Il test del sudore, eseguito con il metodo classico di Gibson e Cooke, resta il gold standard per la diagnosi di fibrosi cistica, tuttavia oggi, grazie anche all’analisi delle mutazioni del gene CFTR, sempre più frequentemente vengono individuati soggetti con forme che non soddisfano pienamente i criteri diagnostici per la FC.
I valori del cloro nel test del sudore sono così interpretati:
Obiettivo di questo studio retrospettivo (1) compiuto in due centri FC del Belgio era quello di determinare la variabilità del cloro nel sudore nel tempo misurata sullo stesso soggetto e la probabilità che un soggetto con una conclusione diagnostica potesse essere classificato in modo diverso al fluttuare dei valori del cloro nel sudore.
La variabilità interna del test è stata misurata confrontando i risultati del test eseguito in doppio (cioè su entrambe le braccia nello stesso momento), mentre la variabilità tra test è stata calcolata confrontando i risultati del test eseguito sullo stesso soggetto due o più volte nel tempo.
Su 1022 test eseguiti in doppio la variabilità interna del test del sudore è risultata piuttosto contenuta (compresa tra -3,2 e + 3,6 mmol/L). Non ci si deve dunque aspettare mai grosse differenze nel risultato del test su di un braccio rispetto all’altro.
La variabilità tra test eseguiti in momenti diversi è stata misurata su 197 soggetti che lo hanno ripetuto due o più volte (in media il secondo test era a distanza di 3 mesi dal primo). È risultata piuttosto elevata (i valori oscillavano tra -18,2 e +14,1 mmol/L), in linea con altri studi. Ma questa variabilità era ascrivibile soprattutto ai valori di cloro nella fascia intermedia. Infatti, fra 102 soggetti che avevano al primo test il cloro con valore intermedio e che in seguito ne avevano eseguiti altri in numero elevato, 53 hanno mantenuto cloro sempre intermedio, 48 hanno mostrato un cloro che passava dal range intermedio al non patologico. Caratteristiche di questi soggetti erano l’età più bassa e il cloro di partenza più basso rispetto agli altri soggetti; inoltre un genotipo composto da una vera mutazione CFTR con una mutazione dal comportamento variabile o un polimorfismo del complesso Poli-T. La spiegazione di questa variabilità può risiedere nel fatto che in questi soggetti la proteina responsabile del trasporto del cloro funziona ma in modo irregolare.
Invece quando i valori di cloro sono risultati al primo test nel range patologico oppure in quello non patologico, la variabilità tra braccio destro e braccio sinistro e tra primo e secondo test è stata molto contenuta.
Questo studio mette in luce alcune criticità associate al test del sudore: 1) la difficoltà a confrontare i risultati del test del sudore eseguito in centri in cui la metodologia di stimolazione/raccolta/analisi è differente, come è stato per alcuni aspetti il caso dei due centri della ricerca; 2) nei casi in cui il primo risultato del test del sudore sia intermedio, l’opportunità di ripetere più volte il test nel tempo e comunque basare una diagnosi definitiva di fibrosi cistica su informazioni supplementari (quadro clinico, ricerca mutazioni CFTR, immagini del polmone e batteriologia); 3) l’importanza della raccolta di una quantità di sudore sufficiente per l’esecuzione del test (deve essere superiore a 75mg): in questo studio ben il 12% dei test iniziali non ha presentato questo requisito.
Importante quindi sottolineare che il test deve essere eseguito in centri che hanno personale dedicato, usano il metodo classico di riferimento e hanno consuetudine quasi quotidiana con la procedura.
1. Vermeulen F, Lebecque P, De Boeck K, Leal T. Biological variability of the sweat chloride in diagnostic sweat tests: A retrospective analysis. J Cyst Fibros. 2016 Dec 22. pii: S1569-1993(16)30666-X. doi:10.1016/j.jcf.2016.11.008. [Epub ahead of print]