Mi piace camminare in montagna, dopo diversi anni di malattia i cui effetti sono arrivati tardi mi accorgo che la mia ossigenazione non mi permette di salire come prima e come le altre persone, faccio molta fatica e devo fermarmi per riprendere fiato. La mia saturazione è 93 con il saturimetro in città. Vorrei capire quanto questa fatica sia provocata dal fatto che non sia allenata e non faccia sport (e quindi sia in parte migliorabile con l’allenamento) e quanto dalla malattia che ha compromesso gli scambi gassosi.
Non vorrei rinunciare al piacere della montagna dove mi sembra di respirare meglio e dove l’aria è più sana.
Dalle informazioni che ricaviamo dalla domanda posta, ci viene da pensare che la “molta fatica” e la necessità di “fermarmi per riprendere fiato” dipendano sia dalla bassa saturazione che dallo scarso allenamento.
La saturazione (il termine medico esatto è la percentuale di saturazione in ossigeno dell’emoglobina) dipende anche dalla pressione atmosferica, che si riduce salendo di quota: più si sale in quota più si riduce l’ossigeno contenuto nell’aria e perciò si riduce la saturazione. Anche a riposo, salendo di quota la saturazione si riduce. L’esercizio fisico, come il camminare, specie in salita, richiede di aumentare la ventilazione (litri di aria che entrano ed escono dai polmoni) e l’assunzione di ossigeno (litri di ossigeno che entrano ed escono dai polmoni) per far fronte alle maggiori richieste energetiche legate all’esercizio. Se i polmoni sono compromessi, durante l’esercizio si può verificare una desaturazione anche a livello del mare. Ovviamente la desaturazione è maggiore in alta quota, specie sopra i 1.500 metri di altitudine. In generale alla desaturazione si può ovviare con la somministrazione di ossigeno.
Per quanto riguarda l’allenamento, tanto più i muscoli sono allenati tanto meglio funzionano, sia in termini di forza che di resistenza. Un muscolo allenato va in acidosi lattica dopo un lavoro più prolungato e ciò consente al polmone di richiedere minor ventilazione e perciò di far uno sforzo maggiore. Probabilmente un muscolo allenato riesce a lavorare anche in presenza di una lieve desaturazione (valori di 87-90%).
È fondamentale perciò procedere in due modi: a) allenare i muscoli scheletrici, specie quelli delle gambe con un programma individualizzato, che possa prevedere anche la somministrazione di ossigeno durante l’attività di cammino sul nastro trasportatore o di pedalare su una cyclettte (la somministrazione di ossigeno consente di ottimizzare il programma di allenamento per ottenerne i maggiori benefici); b) occorre scegliere mete per il cammino in quota non superiori agli 800-1000 metri di altitudine, in modo che i valori di saturazione siano anche a riposo superiori al 92-93%.
I fisioterapisti del Centro possono organizzare un programma di allenamento personalizzato di almeno 12 settimane, che potrà essere svolto anche al proprio domicilio e monitorato nei risultati periodicamente. Questo è il primo e fondamentale passo per migliorare la prestazione dei muscoli scheletrici e affrontare poi passeggiate in montagna a quota bassa, alternando il cammino a pause e usando eventualmente l’ossigeno durante lo sforzo.