Come prevedere la progressione della pneumopatia? Questa è una domanda cruciale che ogni giorno si pongono clinici e ricercatori impegnati a curare la fibrosi cistica (FC). Ad oggi abbiamo in mano buoni strumenti per monitorare l’andamento della malattia polmonare nei pazienti FC, ma pochi in grado di prevederne la progressione.
Uno studio di Liou (1) ha indagato in 97 pazienti FC adulti seguiti presso un Centro FC per adulti nello Utah (USA) il significato di alcune molecole presenti nell’escreato di questi pazienti, per vedere se possono dare informazioni sia sullo stadio della pneumopatia FC sia sul suo andamento nel tempo. I pazienti sono stati arruolati da Marzo 2004 ad Aprile 2007 e sono stati seguiti fino a Maggio 2011. Sono stati suddivisi in 3 gruppi di studio (quelli arruolati da Marzo 2004 a Settembre 2006) in base alla condizione clinica (stabilità clinica, riacutizzazione respiratoria lieve senza necessità di ricovero, riacutizzazione respiratoria importante) in cui si trovavano al momento della raccolta dell’escreato ed al tipo di analisi effettuate (da 1 a 22 test). I risultati ottenuti sui 3 gruppi di studio sono stati confrontati con quelli ottenuti su 4 gruppi di controllo (costituiti da pazienti arruolati da Ottobre 2006 a Settembre 2007) che hanno avuto lo scopo di verificare la validità dei risultati emersi dai gruppi in studio. Per capire se i pazienti in studio erano rappresentativi dell’intera popolazione di adulti FC e quindi se i risultati erano generalizzabili, essi sono stati confrontati con i pazienti adulti censiti nell’anno 2006 dal registro FC Nordamericano. Le molecole indagate erano soprattutto proteine mediatrici dell’infiammazione nel distretto polmonare.
In totale i 97 pazienti arruolati nello studio hanno fornito 149 campioni di escreato così suddivisi: 56 raccolti in condizioni stabili, 31 durante una riacutizzazione lieve e 62 durante una riacutizzazione importante. Sono state cercate le associazioni fra le proteine markers nell’escreato e i dati microbiologici, clinici (peso, altezza, n. riacutizzazioni nell’anno precedente, riacutizzazione presente/assente) e strumentali (spirometria).
Questi i risultati: i pazienti arruolati nello studio (97 pazienti adulti) sono risultati globalmente sovrapponibili agli adulti censiti dal registro FC nordamericano nell’anno 2006 e sono stati seguiti mediamente per 5,9 anni. Nel periodo esaminato si sono verificati 9 decessi, 6 trapianti e 3 pazienti si sono trasferiti presso altro centro clinico.
Dall’analisi dei dati è emerso che l’IFN-alfa (molecola che media l’infiammazione) sembra più sensibile di altre molecole nel predire la comparsa di una riacutizzazione respiratoria; GM-CSF e IL-5 (altre due molecole favorenti l’infiammazione) sono risultate associate con il declino della funzionalità respiratoria (FEV1%) durante una riacutizzazione: in particolare GM-CSF, proteina attivante la presenza di globuli bianchi e di macrofagi, sembra poter quantificare il livello di severità di una riacutizzazione acuta indipendentemente dalle condizioni cliniche che l’hanno preceduta; la molecola HMGB-1, una speciale proteina collegata a stati di infiammazione prolungati, sembrerebbe poter predire la comparsa di una riacutizzazione respiratoria nell’arco di 6 mesi ed essere associata ad evoluzione severa, tale da implicare il trapianto o il decesso; l’IL-17 è risultata fortemente associata con il declino dello z-score del peso. I risultati ottenuti per le molecole HMGB-1 e GM-CSF sono stati confermati nei gruppi di pazienti usati come “validazione” dei risultati.
Sebbene i risultati di questo studio siano preliminari, in quanto devono essere confermati su una casistica più ampia, nonché pediatrica, ci sembra importante segnalare che si stanno facendo dei progressi in ambito laboratoristico: questi progressi possono fornire ai clinici strumenti sempre più affinati in grado di predire futuri eventi clinici a breve e a lungo termine, come il numero o l’intervallo di tempo alla prossima riacutizzazione respiratoria, o il rischio di entrare in lista di trapianto o anche la sopravvivenza. Se questi dati saranno confermati in successivi studi significherà che avremo individuato nuovi parametri per valutare l’andamento della malattia e l’efficacia delle cure.
1) Liou TG, Adler FR, Keogh RH, Li Y, Jensen JL, Walsh W, Packer K, Clark T, Carveth H, Chen J, Rogers SL, Lane C, Moore J, Sturrock A, Paine R 3rd, Cox DR, Hoidal JR. Sputum biomarkers and the prediction of clinical outcomes in patients with cystic fibrosis. PLoS One. 2012;7 (8): e42748