Il Moli 1901 è una sostanza che appartiene al gruppo di nuovi farmaci ideati con lo scopo di migliorare il trasporto di elettroliti e in particolare di cloro nelle cellule respiratorie FC. Normalmente questo trasporto avviene attraverso la proteina CFTR; se la proteina CFTR è mutata, il trasporto di cloro è difettoso. Precedenti ricerche hanno dimostrato che il Moli 1901 è in grado di aumentare il trasporto del cloro attraverso canali secondari indipendenti da CFTR. E’ già stato realizzato anche un trial, in un piccolo gruppo di malati FC e di sani, basato sull’uso di Moli instillato per via intranasale (una dose singola, molto bassa, di 10 micromoli/L ): non vi sono stati effetti indesiderati e la secrezione di cloro misurata a livello delle cellule dell’epitelio nasale è aumentata sia nei sani che nei malati.
In questo lavoro (1) si dà notizie della sperimentazione di Moli per via aerosolica in 3 gruppi di malati FC, composti ciascuno da 8 soggetti, dei quali, senza saperlo, 6 usavano realmente il farmaco e 2 facevano un placebo. Erano malati FC di età superiore a 16 anni, con malattia di modesta entità (avevano funzionalità respiratoria nel complesso buona, la FEV1 mediana 90% rispetto al predetto). La sperimentazione è avvenuta presso l’ospedale di Essen, in Germania.
La dose di Moli era diversa nei tre gruppi, rispettivamente 0,5 mg 1,5 e 2,5 mg, somministrati in un’unica seduta aerosolica al giorno, per 5 giorni consecutivi.
La sperimentazione, in termini tecnici un “Trial di fase II, gestito da un solo Centro, in doppio cieco, con il controllo del placebo e a dosi di farmaco crescenti”, aveva lo scopo di osservare l’insorgenza di eventuali effetti collaterali sfavorevoli. Su 24 malati, se ne sono verificati due importanti che hanno portato alla sospensione del farmaco: una crisi di broncospasmo con diminuzione dalla FEV1 da 70% a 53% in un malato di cui già in precedenza era conosciuta l’iperreattività bronchiale e che inalava 1,5 mg di Moli e un episodio di irritazione della gola ed eccessiva salivazione in un altro che inalava la dose di 2,5 mg. Gli altri effetti indesiderati sono stati classificati come minori (complessivamente 14 effetti, dal mal di testa al disturbo gastrico).
Assenti sono stati effetti collaterali misurati nel sangue. Inoltre, e questo è un dato importante, si è visto che con i dosaggi usati Moli1901 non passa dai bronchi nel circolo sanguigno: a questo livello, infatti, non se ne è trovata traccia. Infine l’aerosol con Moli non ha modificato le caratteristiche dell’escreato e la saturazione periferica d’ossigeno misurata con ossimetria.
In via secondaria, il trial ha voluto anche produrre una valutazione dell’efficacia clinica del farmaco: a questo scopo è stata misurata la funzionalità respiratoria prima dell’inizio del trattamento, al 5° giorno (sospensione) e a distanza (26 giorni), naturalmente in tutti gli 8 malati dei tre gruppi. Sia al 5° giorno che al 26 giorno quelli che facevano il placebo avevano una FEV1 invariata se non peggiorata. Quelli che usavano Moli avevano un incremento che si è dimostrato tanto maggiore quanto più alta la dose di Moli usata: con 2,5 mg il recupero è stato di 7 punti percentuali di FEV1 al 5° giorno, e di 8 punti percentuali dopo 24 giorni. Gli autori ipotizzano che questo effetto prolungato del farmaco si colleghi al fatto che non passa in circolo: è possibile che una volta aerosolizzato si depositi e persista in maniera prolungata a livello di cellule bronchiali. Cosa che potrebbe essere vantaggiosa e ne prolungherebbe gli effetti benefici.
Superata la fase II, ci si aspetta che sia avviato un trial di fase III: con la partecipazione di un maggior numero di malati provenienti da molti Centri. Un genitore o un malato potrebbero chiedersi: ma che novità è ..un aerosol . La novità c’è ed è importante: il farmaco inalato è diretto a correggere, seppure indirettamente, il difetto di base che provoca la malattia. Gli altri aerosol (antibiotici, mucolitici ) curano le conseguenze del difetto di base.
1) Grasemann H et all “Inhalation of Moli 1901 in patients with cystic fibrosis” Chest 2007; 131:1461-1466