Questo studio osservazionale, svolto presso il centro per adulti FC della regione del Queensland in Australia, mette in luce una riduzione importante e progressivamente crescente nel tempo delle infezioni da Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus tra i pazienti in cura tra il 2001 e il 2014 (un totale di 469 pazienti).
L’interesse dello studio si è rivolto in particolare alla quota di pazienti che nell’arco di questo lungo periodo sono stati trasferiti dal centro pediatrico al centro adulti (n=217). Sono soprattutto questi a registrare un evidente miglioramento: aumenta il numero dei soggetti mai infettati da Pseudomonas (dall’1,6% nel 2001-2004 al 6,9% nel 2010-2014) e se l’infezione da Pseudomonas compare, è più acuta che cronica. Inoltre, la stessa infezione cronica diminuisce: interessa il 73% nel 2011-2004, scende al 48,6% nel 2010-2014. Diminuisce anche la presenza di Staphylococcus aureus, in particolare della forma più temibile, la meticillino-resistente (MRSA) e quasi si dimezza quella di Burkholderia cepacia complex (2.3%).
A questo andamento sul piano batteriologico corrisponde, nella stessa popolazione, un miglioramento della funzionalità respiratoria: il FEV1 (% del valore predetto) aumenta sia nei soggetti con infezione intermittente (da 59,1% nel 2001-2004 a 73,6% nel 2010-2014), sia in quelli con infezione cronica da Pseudomonas (passa da un valore di 55,6% nel 2001-2004 al 71,6% nel 2010-2014). Aumenta anche il numero dei soggetti che non presentano broncorrea e non sono in grado di produrre un campione di espettorato in modo spontaneo.
Secondo gli autori del lavoro, un’analisi particolare dei dati (da confermare comunque con studi multicentrici e su una popolazione più vasta) suggerisce l’importanza dell’introduzione di protocolli di eradicazione anti-Pseudomonas e anti-Stafilococco, adottati in tutti i centri FC australiani fino dal periodo 2000-2005. Questa nuova strategia avrebbe prodotto come risultato che i pazienti passati dai centri pediatrici a quelli degli adulti, sono arrivati al momento del passaggio sempre più in salute e con sempre meno Pseudomonas e Stafilococco nell’espettorato. Il problema ora diventa come mantenere questo vantaggio nell’età successiva.
È vero che questi dati suggeriscono che, se trattati precocemente, i germi presenti nei secreti respiratori profondi possono garantire periodi più lunghi senza infezioni e contribuire a prolungare l’aspettativa di vita; è difficile, però, in una malattia multisintomatica come la FC, che è trattata con un complesso d’interventi, attribuire a uno solo di questi un’importanza decisiva. In campo infettivologico respiratorio il miglioramento, secondo gli stessi autori, va messo in relazione anche con un’applicazione stringente delle politiche di controllo delle infezioni e una più efficace sorveglianza microbiologica dei pazienti FC.
Nota redazionale
– Prevalenza: misura la proporzione di individui di una popolazione che, in un dato momento, presentano un dato evento (qui, infezione da Pseudomonas o altri batteri nella popolazione dei malati FC presi in considerazione).
– Infezione cronica da Pseudomonas: in questa ricerca definita come la presenza di Pseudomonas aeruginosa in più del 50% dei campioni di escreato eseguiti nel corso di un anno (nella maggior parte di questa casistica 4 campioni).
1. Ramsay KA, Sandhu H, Geake JB, et al. The changing prevalence of pulmonary infection in adults with cystic fibrosis: A longitudinal analysis. J Cyst Fibros. 2016 Aug 8. pii: S1569-1993(16)30567-7. doi:10.1016/j.jcf.2016.07.010. [Epub ahead of print]