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17 Marzo 2014

Efficacia di Ivacaftor in pazienti FC con mutazione G551D e malattia polmonare severa

Dr. Laura Minicucci, Centro Regionale Ligure FC, Ospedale Gaslini, Genova

Qual è il problema

Valutare la efficacia della terapia con VX-770 (Ivacaftor) in pazienti FC portatori della mutazione G551D, affetti da broncopneumopatia di grado severo.

Che cosa si sa

Ivacaftor, un farmaco di recente commercializzazione, agisce come potenziatore della proteina CFTR, la cui attività alterata è base di tutta la complessa sintomatologia della Fibrosi Cistica. La efficacia e la buona tollerabilità di Ivacaftor è documentata sui pazienti portatori della mutazione G551D e, fino ad oggi, in pazienti con broncopneumopatia di grado medio-lieve. Non erano disponibili dati riguardanti pazienti con condizione respiratoria severa.

Che cosa aggiunge questo studio

Questo studio riporta i risultati ottenuti dalla terapia con Ivacaftor in pazienti con almeno una copia della mutazione G551D affetti da broncopneumopatia di grado severo e dimostra che, anche in questo tipo di pazienti, la nuova terapia è efficace nel migliorare la funzionalità respiratoria e lo stato nutrizionale e soprattutto nel ridurre la necessità di effettuare cicli di antibiotici per via endovenosa.

Premesse

Ivacaftor è nuovo farmaco, somministrato per via orale, di documentata efficacia nel potenziare l’attività della proteina CFTR nei pazienti portatori della mutazione di classe III G551D (4%-11% della popolazione anglosassone, in numero estremamente esiguo in Italia). Gli studi clinici controllati che hanno dimostrato efficacia e tollerabilità di questo farmaco, erano stati tutti effettuati, ad oggi, su pazienti in condizioni respiratorie medio-lievi (FEV1 >40%). Nel 2012 la Vertex Pharmaceuticals, industria produttrice del nuovo farmaco, aveva, però, messo in atto un programma di uso, definito compassionevole, che prevedeva la somministrazione gratuita di Ivacaftor a tutti i pazienti con FEV1 inferiore a 40% e/o in lista d’attesa per trapianto bipolmonare. Gli Autori di questo studio (1) hanno raccolto i dati riferiti all’uso di Ivacaftor in questo gruppo di pazienti.

Metodo

Questo è uno studio retrospettivo controllato. Gli Autori si sono proposti di raccogliere i dati riferiti a tutti i pazienti che hanno ricevuto Ivacaftor per uso compassionevole nel Regno Unito e in Irlanda. Per entrare nello studio, i pazienti dovevano essere portatori di almeno una mutazione G551D, non aver mai superato il 40% di FEV1 nelle prove di funzionalità respiratoria dei sei mesi precedenti e/o essere in lista d’attesa di trapianto polmonare. Dovevano, inoltre, aver effettuato la terapia con Ivacaftor per un minimo di tre mesi al momento dell’ingresso nello studio. Ogni paziente trattato è stato messo a confronto con due pazienti non portatori della mutazione G551D e quindi non trattati con Ivacaftor ma in condizioni cliniche similmente gravi. Nel complesso le caratteristiche del gruppo dei pazienti di controllo erano queste: erano seguiti dallo stesso Centro FC, erano di pari età e sesso e presentavano analoghi valori di funzionalità respiratoria o erano in lista per trapianto. In tutti i pazienti, trattati o no con Kalyedco, sono stati raccolti dati riferiti all’andamento di FEV1% e del peso, al numero di giorni di ricovero e al numero di giorni di terapia antibiotica e.v. effettuati nel periodo di osservazione.

Risultati

Sono entrati nello studio 21 pazienti che avevano effettuato terapia con Ivacaftor (durata minima del trattamento 90 giorni, massima 237, mediana 270) e 35 controlli. Dopo la terapia, nel gruppo trattato con Ivacaftor la funzionalità respiratoria è significativamente migliorata, il peso è aumentato e i giorni di trattamento con terapia antibiotica e.v. sono significativamente diminuiti. Due pazienti hanno potuto ridurre la somministrazione di ossigeno. Niente di tutto questo è successo nei pazienti non trattati. Nei pazienti trattati il FEV1 è passato da una media di 0,91 Litri (Deviazione Standard 0.30) a 1,062 (Deviazione Standard 0,42), che significa un incremento relativo medio del 16.7%. I migliori valori riferiti alla funzionalità respiratoria nel gruppo trattato sono stati raggiunti mediamente dopo 100 giorni (range 56-160 giorni).

Il peso ha mostrato un incremento mediano del 4,5% rispetto al valore di partenza, ovvero di 2,3 Kg (valore mediano, Deviazione Standard 0,4-4,2).

Il quadro TC polmonare, laddove è stato possibile fare il confronto prima e dopo terapia, risultava migliorato, in particolare diminuiva l’ispessimento della parete bronchiale e la diminuzione era in correlazione con il miglioramento della FEV1, a supporto dell’ipotesi che Ivacaftor agisca anche sull’infiammazione bronchiale e sulla clearance del muco. Ma forse il risultato più significativo dello studio è stata la ridotta necessità della terapia antibiotica per via endovenosa: nell’anno precedente la terapia con Ivacaftor la mediana dei giorni di trattamento antibiotico (per via endovenosa) era stata di 74, nell’anno successivo scende a 38! Non sembra esserci correlazione fra la diminuzione della terapia antibiotica e il miglioramento della funzionalità respiratoria, il che fa pensare che anche quei pazienti che non recuperano in termini di FEV1 possano lo stesso avere un rilevante benefico clinico dal trattamento con ivacaftor .

Conclusioni

Questo studio, pur con i limiti legati a tutti gli studi con disegno di tipo retrospettivo, ha dimostrato che anche nei pazienti affetti da broncopneumopatia di grado severo, esiste un significativo margine di intervento per ridurre le alterazioni funzionali, e forse anche anatomiche, a carico del polmone. Va segnalato come, in questo tipo di pazienti, sia stato necessario effettuare un periodo di trattamento più lungo, rispetto ai pazienti in migliori condizioni, prima del raggiungimento del massimo risultato di efficacia.

1. Barry P.J.” Effects of Ivacaftor in cystic fibrosis patients carrying the G551D mutation with severe lung disease” Chest 2014.doi:10.1378/chest.13-2397