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15 Gennaio 2012

Il trapianto polmonare da donatore vivente. Stato dell’arte

Laura Minicucci, Centro Regionale Ligure FC, Ospedale Gaslini, Genova

I primi trapianti di lobi polmonari da donatori viventi (Living-donor lobar lung transplantation: LDLLT) furono realizzati presso l’Università del Sud California nei primi anni ’90. La nuova tecnica chirurgica fu sviluppata poiché il numero di polmoni espiantati da donatori non viventi era insufficiente a far fronte alla lista d’attesa di pazienti affetti con bronco pneumopatia in stadio terminale. LDLLT fu realizzato all’inizio in pazienti affetti da FC, ma l’esperienza attuale riguarda trapianti anche in altre patologie che conducono a insufficienza respiratoria grave e irreversibile.

Gli Autori di questo lavoro (1) hanno fatto una recente revisione dei risultati ottenuti con questa metodica trapiantologica sulla base di dati pubblicati e sull’esperienza personale maturata nell’ambito del Dipartimento di Chirurgia Toracica dell’Università di Kyoto in Giappone. Negli ultimi venti anni LDLLT è stato effettuato in circa 400 pazienti in lista d’attesa per trapianto polmonare in USA, Giappone, Brasile e Cina; però nel periodo più recente il numero di LDLLT negli USA è drasticamente diminuito, in relazione all’avvio di una nuova politica di assegnazione degli organi espiantati: questa si è basata sulla gravità delle condizioni cliniche del paziente in attesa e non più sull’ordine di iscrizione in lista e in questo modo ha permesso un più razionale utilizzo degli organi e una minore necessità di tecniche “alternative”.

LDLLT è considerata, infatti, tecnica alternativa a quella “classica” (rappresentata dall’utilizzo di polmoni espiantati da donatori non viventi), perché può essere applicata solo in condizioni particolari. Così come espresso in una seconda rassegna degli stessi Autori (2), i criteri necessari per donare un lobo polmonare comprendono: una parentela fino al terzo grado o il vincolo matrimoniale con il ricevente, un’età compresa tra i 20 e i 60 anni, sistema ABO ematico compatibile, assenza di patologie cardiache o polmonari o pregressi interventi toracici, astinenza da fumo e, ovviamente, il rilascio di un consenso consapevole alla procedura chirurgica a cui si accetta di essere sottoposti. Soprattutto è importante sapere che, per ogni trapianto, i donatori viventi debbono essere due, e ciascuno dei due può essere privato solo di una parte del polmone (uno dei tre lobi polmonari a destra in un donatore e uno dei due lobi polmonari a sinistra nell’altro donatore). Per quanto riguarda il ricevente, è importante sapere che deve avere una gabbia toracica di proporzioni relativamente ridotte e, comunque, adeguatamente inferiori rispetto a quelle dei donatori.

Complessivamente, i dati riportati nelle diverse casistiche raccolte in questa revisione riferiscono una sopravvivenza dopo LDLTT sovrapponibile a quella da trapianto polmonare da donatore non vivente nello stesso periodo. In particolare, nella casistica USA (3) in cui sono raccolti i dati di 123 pazienti trapiantati negli anni 1993-2003, la sopravvivenza risultava 70%, 54%, 45% a 1-3-5 anni rispettivamente; a 5 anni dall’intervento era migliore nella categoria di età tra i 6 e i 11 anni. Nella casistica del Centro di Kioto, meno numerosa ma più recente, i risultati sembrano notevolmente migliori: riguardano 59 pazienti trapiantati nel periodo 1998-2011 e la sopravvivenza risulta essere 88.8% e 83.1% dopo 5 e 10 anni dal trapianto rispettivamente. Viene riferita, nell’ambito di tutte le casistiche esaminate, un’incidenza della bronchiolite obliterante, che è la più frequente complicanza nel periodo post-trapianto, minore rispetto ai trapianti da donatore non vivente. Per quanto riguarda i donatori, i lavori indicano che il loro stato di salute rimane buono dopo l’espianto del lobo e non sono segnalate morti nell’ambito di tutta la popolazione considerata. Però il 4% dei soggetti ha presentato complicazioni intra-operatorie e il 5% complicazioni che hanno richiesto un ulteriore procedura chirurgica. La funzionalità respiratoria dopo la donazione risulta significativamente ridotta, ma si osserva un recupero nei mesi seguenti, fino a valori mediamente superiori al 90% della funzionalità respiratoria pre-intervento.

Gli Autori concludono affermando che LDLTT dimostra di essere una buona alternativa al trapianto da non vivente poiché è caratterizzata da una buona sopravvivenza nei pazienti riceventi e da una sostanziale mancanza di gravi eventi associati nei donatori viventi.

A commento di questa revisione va segnalato che i dati riferiti sono disomogenei per periodo considerato e sede in cui LDLTT era stato realizzato, e quindi difficilmente comparabili tra di loro. Ma il lavoro è utile per conoscere lo stato dell’arte di questa metodica trapiantologica, per la quale si può concludere con l’orientamento a prenderla in considerazione in pazienti di dimensioni corporee adeguate e laddove esista una mortalità significativa in lista d’attesa per trapianto polmonare.

1) Date H.” Update on living-donor lobar lung transplantation” Current Opinion in Organ Transplantation 2011, 16:453-457
2) Chen F et al” Outcomes and pulmonary function in living lobar lung transplant donors” Transplant International 2011 Dec 21,ISSN 0934-0874
3) Starnes VA et al” A decade of living lobar lung transplantation. Recipient outcomes”. J Thorac Cardiovasc Surg 2004; 127:114-122