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15 Ottobre 2008

Uso della Tomografia Computerizzata (CT) nei pazienti con fibrosi cistica: l’esperienza decennale di un Centro di Radiologia

G. Borgo

Prosegue in ambito scientifico il dibattito sull’opportunità della CT come indagine radiologica da utilizzare nel follow-up dei pazienti FC. Lo scopo di questa ricerca era quello di indagare l’accuratezza della valutazione della CT da parte dei radiologi (usando un punteggio con criteri standardizzati detto punteggio di Bhalla); la capacità della CT di descrivere la situazione polmonare; e di predire il decorso della malattia FC.

La ricerca è stata realizzata (con metodo retrospettivo) presso il Dipartimento di Radiologia dell’Università di Parma. Nel periodo 1991-2000 sono state qui eseguite 300 CT in pazienti FC.

Tra queste 300 CT sono state scelte quelle che potevano essere messe in relazione con dati di funzionalità respiratoria eseguiti lo stesso giorno nello stesso paziente. Sono stati così incluse nella ricerca 145 CT , eseguite in 87 pazienti, di età compresa fra 9 mesi e 38 anni (media 15.6 anni). Una trentina di questi pazienti ha fatto una sola CT, ma più della metà (56 su 87) ne ha fatte due, uno solo ne ha fatte tre. Nei pazienti che hanno fatto due CT, l’intervallo di tempo è stato in media di 36 mesi (da 16 a 55 mesi) .Tutte le CT incluse nello studio sono state esaminate in maniera indipendente da tre radiologi che le hanno valutate secondo il metodo detto “punteggio di Bhalla”.

Questi i risultati: come primo dato si è visto che le valutazioni fatte dai tre radiologi per ogni CT erano strettamente concordanti. Dimostrata quindi la riproducibilità e oggettività della valutazione radiologica, sono stati indagati i rapporti fra CT e funzionalità respiratoria. E’ risultata una correlazione significativa fra il valore della FEV 1 e la media del punteggio delle due CT eseguite. Però, analizzando il punteggio medio della prima CT rispetto a quello della seconda si è vista una notevole differenza. Differenza che invece non c’era fra i dati delle indagini respiratorie eseguite in concomitanza: VC e FEV1 presentavano variazioni meno marcate. La correlazione fra indagine CT e prove di funzionalità respiratoria era debole e la CT non risultava essere predittiva dell’andamento della malattia, per lo meno dell’andamento espresso dai valori della funzionalità respiratoria.

Gli autori ipotizzano che la modesta correlazione risultata fra CT e funzionalità respiratoria sia dovuta al fatto che la CT può cogliere meglio i cambiamenti patologici che avvengono nella malattia polmonare FC a livello dei più piccoli bronchi e dei bronchioli, cambiamenti che sfuggono invece alle misurazioni della CV e FEV1. Perciò la CT potrebbe essere usata, invece che come indagine periodica nel follow-up di tutti i pazienti FC (come alcuni sostengono), come esame elettivo nei pazienti che hanno sintomi respiratori modesti e prove di funzionalità respiratoria buone, per svelare assenza o presenza di un danno iniziale a carico delle vie aeree. Rimane sempre da valutare quali possano essere i cambiamenti di strategia terapeutica indotti dai risultati di CT, un esame costoso e non assolutamente privo di rischi.

1) Cademartiri Filippo et all “Predictive value of Chest CT in patients with cystic fibrosis: a single Center 10-year experience” AJR 2008; 190: 1475-1479