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11 Gennaio 2022

Gli effetti collaterali di Kaftrio sul fegato

Autore: Maddalena
Domanda

Buongiorno, ho iniziato terapia con Kaftrio ma le transaminasi si sono alzate e ho dovuto interrompere. Esiste qualche prodotto per abbassare le transaminasi? Grazie.

Risposta

L’aumento dei parametri che, nel sangue, indicano un danno alle cellule del fegato o delle vie biliari, come ALT, AST, yGT e la bilirubina diretta, rappresenta un effetto collaterale associato alla somministrazione di Kaftrio già segnalato nei trial autorizzativi di fase 3. I risultati di questi studi sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali nel 2019 (qui e qui). Lo stesso effetto collaterale era già stato segnalato per Orkambi ma nel caso di Kaftrio il 7 e il 7,9 % dei pazienti in studio aveva avuto un aumento di ALT superiore di tre volte il limite superiore della norma. Queste frequenze sono decisamente maggiori di quelle registrate nelle persone che negli stessi trial assumevano il placebo (= sostanza senza alcuna proprietà terapeutica).

Non sappiamo se la frequenza di questo effetto collaterale sia maggiore nella vita reale: ci aspettiamo di si, poiché dai trial autorizzativi erano stati esclusi coloro che avevano una malattia del fegato (cirrosi con ipertensione portale o un aumento della bilirubina totale maggiore di due volte il limite superiore della norma o un aumento di ALT, AST, YGT maggiore di tre volte il limite superiore della norma).

La Vertex, azienda produttrice del farmaco, raccomanda la sospensione del farmaco in caso AST e ALT aumentino di cinque volte oltre il limite superiore della norma o di tre volte oltre il limite superiore della norma se si associa un aumento della bilirubina totale oltre due volte il limite superiore della norma. Qualora sospeso, il farmaco può essere ripreso a dose normale o a dose ridotta rispettivamente solo se la malattia epatica è lieve o moderata. Nel caso di una malattia epatica grave è suggerito di non reintrodurre il farmaco. La gravità della malattia epatica o meglio della cirrosi epatica è definita considerando alcuni parametri ematici e clinici.

In Europa, quando sono presenti i primi segni malattia epatica (aumento del volume del fegato, evidenza ecografica di steatosi epatica, aumento transitorio di AST, ALT, YGT e bilirubina) alcuni Centri prescrivono l’uso dell’acido ursodesossicolico, un acido biliare carente nella malattia, allo scopo di non far progredire la malattia del fegato. Non vi è accordo sull’uso di questo farmaco tra i Centri, perché mancano evidenze di una sua efficacia nell’impedire l’evoluzione del fegato verso la cirrosi e l’ipertensione portale.
Nel caso presentato nella domanda, se l’acido ursodesossicolico non è già stato somministrato, crediamo possa essere fatto un saggio della sua efficacia, avviando la sua somministrazione prima della ripresa di Kaftrio. Ciò rappresenterebbe non tanto una prova di efficacia nella prevenzione dell’evoluzione della malattia epatica ma un effetto di protezione dell’acido ursodesossicolico dagli effetti diretti di Kaftrio sul fegato.

Quando i segni della malattia epatica si fanno evidenti, anche solo con un aumento degli enzimi epatici, è opportuno monitorare durante la somministrazione di Kaftrio gli esami ematologici indicativi di danno epatico almeno ogni tre mesi.

Dott. Cesare Braggion, Direzione scientifica FFC Ricerca


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