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29 Maggio 2008

Si può prevenire l’ostruzione intestinale in FC?

Autore: S.
Domanda

Buongiorno, sono la mamma di una bimba FC di 4 anni che si è già rivolta a voi e vi stima molto. Purtroppo mi è capitato di assistere alla situazione in cui si è trovata una bimba FC un po’ più grande della mia che aveva subito un intervento per ileo da meconio alla nascita e si trovava con una forte occlusione fecale (forti dolori addominali, clistere, sondino nel naso). Siccome so che il malato FC è soggetto a questi problemi e i medici mi hanno detto che con l’ecografia che viene fatta periodicamente il ristagno di feci non è diagnosticabile, mi chiedo come mai non si riesca ad evitare una tale sofferenza inserendo un esame specifico saltuariamente nel day hospital (credo si veda solo con i raggi) intervenendo magari “solo” con un clistere. So bene che ogni paziente ha una storia a sé e non si possono fare paragoni ma, visto che l’esperienza mi ha segnato e mi spaventa l’imprevedibilità con la quale si può presentare il problema (nonostante il paziente si scarichi quotidianamente e in buone quantità), vorrei sapere se c’è un sistema per evitare di stare così male rischiando anche un intervento chirurgico da un giorno all’altro, visto che gli strumenti al giorno d’oggi ci sono….Ringrazio tanto per la chiarezza e disponibilità che offrite con le vostre risposte.

Risposta

Effettivamente la tendenza ad ostruzioni intestinali è caratteristica della fibrosi cistica: il 10-15% dei malati CF si presenta già alla nascita con una tipica importante occlusione dell’ultima parte dell’intestino tenue (l’ileo); questi stessi bambini sono più propensi in seguito a ostruzioni sempre dell’ultimo tratto, ma anche altri soggetti, a qualunque età, possono avere queste situazioni chiamate di “impatto fecale” o meglio di “ostruzione intestinale distale (o DIOS)”. La causa è la tipica disidratazione/densità del muco intestinale, accompagnata da una non completa digestione del contenuto alimentare. Le briglie aderenziali che si possono avere nell’operato per ileo da meconio possono favorire la condizione ostruttiva. Un fattore fortemente favorente è la scarsa igiene intestinale: il rinviare la defecazione quando se ne sente il bisogno (questo disidrata il contenuto intestinale).

Tuttavia, queste situazioni, seppur frequenti, non sempre sono così drammatiche come descritte nella domanda e solo in casi molto eccezionali può essere richiesto un intervento chirurgico. Sono comunque situazioni ben trattabili. Non vi sono esami da fare periodicamente per controllare e prevenire le situazioni ostruttive: l’ecografia addominale o una semplice radiografia possono essere di qualche utilità (ma non obbligatori) quando vi è un quadro clinico evidente. Questo è dato dai dolori addominali, localizzati particolarmente al basso addome di destra (la cosiddetta fossa iliaca destra), perché è lì che termina l’ileo e lì c’è l’impatto, talora vomito, spesso riduzione o arresto della defecazione. Il quadro può essere acuto, quasi mai però improvviso, più frequentemente ha un lungo periodo di gestazione, caratterizzato da dolori addominali variabili, stitichezza, diminuzione di appetito. Il medico apprezza alla palpazione una massa pastosa più o meno dolente alla palpazione profonda nella fossa iliaca di destra (la stessa sede dell’appendicite, con la quale il quadro potrebbe confondersi: alcuni pazienti in passato sono stati operati di appendicite quando si trattava invece di impatto fecale).

Il trattamento è quasi sempre medico: si inizia con abbondanti clisteri evacuativi e se non vi è risposta si ricorre alla somministrazione per bocca di abbondanti quantità di soluzioni “osmotiche”, che hanno lo scopo di idratare il contenuto intestinale. In rari casi resistenti a questi trattamenti si introduce un sondino attraverso il naso e lo si fa giungere fino all’intestino tenue: vi si introducono ripetutamente sostanze fluidificanti (fluimucil), soluzioni osmotiche (gastrografin), enzimi pancreatici, fino alla risoluzione dell’impatto.

La prevenzione di questi eventi si basa su accorgimenti e comportamenti abituali di buona igiene intestinale: la corretta e costante somministrazione di enzimi pancreatici; un’alimentazione ricca di fibre (verdure, frutta, polenta), con riduzione dei cibi secchi; educarsi a scaricare l’intestino appena si avverte il bisogno, senza rinviare.

G.M.


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