Buona sera, sento spesso parlare di mutazioni rare e sento spesso dire che non vengono cercare per carenza di fondi. Volevo capire come avviene questa ricerca: nel caso di una genetica negativa al 97% vuol dire che in quel 3% potrebbero esserci quelle mutazioni rare? E nessuno le cerca?
Oggi esistono vari tipi di test genetici per identificare le mutazioni del gene CFTR nel DNA: i test più semplici (detti di 1° livello) identificano le mutazioni più frequenti, i test più complessi (di 2° e 3° livello) anche quelle più rare.
I test di 1° livello si basano sulla ricerca sistematica di un certo numero di mutazioni, in genere le più frequenti, causative della malattia. Un test positivo indica che è stata identificata una mutazione, mentre un test negativo indica che non è stata identificata alcuna mutazione tra quelle ricercate. Questi test, nella popolazione italiana, consentono di rilevare, in media, circa il 90% delle mutazioni del gene CFTR, con variazioni da regione a regione: a livello regionale, infatti, ci possono essere mutazioni particolari che non sono comprese nel test generale.
Esistono poi metodiche più avanzate di diagnostica molecolare, definiti test di 2° e di 3° livello, che consentono di aumentare significativamente fino al 97% la sensibilità del test, cioè la sua efficacia nel rilevare la presenza di possibili mutazioni rare. Alcune di queste tecniche, tuttavia, permettono l’identificazione non solo delle mutazioni patologiche ma anche di variazioni della sequenza del gene di cui talora non si conosce l’effetto clinico, cioè non si sa se comportino malattia oppure se siano benigne (ovvero che non hanno un effetto a livello clinico).
La scelta del tipo di indagine da eseguire dipende dallo scopo per cui il test genetico viene richiesto. Il test di 1° livello è in genere usato come screening neonatale o nel test del portatore sano di FC. Si preferisce invece usare le indagini di 2° e 3° livello per particolari situazioni, per esempio nel caso di diagnosi incerte di fibrosi cistica oppure in presenza di una coppia con un rischio riproduttivo elevato (come nel caso di una coppia in cui uno dei partner è malato di fibrosi cistica), ma sempre dopo aver spiegato che questa scelta può portare a risultati difficili da interpretare e che potrebbero mettere in difficoltà la coppia.