Lo studio riporta diciotto anni di esperienza (1989-2006) in tema di diagnosi prenatale per FC in Bretagna. Questa regione del Nord Ovest della Francia ha una popolazione di circa tre milioni di abitanti e un’incidenza della malattia di circa un caso ogni 2800 nati sani. E’ una regione dove nel corso degli anni è stata sviluppata una particolare sensibilità del mondo medico nei confronti della FC, che si è tradotta nell’applicazione di programmi di screening neonatale per FC, screening genetico nelle famiglie in cui è stata fatta diagnosi di FC (basato sull’offerta “a cascata” del test per la diagnosi di portatore nei familiari del malato),sensibilizzazione dei ginecologi nei confronti della FC. Vi operano due laboratori di genetica molecolare (a Brest e a Rennes), che raccolgono tutte le richieste di diagnosi prenatale di FC, affiancati da un altro laboratorio nell’area sud-est confinante (Nantes).
In diciotto anni le diagnosi prenatali (DP) eseguite in coppie con rischio elevato (1 su 4) di FC sono state 268 : nel 72.8 % dei casi erano coppie che avevano già un figlio FC, nel 18.3% si trattava invece di coppie diagnosticate attraverso screening genetico “a cascata” o screening neonatale. La diagnosi prenatale è stata eseguita attraverso villocentesi o amniocentesi e la tecnica applicata è consistita nell’analisi di trenta mutazioni del gene CFTR, con possibilità di approfondimento attraverso altre indagini chiamate DHPLC e ricerca dei riarrangiamenti del gene se necessario. Le tre tecniche assicurano la capacità di diagnosticare la malattia FC con un’accuratezza del 98.5%. Per ogni diagnosi prenatale è stata registrata la data, la residenza della madre, il genotipo del feto, l’esito della gravidanza. Inoltre la ragione per cui la coppia è arrivata alla diagnosi prenatale, e cioè le modalità che hanno fatto conoscere l’esistenza di un rischio elevato di avere un figlio malato di FC.
Delle 268 diagnosi prenatali, il 72.8% (195 diagnosi) è stato eseguito in coppie che avevano già un figlio malato. La proporzione dei risultati delle diagnosi (55 feti diagnosticati affetti, 96 portatori sani, 43 sani) ha rispettato la distribuzione teorica secondo le leggi ereditarie mendeliane. Un solo errore diagnostico: un feto diagnosticato eterozigote DF508, era in realtà omozigote DF508 affetto. Nei casi in cui è stata diagnosticata la malattia FC la decisione è stata di interrompere la gravidanza in 51 su 54 casi (92.7%) : in uno c’è stato un aborto spontaneo; in 3 la scelta di continuare la gravidanza,con nascita di bambini con FC.
Il rimanente delle diagnosi prenatali (circa 20% del totale) è stato eseguito in coppie diagnosticate per screening genetico (43 diagnosi) o screening neonatale (6 diagnosi). Sono nati 36 bambini sani e diagnosticati 13 casi di malattia FC, in cui la gravidanza è stata interrotta.
Da segnalare anche una categoria particolare di coppie che hanno fatto ricorso alla diagnosi prenatale: quelle in cui il rischio di FC era emerso in base al risultato dell’ecografia fatta abitualmente intorno al quinto mese di gravidanza. In questa regione della Francia i ginecologi sono stati particolarmente sensibilizzati alla diagnosi di “intestino iperecogeno” che è indicativo del sospetto di FC nel feto. Su 44 diagnosi prenatali eseguite in base al sospetto ecografico, la diagnosi di FC è stata confermata in 28 casi : c’è stata interruzione in 24 (85.7%), prosecuzione della gravidanza in 4 (con nascita di bambini affetti da FC).
E’ una ricerca pregevole per il lungo periodo di osservazione e la numerosità dei dati. C’è un dato di rilievo fra gli altri ed è lo spiccato orientamento verso l’interruzione di gravidanza in caso di diagnosi di malattia FC. Questa scelta è quella prevalente e solo le coppie che arrivano alla diagnosi prenatale in epoca più tardiva, come quelle diagnosticate attraverso ecografia, la adottano in minor misura.
Il dato emerso non è comparabile con altre ricerche in cui per lo più è stata indagata l'”attitudine” alla decisione di interrompere la gravidanza (vale a dire l’orientamento espresso in teoria) piuttosto che il comportamento reale. Proprio in una precedente ricerca francese del 2004 le coppie con alto rischio di malattia FC intervistate si dichiaravano favorevoli all’interruzione, in caso di diagnosi di malattia FC, nel 76% dei casi; e ancora meno (56%) in una ricerca australiana del 2006. Non sappiamo quali fattori siano stati influenti sull’orientamento delle coppie bretoni: una percezione diffusa di gravità della malattia, una cultura di fondo non ispirata a principi religiosi, una diversità sostanziale fra il pensiero teorico e la scelta pratica.
Si può ipotizzare che manchino fra i dati della ricerca quelle coppie che pur essendo a rischio elevato di avere un figlio FC non hanno fatto richiesta di diagnosi prenatale, perché hanno scelto di avere un figlio anche se fosse malato (“utilizzo” della diagnosi prenatale). Gli autori della ricerca sostengono che il numero di queste coppie eventualmente sfuggite all’osservazione dovrebbe essere molto scarso. Ma questo comunque potrebbe dar conto del fatto che le coppie oggetto di osservazione sono soprattutto quelle che hanno deciso di avere un altro figlio, ma solo se sano. Ed è per questo che ricorrono alla diagnosi prenatale; ed è per questo che scelgono prevalentemente l’interruzione di gravidanza in caso di diagnosi di malattia.
1)Scotet V et all “Prenatal diagnosis of cystic fibrosis: the 18-year experience of Brittany (western France)” Prenat Diagn 2008; 28:197-202