La mia bambina è affetta da fibrosi cistica, ha due anni e prende il Kalydeco da circa un mese e mezzo. Sta bene e svolge le consuete terapie quotidiane. Vorrei sapere: il contatto (una doccia, ad esempio) con acqua non potabile potrebbe essere rischioso e fonte di contagio? Nella nostra casa al mare non c’è acqua potabile. Grazie.
Abbiamo recentemente affrontato il problema della contaminazione ambientale da P. aeruginosa (Pa), importante per i pazienti affetti da fibrosi cistica, perché la presenza cronica di questo germe nelle vie aeree può associarsi a un impatto negativo sull’evoluzione del problema polmonare. Ribadiamo quindi la necessità di evitare la frequentazione di saune, piscine idrotermali e locali chiusi in cui è presente acqua stagnante o viene vaporizzato vapore acqueo con alta temperatura. È opportuno inoltre lavare frequentemente le mani e fare docce di pulizia durante le attività di gioco o sportive che si svolgono nei parchi e giardini, e dopo la frequentazioni di piscine e di parchi di divertimento acquatici.
Sono invece da considerare situazioni non a rischio le docce di pulizia personale con acqua potabile, anche se è consigliabile far scorrere l’acqua uno o due minuti prima di entrare nella doccia stessa, per evitare l’eventuale vaporizzazione di Pa presente nella rubinetteria.
Infine, per quanto riguarda l’uso di acqua non potabile per l’igiene personale domestica, non è opportuno farne un pensiero fisso, soprattutto se fosse un uso saltuario. Se invece l’uso diventa abituale, va ricordato che l’acqua per essere considerata potabile è sottoposta a specifiche procedure che diminuiscono la carica dei batteri presenti. Questo ci fa supporre, anche se non abbiamo dati di riferimento o esperienze scientifiche, che l’uso di acqua non potabile per effettuare docce di pulizia, possa, anche se in modesta misura, aumentare la possibilità di venire a contatto con il germe.