Buongiorno, ho una figlia di 4 anni affetta da fibrosi cistica, con mutazione F508del. A seguito dell’aspirato è stata riscontrata la positività al batterio Stenotrophomonas maltophilia con assenza di sintomi, ci è stato prescritto di effettuare una cura antibiotica con Bactrimel per 10 giorni.
Quello che mi chiedo è: è necessario effettuare una cura antibiotica anche in assenza di sintomi visto che la precedente volta per un altro tipo di batterio (sempre in assenza di sintomi) non mi è stato prescritto nessun antibiotico? Bisogna intervenire sempre con cure antibiotiche ogni qualvolta si presenta la positività a un batterio anche in assenza di sintomi? La mia perplessità nasce in relazione alla somministrazione di cure antibiotiche anche in assenza di sintomi ogni qualvolta si presenti una positività. Resto in attesa di un riscontro. Grazie.
Anche se le prospettive di cura dei soggetti affetti da fibrosi cistica stanno rapidamente cambiando grazie alle nuove terapie a oggi già disponibili per tutti i pazienti portatori di almeno una mutazione F508del, le infezioni broncopolmonari continuano a essere un tema da affrontare con grande impegno.
Nelle più recenti linee guida della Società Europea Fibrosi Cistica (qui), viene ribadita la necessità di trattare sempre la presenza dei germi presenti nella coltura delle secrezioni delle vie respiratorie, in presenza di sintomi compatibili con la condizione di infezione attiva. A oggi, l’indicazione al trattamento per eradicare un germe al primo isolamento anche in soggetti asintomatici è riferita solo alla prima comparsa di Pseudomonas aeruginosa. In un recente articolo scientifico (questo) è stato affermato che, per chiarire quando e come trattare altri batteri multiresistenti agli antibiotici, sono necessari ulteriori studi in modo da evitare che l’uso non corretto degli antibiotici aumenti il rischio di peggiorare la condizione di farmaco-resistenza.
Stenotrophomonas maltophilia è uno dei più comuni batteri multiresistenti presenti nelle vie respiratorie delle persone con fibrosi cistica e il suo isolamento sta diventando progressivamente sempre più frequente. Sulla base dei dati emergenti nei registri-malattia internazionali (e presentati in questo studio) si è visto che la presenza cronica di S. maltophilia si associa mediamente a una condizione severa di broncopneumopatia, anche se a oggi non è chiarito se il batterio è di per sé causa di deterioramento polmonare significativo oppure se la sua presenza è da considerare un marcatore dell’alterazione della flora microbiologica delle vie respiratorie associata a un impegno respiratorio più importante.
Per un approfondimento scientifico sul tema dei protocolli da considerare a fronte della presenza di S. maltophilia nelle vie respiratorie dei soggetti con fibrosi cistica, rimandiamo a questa pagina del sito informativo CFDB afferente alla nostra Fondazione. Viene in questo contesto affermato che, a oggi, ci si deve affidare al giudizio clinico per decidere le strategie terapeutiche più opportune. Ribadiamo, quindi, che solo i sanitari del Centro Fibrosi Cistica che seguono i pazienti possono avere tutti i dati clinici e di laboratorio utili per decidere costi/benefici del trattamento antibiotico, a fronte di un primo isolamento del batterio nella coltura dell’escreato broncopolmonare.