Qual è il problema
Studiare, nella popolazione FC della Germania, quanto è diffuso l’utilizzo della somministrazione continua di insulina per via sottocutanea e quali sono le caratteristiche dei pazienti a cui è stata prescritta.
Che cosa si sa
Tra i pazienti affetti da diabete di tipo 1 (T1D) l’insulina somministrata per via sottocutanea con infusione continua (Continuous subcutaneous Insulin Infusion = CSII) è una pratica terapeutica sempre più utilizzata, poiché ne sono ormai accertati i vantaggi rispetto alla somministrazione di insulina tramite iniezioni multiple giornaliere (Multiple Daily Insulin Injections = MDI). Nel diabete della fibrosi cistica (Cystic Fibrosis related Diabetes = CFRD) l’insulina, a tutt’oggi unica terapia accreditata, viene somministrata comunemente tramite regime a MDI, anche se le caratteristiche cliniche dei pazienti affetti da CFRD potrebbero suggerire un impiego più diffuso di CSII.
Che cosa aggiunge questo studio
Questo studio (1) conferma che in CFRD l’uso di CSII è poco frequente. Ipotizza che il poco frequente utilizzo di CSII sia dovuto al fatto che la gestione del problema metabolico in FC non sia difficile, richiedendo solo un numero limitato di iniezioni sottocutanee giornaliere. Quindi, CSII può risultare un inutile aggravio in pazienti già sottoposti a un impegnativo protocollo terapeutico quotidiano. Deve però essere assicurata, nella gestione del paziente con CFRD, una corretta informazione affinchè questa tecnica terapeutica possa essere utilizzata laddove metodiche più tradizionali siano inadeguate o insufficienti.
PREMESSE
Da oltre dieci anni è disponibile, per la terapia dei pazienti affetti da diabete, la pompa ad infusione continua per la somministrazione sottocutanea di insulina (CSII). Si tratta di un dispositivo delle dimensioni di un cellulare che viene portato in vita tramite una cintura e che è collegato al sottocute del paziente tramite un microcatetere, da cui viene infusa insulina. E’ così possibile, mimando in modo ottimale la increzione fisiologica dell’ormone, ottenere una maggiore flessibilità nelle regole alimentari, una minore frequenza delle crisi ipoglicemiche e, di regola, un controllo migliore della condizione metabolica, rispetto al metodo di somministrazione tradizionale di insulina. Analogamente ai pazienti affetti da Diabete tipo I (T1D), che utilizzano, in numero sempre più elevato, questo dispositivo, l’utilizzo di CSII può essere vantaggioso nel diabete della Fibrosi Cistica (CFRD) perché la dieta raccomandata, abbondante e suddivisa in vari pasti nella giornata, teoricamente si adatta con difficoltà ad un regime insulinico basato su iniezioni multiple (MDI). CSII potrebbe inoltre essere di grande utilità nei pazienti sottoposti a alimentazione enterale notturna.
Poiché le informazioni riguardo all’uso di CSII in CFRD sono molto scarse, gli Autori di questo studio (1) hanno indagato, nella popolazione FC tedesca e austriaca, la frequenza dell’uso di CSII e le caratteristiche dei pazienti a cui è stata prescritta.
METODO
Sono stati raccolti i dati riferiti alla popolazione di pazienti affetti da diabete in follow-up presso 339 Centri Diabetologici specializzati della Germania e dell’Austria. Tutti i pazienti con età superiore ai 10 anni sono entrati nello studio e per ogni paziente sono stati considerati i dati anagrafici, il tipo di diabete da cui erano affetti, il tipo di trattamento insulinico prescritto e i dati clinici e di laboratorio riferiti allo stato nutrizionale (BMI-SDS) e al grado di compenso metabolico (Hb1Ac e frequenza di eventuali crisi ipoglicemiche gravi)
RISULTATI
Sono entrati nello studio 515 pazienti affetti da CFRD e 43.165 pazienti affetti da Diabete tipo 1. I pazienti CFRD erano mediamente un po’ più giovani di quelli T1D (19,5 anni rispetto a 20,5 anni), presentavano una durata minore di malattia (2,7 versus 5,1 anni), un peggiore BMI-SDS (-1 versus +0,5) e una maggiore frequenza del sesso femminile (58,8% versus 44,8%).
Nell’anno di cura osservato i CFRD che avevano adottato CSII erano molto meno dei T1D (4,1% versus 17,7%). E l’avevano fatto pazienti un po’ più giovani e con diabete da meno tempo rispetto ai T1D (5,8 anni versus 7,8), più maschi che femmine. Nessuno dei pazienti con CFRD aveva presentato gravi crisi ipoglicemiche. Infine in 9 su 21 pazienti con CFRD e in 1111 su 7647 pazienti con T1D, CSII era stata interrotta nel corso dell’anno precedente: prima della sospensione della terapia il compenso metabolico dei pazienti con CFRD era migliore rispetto a quello dei pazienti con T1D (HB1Ac% media 7,1 % nei pazienti con CFRD versus 8% media nei pazienti con DT1).
COMMENTI E CONCLUSIONI
Questo studio ha dimostrato, su numerosità di malati assai consistente, che CSII è prescritto in misura abbastanza scarsa nei pazienti con CFRD e viene dagli stessi interrotta più frequentemente. Gli Autori, pur ricordando che i pazienti con CFRD potrebbero trarre notevoli vantaggi dall’utilizzo di CSII, soprattutto grazie a una maggiore elasticità nel regime alimentare, riconoscono che il controllo metabolico nei pazienti CFRD è sicuramente più facile rispetto ad altre forme di diabete, essendo spesso sufficienti poche somministrazioni sottocutanee al giorno di insulina. L’impegno necessario per mettere in atto CSII sia da parte del Curante che del paziente, potrebbe, quindi, essere considerato eccessivo, soprattutto in una patologia che già richiede un pesante programma terapeutico. E’ necessario comunque che la possibilità di effettuare CSII sia nota e applicabile per tutti i pazienti con FC, affinchè possa essere messa in atto quando opportuna.
1) Scheuing N “Why is insulin pump treatment rarely used in adolescents and young adults with cystic fibrosis-related diabetes?” Pediatric Diabetes 2014doi:10.1111/ped12158