Salve, sono un ragazzo di 16 anni affetto da FC. Ho più che altro problemi a livello intestinale, problemi di gicemia alta e problemi al fegato. So che prima o poi avrò bisogno di fare antibiotici endovena: vorrei sapere quando si ricorre a questo e perchè. Vi ringrazio per la risposta
Gli antibiotici servono per controllare le infezioni. E nella fibrosi cistica l’infezione che richiede più frequentemente interventi terapeutici è quella polmonare. In questa malattia si hanno inizialmente infezioni acute (anche se in genere piuttosto protratte), cioè infezioni che si risolvono. Con il passar del tempo assai frequentemente si instaura una infezione cronica, cioè i batteri che causano l’infezione si mantengono a lungo nell’albero respiratorio, sono difficili da eliminare completamente e l’organismo mette in moto le sue difese in un processo di infiammazione cronica, che da un lato contiene l’invasione batterica ma dall’altro danneggia progressivamente i tessuti broncopolmonari. L’infezione cronica può decorrere subdolamente senza dare molti segni di sé o dando disturbi minimi, ma spesso vi si sovrappongono le cosiddette esacerbazioni, cioè fasi di riattivazione dell’infezione, dovute ad una esplosione di virulenza e di capacità riproduttiva degli agenti infettivi ma anche ad un cedimento di qualche difesa dell’ospite. L’infezione è provocata da virus o batteri, più raramente da particolari funghi (Aspergillus, Candida ed altri). I batteri più comunemente in causa sono Pseudomonas aeruginosa e Staphilococcus aureus, meno frequentemente Haemophilus infuenzae, Burkholderia cepacia e pochi altri. Questi batteri possono presentare resistenza ad alcuni o a parecchi degli antibiotici oggi disponibili: la resistenza può far parte della natura dei batteri (nascono resistenti) o può venire acquisita nel tempo
Gli antibiotici vengono impiegati nelle infezioni acute e nelle prime fasi dell’infezione cronica con l’intento di eradicare i batteri in causa. Le infezioni da virus sono difficili da riconoscere ed in genere non curabili con antibiotici, ma comunque anche quando si sospetta che l’infezione sia virale si opta per un trattamento antibiotico contro i batteri abitualmente presenti, poiché l’infezione virale facilita la virulentazione dei batteri che sono in quiescenza nel tratto respiratorio. La scelta dell’antibiotico si fa in genere sulla base dell’antibiogramma: si fa una coltura batterica su prelievo di materiale bronchiale (sputo o aspirato faringeo) e si testa l’effetto di inibizione dello sviluppo batterico da parte di diversi antibiotici. Si sceglie uno degli antibiotici risultato attivo nella prova di laboratorio. Quando l’infezione si fa cronica l’antibiotico viene impiegato talora come terapia continuativa, talora solo nel trattamento delle esacerbazioni. Talora si fa di base il trattamento continuativo, con interventi più massicci quando si ha esacerbazione.
Le modalità di somministrazione sono molteplici: per bocca, per aerosol, per via intramuscolare o per via venosa. La scelta si basa su diversi criteri. Nelle infezioni acute lievi o nelle fasi iniziali dell’infezione cronica si preferisce somministrare un antibiotico per bocca se questo risulta attivo nelle prove di laboratorio. Anche nelle esacerbazioni meno gravi dell’infezione cronica si preferisce l’antibiotico per bocca. Ma sono assai pochi gli antibiotici di buon assorbimento intestinale che siano attivi contro i germi patogeni più in causa nella FC: tra questi, la ciprofloxacina (o altri farmaci cosiddetti chinolonici) è la più frequentemente usata, quando attiva, nell’infezione da Ps. aeruginosa. Per gli interventi di eradicazione precoce di Pseudomonas (alla prima coltura positiva) si interviene con ciprofloxacina per bocca spesso associata a tobramicina o colimicina per aerosol. Nell’infezione cronica da Pseudomonas si fa in genere un trattamento cronico (mesi e talora anni) con antibiotico per aerosol: tobramicina o colimicina due volte al giorno. Le esacerbazioni sono trattate prevalentemente con cicli antibiotici di 2 settimane per via venosa, in genere con l’associazione di due antibiotici. La via venosa è spesso obbligata quando non sono disponibili per quel batterio in quel momento farmaci attivi per bocca, ma essa è anche la più efficace perché permette di concentrare nel sangue e quindi nei polmoni l’antibiotico a livelli sufficienti per controllare il batterio. Questo è particolarmente importante quando il danno polmonare sia avanzato e l’albero respiratorio intasato da secrezioni purulente. La via intramuscolare è in genere inadeguata e dolorosa per la somministrazione dell’antibiotico ai dosaggi necessari per queste infezioni. La via venosa si impiega in genere mediante fleboclisi, che consentono una migliore regolarità e una migliore tolleranza dell’ afflusso di antibiotico al sangue.