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21 Giugno 2007

I geni modificatori del gene CFTR possono influire sull’andamento della malattia e la durata della vita dei malati FC

21/06/2007 - G. Borgo

Proseguono le ricerche per individuare quali geni oltre a CFTR possono influire sull’andamento della malattia, in particolare sulla gravità della situazione polmonare e quindi sulla durata della vita. In questo studio (1)condotto a Baltimora, (Maryland, USA) vengono presi in esame tre geni “candidati” al ruolo di geni modificatori: il gene TNFalfa (Tumor Necrosis Factor alfa), che controlla una proteina proinfiammatoria secreta dai macrofagi (cellule difensive); il gene TGFbeta 1 (Transforming Growth Factor beta1) che controlla una proteina secreta dalle cellule dell’epitelio bronchiale e promuove la proliferazione dei fibroblasti (cellule che producono connettivo)in risposta all’infiammazione, avviando quindi il processo della fibrosi polmonare. E infine il MBL2 (Mannosio Legante Lectina)che entra in gioco nelle difese di prima linea contro virus e batteri, specialmente nell’infanzia.

I ricercatori hanno ipotizzato che se questi geni fossero coinvolti nell’andamento della malattia e nella durata della vita dei malati, le differenze nella loro distribuzione dovrebbero essere più facili da identificare studiando malati che hanno diverse età e sono diversi per durata della vita. I geni “benefici” dovrebbero essere presenti con maggior frequenza nei malati più vecchi, i geni “sfavorevoli” in quelli che hanno una vita più corta. Hanno quindi selezionato fra i malati FC che fanno riferimento al centro FC John Hopkins di Baltimora, 101 bambini o adolescenti con età inferiore a 17 anni (range 0-16, media 9.4), 115 adulti con età maggiore di 17 (range 17-66, media 30.8). Inoltre 38 malati FC “non sopravvissuti”: 21 deceduti per complicazioni cardiopolmonari e 17 che non sarebbero sopravvissuti se non fossero stati trapiantati. Inoltre sono stati anche indagati, come “controlli” 127 soggetti sani provenienti dalla stessa regione.

Il genotipo 0/0 del gene MBL2, una combinazione poco comune delle varianti di questo gene,che ha come effetto un deficit delle funzioni di difesa contro gli agenti infettivi, è risultato avere una distribuzione statisticamente diversa nei tre gruppi, essendo presente soprattutto nei malati deceduti o trapiantati: sembrerebbe quindi un genotipo sfavorevole. Mentre al contrario il genotipo G/A di TNFalfa è risultato più frequente nei malati più vecchi rispetto a quelli giovani e soprattutto è risultato assente in quelli deceduti o che hanno avuto necessità di trapianto: sembrerebbe quindi un genotipo favorevole. L’altro gene preso in esame, TGFbeta1, che in vasta e accurata ricerca precedente era risultato un gene sfavorevole in una sua variante, anche qui è leggermente più frequente negli adulti deceduti che in quelli viventi, ma la differenza non raggiunge la significatività statistica: i ricercatori attribuiscono questo risultato alla scarsa numerosità dei soggetti inclusi nello studio.

In effetti il limite dei piccoli numeri che sono oggetto delle speculazioni è presente in tutta la ricerca ed è quello che rende i risultati molto interessanti ma ancora necessari di conferme. Certo, l’impressione è di essere sempre più vicini ad ottenere conoscenze importanti. I geni che in questo studio mostrano di pesare sul decorso della malattia FC sono entrambi geni che controllano proteine coinvolte nella risposta infiammatoria. E sul ruolo dell’infiammazione e quindi sulla possibilità-efficacia delle terapie antinfiammatorie la ricerca FC deve dire ancora molto.

1) Buranawuti K, Boyle M , Cutting G “Variants in mannose -binding lectin and tumour necrosis factor alfa affect survival in cystic fibrosis” J Med Genet 2007;44:209-215