L’infiammazione polmonare, esagerata e protratta in fibrosi cistica, continua a suscitare un interesse maggiore tra i ricercatori, e le piante medicinali continuano ad essere seriamente considerate come fonti per farmaci ad azione antinfiammatoria. Questa volta è il caso del Partenio o Amarella, una specie di minuscolo crisantemo selvatico (Chrysanthemum parthenium), una pianta medicinale impiegata nella tradizione popolare come antinfiammatorio, particolarmente nel trattamento dell’artrite e del mal di testa. Da questa pianta viene estratta una sostanza, il partenolide (chimicamente un lattone sesquiterpene), di cui, in uno studio del gruppo di Berger dell’Università di Cleveland (1), viene testata la capacità di interferire sulla risposta infiammatoria in cellule CF e in topi CF. Viene ipotizzato che l’eventuale azione antinfiammatoria del partenolide si esplichi attraverso l’inibizione dell’attivazione del fattore centrale che regola la risposta infiammatoria nelle cellule, il cosiddetto “fattore nucleare kB” (NF-kB), complessa molecola proteica che stimolata da segnali infiammatori induce a livello nucleare il risveglio di geni che fanno produrre molteplici potenti proteine infiammatorie.
Questi studiosi operano sia in vitro, su linee cellulari normali e CF, che in vivo, su topi privi di CFTR. Le cellule vengono prima trattate con partenolide e poi indotte ad uno stato infiammatorio attraverso stimolazione con alcune potenti citochine ad effetto infiammatorio (IL1 beta e TNF). I topi vengono pretrattati con partenolide o, come controllo, con il semplice veicolo. Nei topi l’infiammazione polmonare viene indotta con l’instillazione in trachea di tossine ricavate da batteri (lipopolisaccaridi). I risultati sono molto interessanti.
Nello studio in vitro il partenolide è in grado di inibire significativamente la secrezione di una potente citochina, l’IL-8. Nello studio in vivo, il partenolide inibisce a livello bronchiale l’afflusso di globuli bianchi neutrofili e la produzione di molecole infiammatorie (citochine e chemochine), in sostanza azzera la risposta infiammatoria. Viene anche dimostrato che l’effetto del partenolide si esplica attraverso l’inibizione dell’enzima (IkB), che attiva in primis NK-kB.
Questa sostanza è certamente candidata a seguire l’iter di ricerca che può portare a trial clinici nell’uomo, una volta dimostrata la sua innocuità, soprattutto nel senso di non deprimere sensibilmente le risposte di difesa immunitaria.
1. Saadane A, et al. Parthenolide inhibits IkB kinase, NF-kB activation, and inflammatory response in cystic fibrosis cells and mice. Am J Respir Cell Mol Biol. 2007. 36:728-736