Sono stati collezionati e raccolti in una “ceppoteca” 340 ceppi di Pseudomonas aeruginosa provenienti da 183 malati seguiti in 4 centri italiani, dislocati in aree geograficamente distanti (Genova, Ancona, Cerignola, Soverato). Inoltre sono stati raccolti 50 ceppi prelevati dall’ambiente (dai lavandini di strutture ospedaliere, dalle piscine). Per studiare le caratteristiche genetiche (“profilo molecolare”) di tutti questi ceppi sono stati allestiti tre test (BOX-PCR, PFGE, MLST) differenziati per complessità, costi, tempi d’esecuzione.
I risultati dei test hanno indicato che circa una metà dei malati aveva un proprio ceppo “individuale” di Pseudomonas, mentre l’altra metà presentava un ceppo “condiviso ” con altri.
In base al criterio della condivisione del ceppo in questa seconda metà si sono distinti 36 sottogruppi di malati che presentavano ceppi di batteri “in comune”. Questo numero così significativo di malati con ceppi condivisi, benché non costituisca evidenza certa, porta argomenti a favore dell’importanza della trasmissione di Pseudomonas da persona a persona. Non è stata invece documentata la presenza nei malati di ceppi di Pseudomonas provenienti dall’ambiente. E inoltre nessun ceppo italiano è risultato simile al pannello conosciuto di ceppi circolanti in Europa e in particolare nei centri inglesi di Manchester e Liverpool.