L’infezione polmonare cronica FC è caratterizzata dalla ricorrenza di episodi acuti chiamati esacerbazioni infettive. Il trattamento antibatterico delle esacerbazioni è deciso dal medico in base alle caratteristiche del paziente e al risultato dell’esame dell’escreato con relativo antibiogramma. Non c’è uno schema fisso e quindi è un trattamento che si può considerare “empirico”. Questo studio (1) si è proposto di indagare quante volte il trattamento fallisce e quali sono i fattori che favoriscono il fallimento, in modo che le scelte terapeutiche siano guidate dall’evidenza delle conoscenze piuttosto che sul criterio di “tentare” con quello che si ritiene il meglio.
La ricerca si è svolta negli anni 2006-2009 presso il Centro Adulti FC di Belfast, vi hanno partecipato 101 adulti FC, che nei 4 anni di studio hanno presentato 452 esacerbazioni. Il gruppo più numeroso (32) ne ha presentato da uno a 3 all’anno, il meno numeroso (4) da 16 a 20 all’anno. Sono state considerate solo le esacerbazioni che avevano necessità di trattamento antibiotico per via endovenosa presso il Centro. Gli antibiotici sono stati quelli che vengono correntemente adottati come trattamento antiPseudomonas, con conferma dell’antibiogramma sul più recente escreato: la più usata è l’associazione di un betalattamico (Aztreonam, Ceftazidime, Imipenem) con un aminoglicosidico (Tobramicina). Se oltre a Pseudomonas era presente nell’escreato Stafilococco aureo patogeno poteva essere aggiunto un terzo antibiotico per bocca. L’insuccesso del trattamento è stato definito dalla presenza di uno o più dei seguenti criteri: il non ritorno della funzionalità respiratoria ai valori precedenti, una ricaduta entro 45 giorni, la necessità di cambiare trattamento antibiotico durante lo stesso ricovero (per l’evidente insuccesso clinico), la necessità di prolungare il trattamento oltre i 20 giorni.
Questi i risultati: il trattamento non ha ottenuto successo nel 27.7% delle esacerbazioni (nella metà di questi casi non c’è stato recupero della funzionalità respiratoria). Paragonando fra loro i pazienti con maggiore o minore numero di insuccessi, quelli con maggiori insuccessi avevano malattia polmonare severa oppure erano in trattamento nutrizionale per via enterale oppure avevano diabete FC o malattia epatica FC di grado avanzato. I pazienti con mutazioni severe nel genotipo e quelli di maggiore età non hanno presentato maggiori insuccessi di altri. Ovviamente più severa l’esacerbazione (con maggiore perdita di funzionalità polmonare e più elevati indici di infiammazione), maggiori i rischi di insuccesso. Interessante il fatto che anche la persistenza di indici infiammatori elevati dopo il trattamento è risultata fattore favorente l’insuccesso nella successiva esacerbazione.
Per quanto riguarda l’uso degli antibiotici: maggiore successo per l’associazione “classica” betalattamico +amino glicosidico, rispetto ad altre possibilità terapeutiche suggerite anche dall’antibiogramma. Interessante il rapporto fra successo/insuccesso del trattamento antibiotico (deciso in base al più recente antibiogramma disponibile) e la conferma su quello eseguito alla fine del trattamento: nel 57% delle esacerbazioni trattate con antibiotici non attivi secondo l’antibiogramma precedente, il trattamento risultava avere lo stesso successo; mentre non vi era successo nel 24% delle esacerbazioni trattate con antibiotici indicati come attivi. Secondo gli autori l’antibiogramma presenta dei limiti e vi sarebbe grande necessità di mettere a punto un’indagine della suscettibilità dei batteri agli antibiotici che dimostrasse di fornire informazioni più coerenti con i risultati clinici.
1) Parkins MD et all “Incidence and risk factors for pulmonary exacerbation treatment failures in cystic fibrosis patients chronically infected with Pseudomonas aeruginosa” Chest , published on line August 11 2011: DOI 10.1378/chest.11-0917