Che possibilità ho di diventare padre?
mi sarà possibile?
posso avere delle alternative, cn metodi gia esistenti, e quindi poter veder nascrere un mio bambino?
Nella maggior parte dei casi (si stima nel 95-98%, ma non ci sono dati certi) il liquido seminale di chi ha la fibrosi cistica non contiene spermatozoi, una condizione chiamata nel linguaggio medico “azoospermia”, che comporta che queste persone non possano avere figli per via naturale.
La ragione di questo è che le parti dell’apparato genitale maschile destinate a portare all’esterno gli spermatozoi non sono in genere normalmente sviluppate. Queste parti si chiamano “dotti deferenti”: si dice che esiste nella maggioranza dei casi una condizione di “atresia (= assenza) congenita (cioè presente sin dalla nascita) dei dotti deferenti”. I dotti deferenti sono i canali attraverso i quali gli spermatozoi prodotti nei testicoli fuoriescono all’esterno. I testicoli invece si sviluppano normalmente e producono normalmente ormoni sessuali maschili; di conseguenza lo sviluppo sessuale, l’erezione e le altre caratteristiche dell’attività sessuale sono normali; i testicoli producono anche spermatozoi, ma questi, a causa dell’assenza dei dotti deferenti, rimangono depositati all’interno dei testicoli.
Vi è oggi la possibilità di prelevare direttamente gli spermatozoi presenti nel testicolo (con un ago attraverso la cute o con una tecnica di microchirurgia) e utilizzarli per una fecondazione in vitro, cioè per fecondare in provetta gli ovociti prelevati dalla partner e, una volta fecondati, inserirli nell’utero per avviare una gravidanza.
La percentuale di successo di questa procedura, con conseguente gravidanza e nascita di un bambino, risulta essere intorno al 25% in caso di patologie diverse dalla FC, nelle quali la tecnica ha una rilevante applicazione. Mancano ancora dati certi su casistiche ampie di uomini con FC. Si sa che un numero crescente vi fa ricorso con successo: di recente uno studio inglese(1) riportava che su 13 soggetti con FC che avevano fatto ricorso a questa procedura, 6 avevano avuto un figlio.
Ma soprattutto il consiglio è di parlare direttamente di questo argomento con la persona con cui si sente più a suo agio presso il Centro che l’assiste: infermiera, medico o altro personale sanitario. L’informazione che le arriva attraverso questa via non può sostituire il colloquio e la “comunicazione” con un professionista di fiducia, che può aiutarla ad affrontare un aspetto così problematico della malattia.
A questo proposito suggeriamo di consultare un nostro commento su una recente ricerca australiana(2), che sottolinea come sia ancora oggi difficile affrontare questo tema non solo da parte dei malati FC, ma anche da parte degli operatori sanitari che per primi dovrebbero prendere l’iniziativa (Progressi di ricerca – Un’inchiesta sulla vita sessuale e riproduttiva degli uomini con fibrosi cistica). Il risultato è che le informazioni circolanti sono scarse e problematiche, e lo stesso accertamento che è fondamentale per stabilire se c’è o non c’è l’infertilità (analisi del liquido seminale) è tralasciato o eseguito tardivamente. Un aspetto del problema è “a che età” l’argomento vada affrontato. E’ vero che non tutti i maschi si pongono il problema alla stessa età, ma è anche vero che sta alla sensibilità e alla professionalità di chi li assiste cogliere l’occasione per aprire il dialogo, stabilire un metodo d’approccio al problema. C’è da sperare che se questo non avviene, siano i malati stessi ad esigerlo (come nel caso della persona che ci ha scritto), dimostrandosi “più coraggiosi” e responsabili dei loro curanti.
1) Boyd JM “Fertility and pregnancy outcomes in men and women with cystic fibrosis in the United Kingdom”. Human Reproduction 2004,10,2238
2) Sawyer SM et all. “A survey of sexual and reproductive health in men with cystic fibrosis: new challenges for adolescent and adult services”. Thorax 2005; 60: 326-30