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2 Maggio 2017

La collaborazione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti per la somministrazione di farmaci ai bambini che frequentano la scuola

Autore: Rosaria
Domanda

Salve, avrei bisogno di sapere come risolvere un problema burocratico. Mia figlia Elisa, di quasi 3 anni, a settembre ha incominciato a frequentare il primo anno di asilo. Da settembre prossimo avrò necessità di farle effettuare orario pieno e dovrà dunque mangiare a mensa. A questo punto le insegnanti e la direttrice dell’asilo mi hanno detto che loro, per legge, non possono dare alla bambina il Creon dopo pranzo. Nonostante abbia loro spiegato che è un enzima e non un farmaco che può creare problemi, mi è stato risposto sempre in maniera negativa in quanto sostengono appunto che la legge non prevede questo tipo di interazione con i bambini. Posto che la bambina è piccola e non ha ancora la facoltà di ricordarsi da sola di prendere il farmaco, ma è assolutamente autonoma nell’assumerlo, chiedo se potete indicarmi una strada da seguire in modo che non debba cambiare asilo, cercandone uno che sia più “clemente” ed essere già da ora sradicata dal “normale”.

Risposta

La somministrazione dei farmaci in orario scolastico viene garantita per gli alunni affetti da patologie per le quali è necessaria una terapia farmacologica. A livello giuridico il MIUR – Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, in collaborazione con il Ministero della Salute, ha redatto nel 2005 le Linee Guida utili a definire l’assistenza di alunni che necessitano di somministrazione dei farmaci in orario scolastico, al fine di tutelarne il diritto allo studio, alla salute e al benessere all’interno della struttura scolastica. L’iter previsto dalle raccomandazioni ministeriali prevede:

    • l’avvio dalla richiesta formale (scritta) avanzata dai genitori dell’alunno e corredata da apposita certificazione medica con la prescrizione specifica dei farmaci da assumere (conservazione, modalità e tempi di somministrazione, posologia).
      Il dirigente scolastico, ricevuta la richiesta da parte dei genitori, si attiva affinché la stessa venga soddisfatta per cui:
    • individua il luogo idoneo per la conservazione e somministrazione dei farmaci;
    • autorizza, qualora richiesto, i genitori dell’alunno ad accedere ai locali scolastici durante le ore di lezione per la somministrazione dei farmaci;
    • verifica la disponibilità del personale docente e ATA a somministrare i farmaci all’alunno, qualora non siano i genitori stessi a farlo.

Il dirigente scolastico, dicono le Raccomandazioni, qualora non vi sia alcuna disponibilità da parte del personale alla somministrazione può stipulare accordi e convenzioni con altri soggetti istituzionali del territorio o, se anche tale soluzione non risultasse possibile, con i competenti assessorati per la Salute e per i Servizi sociali, al fine di prevedere interventi coordinati, attraverso il ricorso a Enti e Associazioni di volontariato (Croce Rossa Italiana, Unità Mobili di Strada …).
Se nessuna delle soluzioni sopraindicate fosse possibile, il DS allora ne dovrà dare comunicazione alla famiglia e al Sindaco del Comune di residenza dell’alunno per cui è stata avanzata la relativa richiesta.
Le raccomandazioni si concludono (art. 5) prevedendo che, nei casi in cui si riscontri l’inadeguatezza dei provvedimenti programmabili secondo le citate linee guida ai casi concreti presentati, ovvero qualora si ravvisi la sussistenza di una situazione di emergenza, si ricorra al Sistema Sanitario Nazionale di Pronto Soccorso. Per quanto concerne i criteri su cui si atterranno i medici di base per il rilascio delle certificazioni e la valutazione della fattibilità delle somministrazioni di farmaci da parte di personale non sanitario, nonché per la definizione di apposita modulistica, saranno promossi accordi tra le istituzioni scolastiche, gli Enti Locali e le AUSL competenti.
Il bambino FC rientra nei BES – bisogni educativi speciali – pertanto la scuola può valutare come superare il bisogno attraverso un’organizzazione interna. A tal fine, sul sito fibrosicistica.it, area scuola e fibrosi cistica (1), sono presenti le video-lezioni (progetto LIFC-MIUR) tenute da esperti e rivolte agli insegnanti e dirigenti scolastici al fine di affrontare al meglio i bisogni di uno studente affetto da FC quando si trova a scuola.

Nota importante. Per garantire al bambino FC un’integrazione completa e una partecipazione scolastica attiva, resta comunque di fondamentale importanza il dialogo e la comunicazione tra tutte le figure coinvolte; a tale fine spesso l’equipe medica del centro di cura può rendersi disponibile (in loco o attraverso materiale istruttivo) per formare i dirigenti e gli insegnanti al fine di motivare, tranquillizzare e ottenere convinta collaborazione. Tra l’altro, il problema della somministrazione di enzimi pancreatici è cosa molto semplice e non comporta assolutamente alcun rischio.

1. La Fibrosi Cistica a Scuola
Nella Fibrosi Cistica, a causa dell’insufficienza pancreatica, il bambino deve assumere enzimi pancreatici nel corso dei pasti e quindi anche a scuola qualora necessario. La terapia enzimatica viene assunta secondo la prescrizione del medico e il dosaggio dipende dal grado della funzionalità pancreatica del singolo paziente. Solitamente vengono prescritte almeno 4/6 capsule a pasto. Gli enzimi pancreatici devono essere somministrati al bambino a ogni pasto (tranne che per alcune merende tipo frutta o thè) e la somministrazione può essere effettuata anche da personale non sanitario, come viene indicato dal Centro di Cura che segue il bambino nel certificato rilasciato. Nel caso di bambini molto piccoli è necessario l’aiuto dell’adulto mentre per i bambini e i ragazzi più grandi è invece considerata la possibilità dell’auto somministrazione, grazie all’autorizzazione della famiglia e del Centro di cura regionale dove viene seguito. La mancata o errata assunzione degli enzimi causa al bambino con FC dolori addominali ed evacuazione a causa della mancata digestione. Una dimenticanza ogni tanto non crea problemi, il ripetersi frequente di questi episodi certamente può creare scompenso digestivo. Il sovradosaggio degli enzimi, se occasionale, non ha conseguenze. Gli enzimi non sono pericolosi se assunti per errore e occasionalmente da un bambino non affetto da FC.

Dott.ssa Vanessa Cori - Assistente Sociale Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus


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