E’ noto che gli adulti con FC hanno un rischio aumentato di fratture vertebrali da compressione: all’esame radiografico della colonna vertebrale i corpi delle vertebre appaiono ridotti di altezza e deformati. Tale complicanza, con il dolore e le limitazioni funzionali che comporta, disturba non poco la qualità di vita e la mobilità ma anche le difese polmonari e le possibilità di terapia fisica. In precedenti studi la frequenza di tali fratture era data molto elevata: dal 25 al 51% dei casi. Ne sarebbero fattori favorenti la scarsa qualità del tessuto osseo (poco mineralizzato, con osteoporosi e osteopenia, particolarmente accentuate nei soggetti malnutriti o con lungo trattamento cortisonico o in coloro che hanno subito trapianto polmonare).
C’è uno studio recente condotto presso il centro FC di Toronto in Canada (1), che esamina la prevalenza di fratture vertebrali in 167 pazienti adulti: il 7% di tali pazienti presenta una o più fratture. La percentuale non è diversa da quella che si riscontra nelle donne con osteoporosi in post-menopausa, anche se l’età dei pazienti CF studiati è ben più bassa. Gli autori dello studio spiegano la minore frequenza di fratture osservata, che pure è alta, rispetto ad altri studi con il fatto che i pazienti seguiti al centro di Toronto hanno una massa corporea più vicina al normale rispetto agli altri centri: ciò sarebbe dovuto al fatto che al centro di Toronto da circa 30 anni curano attentamente lo stato di nutrizione dei pazienti con una dieta altamente calorica e ricca di grassi.
Un dato interessante che emerge da questo studio, come del resto dai precedenti, è che non vi è una chiara correlazione tra il rischio di fratture e i bassi valori di densità minerale ossea (BMD) misurata con moderni strumenti. Quindi, bisogna dire che lo studio della densità minerale ossea, che presso alcuni centri viene fatto routinariamente, specie nei soggetti malnutriti o in trattamento cortisonico protratto, forse non serve a predire il rischio di fratture ossee. Gli autori di questo studio mettono anche in dubbio che il trattamento dell’osteoporosi con bifosfonati possa essere efficace nel prevenire o nel curare le fratture ossee in FC, diversamente da quanto avviene invece nelle donne osteoporotiche in post-menopausa. La raccomandazione forte che viene enunciata è invece quella di assicurare un buono stato nutrizionale fin dall’infanzia e una buona funzione respiratoria: il fratturato in genere ha un cattivo stato nutrizionale e una bassa funzionalità respiratoria. Rimane invece ancora da trovare una modalità strumentale adeguata per poter predire nel singolo individuo il rischio di fratture.
1) Stephenson A, et al. Prevalence of vertebral fractures in adults with cystic fibrosis and their relationship to bone mineral density. Chest. 2006;130:539-544