Dal 30 marzo al 2 aprile 2022 si è tenuto, ad Albuferia in Algarve (Portogallo), il 17esimo Congresso di Scienza di Base della Società Europea di Fibrosi Cistica (ECFS Basic). Le ultime due edizioni erano purtroppo state cancellate a causa della pandemia causata dal virus SARS-CoV-2 e la ripresa dei lavori in Portogallo segna un po’ un punto di svolta, un ritorno alla normalità per il mondo scientifico. Il Congresso, infatti, era stato il primo a essere cancellato nel 2020 ed è il primo a essersi tenuto in presenza, quest’anno.
Il Congresso di Scienze di Base è un appuntamento “storico” per tutti i ricercatori in ambito fibrosi cistica a livello internazionale. È un congresso quasi unico nel suo genere, che accoglie un numero chiuso di ricercatori (massimo 200 persone) che per circa 5 giorni vivono in stretto contatto allo scopo di favorire l’interazione e la condivisione scientifica.
Come in ogni edizione, anche questo Congresso ha avuto un organizzatore principale, il prof. Carlos M. Farinha, dell’Università di Lisbona (Portogallo), coadiuvato da due co-organizzatori: il prof. Jeffrey Brodsky dell’Università di Pittsburgh (Pennsylvania, USA) e la sottoscritta, Nicoletta Pedemonte. Il ruolo degli organizzatori è quello di definire il programma scientifico, che viene quindi “plasmato” in base alle loro competenze e a quello che viene considerato da loro di maggior interesse o innovativo nel panorama scientifico. Diversi i filoni di ricerca trattati in maniera molto approfondita durante il Congresso, tutti accomunati da uno stesso filo conduttore: definire nuove strategie per arrivare a sviluppare una cura per tutte le persone con FC.
Il programma
Struttura e composizione del muco FC
La lettura magistrale che ha aperto il Congresso, tenuta dalla dott.ssa Camille Ehre, dell’Università della Carolina del Nord, a Chapel Hill (USA), ha riguardato le connessioni fra la proteina CFTR e le mucine, cioè le proteine che compongono il muco. Durante il congresso c’è stato anche un intero simposio dedicato alle mucine e al muco, in cui la prof. Lynda Ostedgaard (Università dell’Iowa, USA), il prof. Gunnar Hansson (Università di Göteborg, Svezia) e il prof. David Thornton (Università di Manchester, Regno Unito) hanno spiegato le differenze che si riscontrano fra il muco presente nelle vie aeree di individui sani rispetto a quello delle persone con FC. Queste differenze riguardano sia la composizione sia la struttura del muco: infatti, mentre nelle vie aeree sane i “filamenti” di muco sono più organizzati, in quelle FC si osservano dei grossi fasci che sembrano “aggrovigliati”, quasi a formare delle matasse. Questi fasci intralciano la secrezione stessa del muco e quella di altre molecole, per esempio le molecole con attività antimicrobica prodotte dalle ghiandole presenti nell’epitelio. Inoltre, le matasse disorganizzate condizionano il ruolo del muco come meccanismo di difesa innata: rispetto ai fasci “normali”, le matasse sono meno efficienti nell’attività di “pulizia meccanica” della superficie dell’epitelio delle vie aeree che promuove la rimozione dei patogeni presenti. In ultimo, all’interno del simposio sono stati discussi i modelli “semplici ma più adatti” per studiare la complessa interazione fra la produzione e il rilascio di muco e la modulazione del trasporto ionico epiteliale.
La proteina CFTR e le mutazioni orfane di cura
La proteina CFTR, la sua struttura, il suo processo di “ripiegamento” (in condizioni normali o in presenza di mutazioni nella sua sequenza) e la sua regolazione, cioè i meccanismi con cui avvengono l’apertura e la chiusura del canale, sono stati invece al centro delle relazioni della prof.ssa Ineke Braakman (Università di Utrecht, Paesi Bassi), del prof. T.C. Hwang (Università del Missouri (USA) e della prof. Isabelle Callebaut (Università Pierre & Marie Curie, Parigi, Francia).
La prof.ssa Martina Gentzsch, dell’Università della Carolina del Nord, a Chapel Hill (USA) e il Prof. Eric Sorscher (Università Emory ad Atlanta, Georgia, USA) hanno tenuto due interessanti interventi sulle modalità di sviluppo di nuovi approcci terapeutici per le mutazioni ancora orfane di cura e su quali siano i migliori modelli per studiare le diverse classi di mutazioni. Attualmente i modelli più usati sono le cellule bronchiali, gli organoidi intestinali e le cellule nasali. Questi modelli hanno caratteristiche diverse che li rendono più o meno adatti allo studio di specifiche classi di mutazioni.
Alle mutazioni ancora orfane di cura sono stati interamente dedicati due simposi: nel primo, da segnalare la relazione della prof.ssa Batsheva Kerem (Università Ebraica di Gerusalemme, Israele) che ha parlato di possibili approcci (basati su piccole molecole di acidi nucleici) per le mutazioni di splicing, e il prof. Patrick Harrison (Università di Cork, Irlanda) che ha fatto il punto della situazione sulle strategie da adottare per correggere, attraverso metodiche di gene editing (correzione genica) vari tipi di mutazioni, quali quelle che introducono uno stop prematuro nella sequenza di CFTR.
A che punto siamo e quali sono le prossime sfide
La lettura magistrale che ha chiuso il Congresso, tenuta dalla prof.ssa Margarida Amaral, dell’Università di Lisbona (Portogallo), ha illustrato le sfide che devono essere fronteggiate dai ricercatori al fine di identificare nuove terapie per i pazienti ancora orfani di cura. Amaral si è soffermata in particolare sull’identificazione di nuovi farmaci per le mutazioni stop, attraverso nuove strategie di screening di composti chimici. A conclusione della sua presentazione, Amaral ha mostrato una figura, preparata per un congresso di 15 anni fa, in cui erano riportate le sfide che all’epoca dovevano essere risolte dai ricercatori: generare modelli cellulari ottimizzati da usare per identificare molecole attive su CFTR, sviluppare farmaci in grado di correggere il difetto di maturazione e di attività di F508del, capire come funzionano i meccanismi cellulari che regolano e decidono il destino di CFTR all’interno della cellula, sviluppare modelli per testare farmaci su mutazioni rare, sviluppare modelli predittivi basati su cellule dei pazienti, arrivare ad avere terapie adatte a tutte le mutazioni. Quasi sorprendentemente, abbiamo tutti realizzato in quel momento che le cose che quindici anni fa sembravano quasi impossibili, erano in realtà quasi tutte compiute e le varie voci della lista smarcate… tranne l’ultima, quella su cui adesso si stanno concentrando gli sforzi di tutti i ricercatori FC del mondo: trovare finalmente una cura per tutte le persone con FC, in modo che nessuno venga lasciato indietro.
Dott.ssa Nicoletta Pedemonte, Direzione scientifica FFC Ricerca