La vitamina D è un fattore essenziale nell’assorbimento del calcio a livello intestinale e quindi nella mineralizzazione e preservazione della massa ossea a tutte le età. Negli ultimi anni è stato ipotizzato che, oltre all’azione nell’ambito del metabolismo dell’osso, la vitamina D possa avere un ruolo importante nella regolazione dell’immunità e nei processi infiammatori, con effetti protettivi contro le infezioni, e possa avere un impatto positivo sulla forza muscolare e sulla funzionalità respiratoria. Una sintesi della letteratura su questo tema si trova in (1). La maggiore fonte della vitamina D è l’esposizione della pelle alla luce solare, ma alcuni alimenti vegetali e animali ne sono ricchi e permettono all’organismo di avere la materia prima per sintetizzare la vitamina attiva circolante, dosabile nel sangue come 25-idrossi-vitamina D (sigla: 25-OH-D). Alcuni supplementi (soprattutto il colecalciferolo o vitamina D3), inoltre, sono correntemente prescritti per adeguare il fabbisogno vitaminico a seconda delle varie età. I pazienti affetti da FC, soprattutto quelli con insufficienza pancreatica, a causa dell’inadeguato assorbimento intestinale (che entro certi limiti permane nonostante l’assunzione di enzimi pancreatici), hanno un rischio molto aumentato, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare un deficit importante di questa vitamina, con impatto negativo sul metabolismo osseo. Alcuni autori hanno osservato anche una correlazione fra deficit di vitamina D e una sfavorevole evoluzione della broncopneumopatia di base, portando in primo piano la necessità di un corretto apporto di vitamina D fra le strategie terapeutiche FC.
Nel 2016 sono state pubblicate linee guida europee (2) sulle modalità di integrazione farmacologica della vitamina in FC, con indicazioni specifiche distinte sulla base dell’età del paziente: fino a un anno di età 400 IU (Unità Internazionali) al giorno (fino a un massimo di 1000 U. I.); oltre l’anno 800 U.I. al giorno (fino a 2000 U.I. tra 1–10 anni, e fino a 4000 U.I. oltre i 10 anni). È consigliato almeno un prelievo annuale per la sorveglianza dei livelli di vitamina D nel sangue.
Come si può vedere, la supplementazione non ha un dosaggio preciso che tenga conto del peso del paziente, piuttosto segue il criterio delle fasce d’età (molto ampie e favorenti una certa imprecisione della prescrizione). Questo spinge gli autori di una recente pubblicazione, ricercatori e clinici dell’Università di Utrecht in Olanda (3), a indagare se questa modalità prescrittiva serva a raggiungere concentrazioni ematiche sufficienti e se effettivamente possa esserci una correlazione fra il valore ematico di vitamina D e la funzionalità respiratoria. Riferiscono quindi i risultati ottenuti in uno studio retrospettivo di bambini e adolescenti FC con insufficienza pancreatica, seguiti nel periodo 2012-2016. Tutti i pazienti arruolati avevano assunto integrazione vitaminica: era disponibile di questi almeno un dosaggio ematico all’anno di Vitamina D. Per tutti i pazienti, sono stati considerati la dose di vitamina assunta come supplementazione e come apporto alimentare, i risultati della concentrazione ematica vitaminica, la funzionalità respiratoria (FEV1% e FVC%). Inoltre, al fine di considerare altri fattori potenzialmente confondenti sui risultati finali, sono stati raccolti dati riferiti a età, sesso, peso e altezza, presenza di diabete, presenza di epatopatia, stato infiammatorio (IgG sieriche) e uso di cortisonici per via sistemica.
Sono entrati nello studio 190 pazienti (48% maschi), di età media 11 anni (range 6-14), tutti con insufficienza pancreatica. All’inizio del periodo di osservazione, le concentrazioni ematiche di vitamina sono risultate deficitarie in 76/190 pazienti (gruppo 1), sufficienti in 73/190 (gruppo 2) e più che sufficienti in 41/190 pazienti (gruppo 3). I tre gruppi non differivano per apporto alimentare di vitamina e all’ingresso nello studio avevano valori simili di funzionalità respiratoria. Nel corso del periodo di osservazione, ripulendo i risultati dei dati riferiti a tutti gli altri fattori confondenti indagati, è emersa una correlazione significativa tra la supplementazione e la concentrazione sierica della vitamina, che risultava tanto più bassa quanto più alto il peso del paziente. Una modesta correlazione positiva si poteva notare poi tra i più alti livelli ematici di vitamina D e la funzionalità respiratoria. L’elaborazione statistica dei dati indicava che a ogni aumento di 20 nmol/l di vitamina nel sangue corrispondeva un guadagno di FEV1 (per la verità assai contenuto: 1.12%).
Nonostante alcuni limiti del disegno dello studio, che in particolare non ha permesso di valutare il peso del fattore esposizione alla luce solare, importante ai fini della produzione endogena di vitamina D, i dati ottenuti contribuiscono a portare informazioni di un certo rilievo per la formulazione dei protocolli assistenziali del paziente FC. Innanzitutto, anche nell’ambito di una patologia complessa come la FC, si può dire che la supplementazione di vitamina D è in grado di determinare una corretta concentrazione ematica della vitamina anche in soggetti con insufficienza pancreatica. Per ottenere questo risultato, però, è necessario prescrivere una dose di vitamina proporzionale al peso del paziente e non semplicemente in base all’età; valutare la concentrazione ematica di vitamina ogni 6-12 mesi e, se si mostra insufficiente, aggiustarne il dosaggio (2). Se si ottiene una corretta concentrazione ematica, la vitamina D, probabilmente soprattutto per l’effetto immunomodulatore riconosciuto anche nella popolazione generale e in altre patologie, potrebbe avere anche un certo effetto nel mantenimento della funzionalità polmonare FC.