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12 Aprile 2011

Lo screening del portatore FC in Sardegna: insegnamenti da un programma pilota regione-orientato

G.Borgo

In Sardegna è stato avviato e portato a termine in breve tempo un programma pilota per lo screening del portatore FC nella popolazione generale (1): presso l’ospedale Regionale per le Talassemie di Cagliari il Servizio di Consulenza Genetica e il Laboratorio di Genetica Molecolare hanno offerto e realizzato il test per FC in 500 coppie. Il test era basato sulla ricerca di 15 mutazioni del gene CFTR, alcune diffuse in tutte le popolazioni (DF508), altre più specifiche della popolazione sarda, in particolare la T388I; studi precedenti eseguiti nei malati FC della regione avevano dimostrato che 15 mutazioni erano in grado di identificare il 95% dei portatori sardi. I risultati sono questi: è stata identificata una coppia di portatori FC (che per drammatica coincidenza è risultata essere anche a rischio elevato per talassemia); inoltre è stata fatta diagnosi di FC in una donna, figlia di cugini di primo grado, 43 anni d’età, senza sintomi, ma con test del sudore nettamente positivo, omozigote per la mutazione T388I. Nel 92.4% delle coppie entrambi i partner sono risultati negativi al test (e il rischio di avere un figlio con FC è diventato bassissimo), nel 7.2% delle coppie uno dei due è risultato portatore (36 soggetti). Nel partner del portatore, per diminuire al massimo il rischio che fosse un “falso negativo” al test, oltre all’analisi genetica standard è stata eseguita anche la ricerca delle mutazioni da “riarrangiamento”. Risultando negativo ad entrambe le analisi, il rischio di avere un figlio con FC per quella coppia è stato calcolato pari 1 su 1600 circa, che è un rischio senz’altro più modesto di quello delle coppie portatore-non portatore che facessero il test FC in altre regioni.

La numerosità dei soggetti testati in questo progetto è certamente modesta, e costituisce il limite del progetto stesso. Però il metodo seguito nella messa a punto del servizio permette di trarne considerazioni assai utili a chi volesse realizzare uno screening del portatore con caratteristiche di “servizio alla popolazione della regione”. Se l’obbiettivo è “regionale” , come è stato fatto nel caso della Sardegna:

1) prima di tutto è importante capire se per la popolazione a cui è rivolto lo screening sia possibile allestire un pannello particolare di mutazioni, comprendenti eventualmente quelle specifiche del terriroio. E’ interessante riportare che nella popolazione sarda, secondo il lavoro di Rosatelli (ma il dato andrebbe confermato su numeri più ampi) non è la DF508 la mutazione CFTR più diffusa, bensì la T388I, trovata nel 65% dei cromosomi studiati. Difficilmente potrebbe ripetersi in altre regioni italiane il caso di una popolazione così omogenea come quella sarda, ma in ogni caso il messaggio è che i probabili utenti del servizio andrebbero previsti e, nei termini del possibile, conosciuti dal punto di vista genetico. Per esempio, se nel territorio circostante fossero presenti particolari gruppi o etnie extraregionali o extranazionali dovrebbero essere incluse nel pannello di servizio le loro specifiche mutazioni (o dovrebbe essere prevista la possibilità di includerle).

2) L’allestimento di un pannello di mutazioni orientato alla popolazione, che costituisce il target del servizio, porterebbe ad innalzare la famosa “detection rate”, vale a dire la capacità di identificazione dei portatori. In questo modo le coppie in cui entrambi fossero negativi al test godrebbero di una rassicurazione molto forte contro il rischio FC e anche le coppie costituite da un portatore e un non portatore avrebbe comunque un rischio “residuo” più basso. E questo sarebbe un grosso vantaggio, perché porrebbe un freno all’uso di test genetici di “approfondimento” costosi e speso fonte di ulteriori incertezze. E infine,

3) chi offre il test e informa sui possibili risultati dovrebbe avere a mente che alcune mutazioni particolari, eventualmente presenti in certe popolazioni, possono portare a genotipi FC particolari, di cui la consulenza genetica deve dar conto. Per esempio, nel caso della T388I, il progetto pilota sardo ha sottolineato, oltre alla frequenza particolare di questa mutazione, la sua caratteristica di mutazione “lieve”, responsabile di forme di malattia FC prevalentemente benigne, tant’è vero che sono possibili diagnosi “tardive” di soggetti asintomatici, come si è verificato in maniera esemplare nel corso del programma.

Questo studio è stato finanziato con un grant della Fondazione Ricerca FC: Progetto FFC #5/2008 “Feasibility of a screening program for the preconceptional identification of Cystic Fibrosis carriers in Sardinian population”

1. Coiana A, Faa’ V, Carta D, Puddu R, Cao A, Rosatelli MC: “Preconceptional identification of cystic fibrosis carriers in the Sardinian population: a pilot screening program” Journal of Cystic Fibrosis 2011 Mar 21, PMID 21429822