Favorire la produzione di ossido nitrico con l’assunzione di integratori a base di L-Arginina può aiutare un malato FC a migliorare le proprie funzioni respiratorie, riducendo l’accumulo di muco nei polmoni?
Uno degli aspetti della malattia polmonare in FC è la bassa produzione da parte delle cellule polmonari di ossido nitrico (ON), una sostanza vaso- e bronco-dilatatrice, forse anche implicata nei meccanismi di difesa del polmone. La riduzione di ON è comune ad un altra malattia, la discinesia ciliare congenita. Nell’asma invece le cellule polmonari producono una quantità maggiore di ON, che può essere misurato nell’aria espirata: questo aumento è correlato positivamente all’entità dell’infiammazione delle vie aeree e l’ON si riduce in risposta alla terapia antiasmatica.
Perchè si misura una scarsa quantità di ON nell’aria espirata dei pazienti con FC? La ragione o le ragioni non sono chiare. Una ipotesi è che lo strato di muco impedirebbe all’ON di arrivare nel lume bronchiale e quindi di essere espirato. Un’altra ipotesi è che le sostanze che servono a produrlo sarebbero utilizzate dalla Pseudomonas aeruginosa per vivere in condizioni di anaerobiosi, cioè di assenza di ossigeno. Una terza ipotesi è che vi sarebbe una carenza di substrati, che servono a produrre l’ON. Uno di questi è l’arginina (A), un aminoacido che serve infatti a produrre l’ON.
Un gruppo di esperti di Essen (Germania) ha seguito questa ultima ipotesi. La somministrazione di un bolo di A per via endovenosa e per os ha comportato un aumento dell’ON nell’aria espirata, che non raggiungeva peraltro la quantità registrata nei soggetti sani (1, 2). La funzione polmonare non variava dopo una unica somministrazione, nè dopo la somministrazione di A per os per 6 settimane (2). Qualche risultato è stato ottenuto con una inalazione di A: l’aumento di ON era evidente, seppur questa sostanza non raggiungeva i valori dei soggetti normali (3). Si poteva registrare in questo caso un effetto positivo sulla funzione polmonare, che però avveniva 4 ore dopo l’inalazione di A, quando l’ON esalato si riduceva (3). Tutti questi tre studi sono pilota, cioè sono stati eseguiti in un numero piccolo di pazienti, da 11 a 13. Inoltre gli autori sono sempre gli stessi e nessun altro gruppo di ricerca ha confermato le osservazioni dei medici di Essen.
Per concludere, non abbiamo ancora elementi di provata efficacia e soprattutto di sicurezza sulla somministrazione di A e specialmente per un suo uso prolungato. Si tratta di un filone di ricerca, che contribuisce e contribuirà ad aumentare le conoscenze sulla malattia polmonare, ma che è ancora nella fase II, quindi ben lontana dalla fase III, caratterizzata da studi clinici che hanno lo scopo di verificare l’efficacia e la sicurezza di un farmaco, somministrato in un numero consistente di pazienti e per un tempo sufficientemente lungo.
1) Eur Respir J 1999; 13:114-118
2) Eur Respir J 2005; 25:62-68
3) Am J Respir Crit Care Med 2006; 174:208-212