Schechter M, et Al. “Long-term Effects of Pregnancy and Motherhood on Disease Outcomes of Women with Cystic Fibrosis”. Annals ATS Vol 10 Number 3 June 2013
L’argomento: La gravidanza e la maternità nelle donne FC e l’impatto sull’evoluzione della malattia
Che cosa si conosce dell’argomento: Studi precedenti hanno dimostrato che, sul breve periodo, la gravidanza non è associata ad un peggioramento significativo della malattia di base.
Che cosa aggiunge questo studio: La gravidanza e la maternità anche a lungo termine non risultano determinare un significativo impatto negativo sull’evoluzione della malattia FC. E’ necessario, però, programmare strategie organizzative nel periodo post-gravidanza perché la neomamma possa affrontare l’impegno dell’allevamento del figlio insieme alla necessità di continuare l’abituale programma di cure FC .
Premesse
La gravidanza nelle donne con FC è sempre più frequente e, così come è stato dimostrato da numerosi studi internazionali, non è associata, in tempi brevi, ad un declino significativo delle condizioni generali o ad un aumentato rischio di mortalità. Poco però è noto riguardo all’impatto che la gravidanza e la nuova condizione di maternità può avere sull’evoluzione della FC considerata in tempi lunghi di osservazione.
Metodo
In questo studio, multicentrico osservazionale svolto negli Stati Uniti, gli Autori hanno indagato l’andamento della funzionalità respiratoria (FEV1% del predetto) e dello stato nutrizionale (BMI), il numero di riacutizzazioni broncopolmonari e delle visite presso il Centro di Cura, la terapia eseguita a domicilio e la qualità della vita (risposte al questionario HRQoL-Health Related Quality of Life= Qualità della Vita in relazione alla Salute) in un gruppo di donne che hanno presentato una gravidanza; e hanno confrontato i dati ottenuti con quelli riferiti ad un vasto gruppo di controllo di donne FC senza figli. Sono state incluse nello studio donne FC che hanno avuto la prima gravidanza (e relativa valutazione clinica) nel periodo 1994-2003 e che sono state rivalutate a distanza nel periodo 2004-2005. Ogni donna con gravidanza è stata paragonata a 10 donne senza gravidanza ma con del tutto simili dati clinici (FEV1, BMI; tosse, catarro, clubbing) e demografici (età, genotipo, etnia, introito economico familiare).
Risultati
Sono stati elaborati i dati di 119 donne che avevano avuto una gravidanza (gruppo A), e di 1190 donne FC di controllo (senza gravidanza) (gruppo B). All’ingresso nello studio (la visita pre-gravidanza nel gruppo A e la visita corrispondente nel gruppo B), i due gruppi non mostravano differenze significative cliniche e demografiche. Interessante notare che anche l’incidenza del diabete FC era simile nelle donne con gravidanza rispetto alle altre (11.8% nelle prime rispetto a 12.5%). Alla fine del periodo di osservazione (follow-up medio di 6 anni con range 1,8-11,1 anni) i risultati non hanno dimostrato differenze tra il gruppo A e il gruppo B nell’evoluzione della funzionalità respiratoria e dello stato nutrizionale, né differenze significative nell’esecuzione della terapia a domicilio. Nel gruppo A era manifesta però una tendenza ad un aumento dei sintomi respiratori (tosse, catarro) che non raggiungeva però significatività statistica; sono state più numerose le riacutizzazioni polmonari che hanno richiesto terapia antibiotica per via endovenosa e più frequenti i controlli presso il Centro di Cura (dovuti al bisogno di valutare un peggioramento del quadro clinico). Il gruppo A, inoltre, ha manifestato, nelle risposte al questionario HROol, un soggettivo minor grado di benessere respiratorio rispetto al gruppo B: le donne con gravidanza si sentivano meno sane e dotate di meno energie delle altre, anche se i restanti parametri (es: Immagine corporea, Peso del Trattamento Terapeutico, Relazioni Sociali) erano descritti in maniera simile nei due gruppi.
Conclusioni
Questo studio conferma l’osservazione di studi basati su periodi di osservazione più brevi che la donna FC può affrontare, con un ragionevole margine di sicurezza, una gravidanza, senza rischio di peggioramento della propria malattia. Conferma però anche l’ipotesi di partenza degli autori, che hanno supposto che, dopo il parto, la maternità, con le necessità legate all’accudimento del bambino, risulti gravosa per la donna. Lo proverebbero il maggior numero di cicli antibiotici e la sensazione di meno forze a disposizione e minor benessere soggettivo in quel periodo. Perciò in una donna affetta da Fibrosi Cistica dovrebbero essere messe in conto, già al momento di programmare una gravidanza, strategie volte a fronteggiare dopo la gravidanza stessa l’organizzazione complessa degli impegni quotidiani richiesti dall’allevamento del figlio, insieme alla necessità di continuare le abituali cure per la malattia.