Così come nei pazienti pediatrici, anche nei pazienti adulti con fibrosi cistica (FC) non sempre è possibile ottenere un campione biologico adeguato per indagare la presenza di germi nelle basse vie respiratorie. I più comuni campioni biologici utilizzati per la ricerca di germi nei polmoni sono l’espettorato spontaneo e il tampone faringeo (riservato a quei soggetti che non sono in grado di espettorare). C’è poi il liquido da lavaggio broncoalveolare (BAL), che si preleva dalle vie bronchiali più profonde raggiunte attraverso broncoscopio. Essendo procedura non priva di una certa invasività, si esegue solo in casi selezionati. È comunque considerata l’indagine di riferimento per conoscere la flora batterica presente nel polmone, data la sede profonda del prelievo e la maggior probabilità che i batteri identificati abbiano significato patogeno.
In questo studio monocentrico (Lebanon, USA) (1), 20 pazienti adulti (età mediana = 27 anni; 14 femmine; almeno 1 copia della mutazione F508del; FEV1 compreso tra 51 e 117%) con FC e in condizioni cliniche stabili sono stati sottoposti a tutte e tre le indagini: tampone faringeo, prelievo di escreato (12/20), BAL. L’obiettivo era determinare il grado di concordanza dei primi due rispetto al BAL, considerato come metodo di riferimento. La comparazione mirava a conoscere la presenza dei due germi più frequenti nella popolazione FC: Pseudomonas aeruginosa (PA) e Staphylococcus aureus (SA).
I risultati sono interessanti: suggeriscono che se un tampone faringeo o un campione di sputo risultano positivi per Pseudomonas aeruginosa, significa che questo è presente nelle basse vie respiratorie nel 100% dei casi. Se invece un tampone faringeo o un campione di sputo risultano negativi per Pseudomonas aeruginosa, il batterio può essere lo stesso presente nelle basse vie respiratorie, rispettivamente nel 50% e nel 40% dei casi. Tampone faringeo e sputo quindi, per quanto riguarda Pseudomonas, presentano un certo rischio di essere falsamente negativi. Per lo Staphylococcus aureus le cose sono molto diverse: se un tampone faringeo o un campione di sputo sono positivi per SA, solo nel 41% e nel 57% dei casi il germe è presente anche nelle basse vie respiratorie; se invece un tampone faringeo o un campione di sputo risultano negativi, nel 100% dei casi il germe non c’è anche a livello di BAL.
In sintesi, questi dati stanno a indicare che il risultato del tampone faringeo e dell’escreato può sottostimare la reale presenza di Pseudomonas a livello bronchiale profondo e sovrastimare invece quella di SA. Come per altri studi, anche questi risultati andrebbero confermati su casistiche più numerose (il numero dei soggetti che hanno fatto tutte e tre le indagini è veramente esiguo) e su più campioni faringei e di escreato, invece che su singolo campione, affiancando magari ai tradizionali metodi colturali anche tecniche di indagine genetica. Questi potrebbero permettere di verificare l’appartenenza dei batteri allo stesso ceppo, qualsiasi fosse la sede del loro isolamento.
Sul piano clinico pratico il suggerimento che ne viene è che di fronte a un evidente stato infettivo polmonare la negatività per Ps. aeruginosa su escreato o tampone richiede di ripetere l’esame una o due volte, al fine di decidere terapie mirate.
1. Seidler D, Griffin M, Nymon A, Koeppen K, Ashare A (2016). “ Throat Swabs and Sputum Culture as Predictors of P. aeruginosa or S. aureus Lung Colonization in Adult Cystic Fibrosis Patients”. PLoS ONE 11(10): e0164232. doi:10.1371/journal. pone.0164232