Sono un medico, mia moglie (medico) è portatrice di FC sulla base di specifica indagine genetica (suo nipotino morì 30 anni fa di FC a pochi mesi di vita). E’ in programma analisi genetica per i nostri 2 figli ventenni (clinicamente sani!). Esistono statistiche controllate circa le percentuali di trasmissione della mutazione (recessiva) della FC? La “teoria” sostiene che 2 portatori per FC hanno probabilità 1/4 sano, 2/4 portatori, 1/4 malato, mentre da un portatore ed uno sano 1/2 portatore ed 1/2 sano. La realtà peraltro ci sembra dare una maggiore “prevalenza” alla trasmissione dei geni mutanti. Si tratta solo di una impressione “emotiva”?
Intorno agli anni 80, ma anche prima, quella branca della genetica chiamata genetica di popolazione ha realizzato alcuni studi mirati a dimostrare che il gene responsabile della fibrosi cistica è uno solo e che si trasmette con modalità autosomica recessiva. Uno dei più importanti di questi studi (1) fu realizzato nel 1985 con il concorso dei principali centri FC italiani: essi fornirono ai genetisti l’albero genealogico (ricostruito in maniera molto dettagliata: fratelli dell’affetto e, sia per parte materna che paterna, zii, nipoti, cugini e secondi cugini, nonni e bisnonni) di 624 coppie con figlio affetto da FC. Su questi dati i genetisti applicarono due modalità classiche per studiare l’ereditarietà: l’analisi di segregazione del gene che, in mancanza di possibilità di diagnosi genetica diretta (il gene fu scoperto nel 1989), si dovette accontentare del calcolo del numero dei soggetti affetti per ogni albero famigliare; e l’analisi del numero di matrimoni tra consanguinei (matrimoni tra primi e secondi cugini). Questo secondo dato è importante, perché se un gene si trasmette con modalità recessiva, è più frequente che nascano figli malati dalle coppie di “consanguinei” (chiamati così perché hanno un progenitore in comune, quindi le coppie di primi cugini o secondi cugini che hanno in comune un nonno o un bisnonno). Essi hanno maggiori probabilità delle coppie di non consanguinei di possedere lo “stesso ” gene, trasmesso in maniera asintomatica dal nonno ad un genitore e da questi a loro stessi. Occorreva però confrontare il numero delle coppie di consanguinei con figlio affetto da FC con quello delle coppie di consanguinei della popolazione generale. Poiché i consanguinei per sposarsi dovevano chiedere una dispensa speciale dalla Chiesa Cattolica, fu utilizzato l’Archivio apposito custodito dalla Chiesa provincia per provincia (95 provincie, con dati riguardanti gli anni fra il 1910 e il 1960). Le coppie di consanguinei risultarono decisamente più numerose nella casistica dei Centri che nella popolazione generale. Inoltre lo studio delle “fratrie” (il numero complessivo di fratelli e sorelle del malato) indicò che il numero degli affetti era pari al 25% del totale dei figli avuti dalle coppie.
Oggi la genetica molecolare, con la possibilità dell’identificazione diretta del gene CFTR, potrebbe tracciare la “segregazione” di tipo recessivo del gene mutato, diagnosticando negli alberi genealogici familiari che i soggetti malati sono tali perché lo possiedono in doppia copia, mentre i portatori sani lo possiedono in singola copia e che queste segregazioni corrispondono (su grandi numeri) alle percentuali attese: 25% malati, 50% portatori sani, 25% sani non portatori. Anche la possibilità di saggiare il funzionamento della proteina CFTR sarebbe di supporto alla teoria recessiva: il malato, che ha due copie mutate del gene CFTR, ha una proteina CFTR assente o non funzionante o molto poco funzionante. Il portatore sano, che possiede una copia normale e una copia mutata del gene, ha una proteina CFTR funzionante al 50%; non ha sintomi di malattia FC, perché per prevenirli sembrerebbe sufficiente una quantità di proteina funzionante pari a circa il 20% del normale. La “sensazione” che il gene mutato si trasmetta con una frequenza maggiore di quella stabilita dalla modalità recessiva si deve considerare, in base ai ragionamenti esposti, una sensazione o “impressione emotiva”. E’ anche opportuno ricordare che le leggi della genetica vanno studiate su grandi numeri di soggetti, e che le osservazioni su piccoli numeri o famiglie isolate sono spesso confondenti.
1) Romeo G et all. “Incidence in Italy, genetic heterogeneity and segregation analysis of cystic fibrosis”. Am J Hum Genet 1985; 37:338-349