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12 Novembre 2020

L’utilizzo del Creon in caso di pancreatite cronica FC permette di evitare una condizione di insufficienza pancreatica?

Autore: Grazia
Domanda

Salve, sono una ragazza di 19 anni, diagnosticata con FC mite/lieve 3 anni fa, principalmente per problemi pancreatici: valori di enzimi pacreatici nel siero costantemente sballati dall’età di 7 anni e una condizione di pancreatite cronica. A seguito di una pancreatite acuta, un anno fa, abbiamo deciso con il centro di cura di iniziare una terapia con il Creon. Da quando prendo gli enzimi, che modulo a seconda dei pasti, per evitare una condizione di stitichezza, non ho avuto più dolori addominali forti o pancreatiti forti, per me un grande traguardo. Nonostante ciò i valori pancreatici nell’analisi non sono mai rientrati, seppur diminuiti, rimangano costantemente sballati i valori di ves, amilasi, lipasi, amilasi pancreatica. La mia domanda è: questi valori sarebbero dovuti rientrare del tutto con l’utilizzo degli enzimi oppure questo non accadrà mai? Cosa si sa effettivamente di questa sufficienza pancreatica nelle forme atipiche, ci sono stati dei casi dove è perdurata nel tempo o si evolverà necessariamente in insufficienza pancreatica, data questo perenne, seppur adesso lieve, stato di infiammazione pancreatica? Il Creon aiuta a scongiurare tale ipotesi o attutisce solo i sintomi di una infiammazione? Grazie per la vostra disponibilità

Risposta

Il quadro descritto nella domanda è quello di una pancreatite cronica con ricorrenza di episodi acuti in fibrosi cistica. Nelle forme di FC sostenute da almeno una mutazione di tipo mild (lieve) la funzione pancreatica può essere più o meno conservata: circa il 10% dei malati FC hanno una tale condizione. Un pancreas che mantiene un certo grado di funzionalità che consente una sufficiente digestione degli alimenti.

In genere non è totalmente sano: c’è grande variabilità in questo da caso a caso. Il problema è che le secrezioni nei dotti pancreatici hanno una densità che ne rallenta il flusso all’intestino. Questo rallentamento fa si che gli enzimi pancreatici tendano a stazionare nei dotti e ad attivarsi nella loro funzione enzimatica già dentro il pancreas (normalmente gli enzimi pancreatici, il tripsinogeno in particolare  (che quando diventa attivo si chiama tripsina con effetto digestivo sulle proteine). Questo accumulo e attivazione ha due effetti: un forte riassorbimento degli enzimi nel sangue, da cui l’elevazione dei loro livelli nel siero; un’attività digestiva verso i tessuti pancreatici, che ha come risposta una condizione infiammatoria dell’organo. Questa infiammazione può manifestarsi con episodi acuti transitori o cronicizzarsi. La cronicizzazione  comporta una graduale sostituzione del tessuto pancreatico con tessuto fibroso o grasso. Un tale processo può consentire a lungo, e talora per sempre, sufficienza pancreatico-digestiva, ma in alcuni casi può portare alla lunga a insufficienza digestiva.

In tutte le forme di pancreatite cronica o di pancreatite acuta ricorrente, comprese quelle della fibrosi cistica, si usa somministrare enzimi pancreatici di suino (es. Creon) subito prima dei pasti e possibilmente anche a metà pasto, non tanto per fornire maggiore azione digestiva a quella che già c’è, quanto perché si ritiene che una forte presenza di enzimi aggiuntivi nell’intestino possa  ridurre la produzione di quelli “endogeni” e quindi limitarne l’aggressività dentro il pancreas (effetto feed back). Un tale trattamento, anche se manca ancora una chiara evidenza scientifica, può avere efficacia diversa da caso a caso e comunque non sappiamo se sia in grado di prevenire con certezza l’insufficienza pancreatica.

G. M.


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