Ricerche in corso mirano a diagnosticare sempre più precocemente la fibrosi cistica nel corso della gravidanza: in futuro potrebbe essere sufficiente un prelievo di sangue materno alla settima- ottava settimana di gravidanza. Una diagnosi così precoce potrebbe servire anche alla ricerca di una terapia altrettanto precoce. Un gruppo di ricerca londinese ha di recente descritto il successo ottenuto in un esperimento di terapia genica realizzato su modello animale in epoca prenatale (1). In realtà l’esperimento ha dimostrato non tanto la possibilità della “terapia genica fetale”, ma qualcosa che è preliminare a questa: la possibilità di trasferire un gene, attraverso un virus che fa da vettore, in cellule epiteliali gastrointestinali di feto d’animale da laboratorio (feto di pecora).
L’esperimento è consistito in questo: attraverso ecografia è stato individuato lo stomaco del feto di una pecora (la gravidanza aveva raggiunto i due mesi, che sono circa un terzo del totale della durata della gravidanza della pecora). Sotto controllo ecografico e per via percutanea, attraversando cioè dall’esterno l’addome e l’utero della pecora-madre (così come si fa per la villocentesi nelle donne) è stato iniettato nello stomaco del feto un virus, appartenente alla famiglia degli adenovirus, gli stessi virus usati come vettori del gene CFTR. In questo virus era stato inserito il gene responsabile della produzione di un enzima chiamato betagalattosidasi. Due giorni dopo l’iniezione, sono stati prelevati frammenti di tessuto dello stomaco e dell’intestino fetale e si è visto che contenevano il gene “trasferito”. I ricercatori sottolineano le prospettive importanti dell’esperimento: una terapia genica, attuata attraverso il trasferimento del gene normale da affiancare al gene mutato, potrebbe evitare il danno precoce dei tessuti fetali provocato appunto dall’anomalia genetica; potrebbe permettere di raggiungere cellule d’organi che sono meno accessibili nell’adulto (pensiamo per esempio ai bronchi o allo stesso apparato riproduttivo del bambino FC).
Lo stesso gruppo di ricercatori aveva in precedenza dimostrato (2) che era possibile trasferire il gene della beta-galattosidasi nei bronchi del feto di pecora. Avevano sempre usato un virus (Adenovirus) come vettore del gene e l’iniezione era avvenuta nella trachea, sempre per via percutanea sotto controllo ecografico. Dopo l’iniezione, il gene trasferito era risultato diffusamente presente a livello delle cellule della trachea e dell’albero bronchiale; inoltre la puntura tracheale non aveva provocato complicazioni a livello fetale.
Per pensare ad una terapia genica fetale c’è davvero ancora tanta strada da fare, ma questi esperimenti ci dicono che siamo nel campo della scienza, non della fantascienza.
1) David AL, Peebles DM “Clinically applicable procedure for gene delivery to fetal gut by ultrasound gastric injection: toward prenatal prevention of early onset ntestinal diseases” Hum Gen Ther 2006 Jul ; 17(7) :767-69
2) Peebles D, Gregory LG “Widespread and efficient marker gene expession in the airway epithelia of fetal sheep after minmally invasive tracheal application of recombinant adenovirus in utero” Gene Ther 2004 Jan ; 11: (1) : 70-8