si concludeva tale indagine, può essere sostituito da quello attuale che con le nuove terapie ci sia sempre minore bisogno di NIV per insufficienza respiratoria in bambini con fibrosi cistica.
DOI: 10.1002/14651858.CD002769.pub5
– Perché alcuni bambini con fibrosi cistica si bloccano con il cibo? Mia figlia non mangiava nulla e all’età di un anno e mezzo ha dovuto mettere la PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea), nessuno è mai riuscito a spiegarmi il perché di questo rifiuto. Le sue mutazioni sono N1303K e F508del. (Daniela S.)
Ferma restando l’osservazione che disturbi del comportamento alimentare sono sempre più frequenti nella popolazione generale pediatrica e necessitano di diagnosi e interventi precoci in Centri specialistici (1), nei bambini FC tali disturbi possono essere amplificati dalla pressione esercitata da parte dei familiari e dallo stesso personale che si prende cura per far assumere un’alimentazione che consenta uno stato di nutrizione ottimale, a sua volta correlato con il decorso della malattia. Sono stati proposti dei questionari (2) per cogliere precocemente dei disturbi del comportamento alimentare per poter intervenire con successo, con l’aiuto di specialisti in questo campo, che possono essere determinanti.
– Nel monitoraggio dei pazienti che usano questi farmaci (modulatori CFTR, n.d.r.), si pone attenzione anche al livello di fluoro presente in queste molecole e il relativo assorbimento nel corpo? (Teresa P.)
Non ci sono articoli in letteratura scientifica che inducano a prestare attenzione al dubbio sollevato in questa domanda. Vale anche per questa domanda quanto indicato in precedenza, cioè che in generale pensiamo sia utile, per chi conosca un po’ l’inglese e desideri soddisfare qualche curiosità, consultare dei siti nei quali si possono cercare gli articoli con parole chiave. Anche con questo intento la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica- Onlus offre il CFDB – Cystic Fibrosis Database (www.cfdb.eu) e più in generale dal 1994 il National Institute of Health degli USA offre accesso al pubblico alla National Library of Medicine (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/), al fine di evitare che le persone abbiano delle informazioni non corrette da fonti non scientifiche. Per esemplificare la ricerca che può essere fatta per parole chiave, si possono combinare, nel caso della domanda posta, i termini “CFTR”, “fluoride” e “absorption” e si vedrà che non compare alcun articolo, il che suggerisce che l’argomento non sia stato oggetto di segnalazioni scientifiche.
– Continuare a trattare un trapiantato come un paziente FC rappresenta un limite clinico e statistico? (Celestino R.)
– I trapiantati per ora non possono usare i nuovi farmaci modulatori di CFTR, approvati o in sperimentazione? (Celestino R., Alida P.)
I trapiantati di polmone dovranno continuare a praticare le terapie rivolte agli effetti delle alterazioni del canale del cloro negli altri organi, che non sono corrette, ovviamente, dal trapianto polmonare. Negli studi che verificano l’efficacia di nuovi farmaci, come i modulatori, per l’approvazione, non vengono inclusi pazienti con forme severe, come i soggetti candidati o sottoposti a trapianto polmonare. Verificata l’efficacia di un farmaco in una popolazione selezionata, poi si passa a verificare l’efficacia e la sicurezza, con attenta osservazione degli effetti, in studi così detti di fase IV, cioè dopo la messa in commercio del farmaco, estendendo il loro utilizzo a soggetti non inclusi nei primi studi necessari per l’approvazione. Un soggetto trapiantato di polmoni non avrà le alterazioni del canale del cloro nei polmoni ricevuti, ma si potrebbe teorizzare il loro uso anche nei trapiantati per correggere le alterazioni del canale del cloro in altri organi, quale l’intestino, i canali biliari, ma questo dovrebbe essere prima sperimentato in studi disegnati a questo scopo.
(Risposte a cura del prof. Giuseppe Magazzù)