È noto che circa il 25-30% dei pazienti non recuperano il valore di FEV1 precedente una riacutizzazione polmonare. Di conseguenza, in alcuni casi, i clinici tendono a prolungare il trattamento antibiotico per via endovenosa oltre i canonici 14 giorni. Nessuno studio fino ad ora ha dimostrato che il prolungamento porti benefici in termini di maggior recupero di FEV1 o di aumento dell’intervallo di tempo rispetto alla successiva riacutizzazione.
Questo studio retrospettivo (1), basato sui dati dal 1997 al 2012 del registro dei pazienti del centro FC di Toronto (Canada), vuole conoscere: se gli effetti del trattamento antibiotico per via endovenosa sulla funzionalità respiratoria (valore di FEV1) siano diversi a seconda di una maggiore o minore durata; caratterizzare quali pazienti possano beneficiare di un trattamento antibiotico prolungato.
Sono state incluse nello studio 538 esacerbazioni polmonari, tutte trattate con ciclo antibiotico per via endovenosa, in 253 pazienti. Sono stati analizzati i valori di FEV1 nei 6 mesi precedenti la riacutizzazione (FEV1 basale); all’inizio della terapia antibiotica (FEV1 giorno 0); a 14 giorni di terapia (FEV1 giorno 14); al termine della terapia (FEV1 a fine ciclo); 3 mesi dopo la fine del ciclo (FEV1 a 3 mesi). I pazienti trattati per più di 14 giorni nel centro di Toronto sono stati un terzo del totale incluso nello studio. Erano quelli più grandi (età mediana di 16,5 anni rispetto agli 11,8); diagnosticati più tardi (il 37,2% dopo i due anni rispetto al 21,8 diagnosticati prima); con un più basso FEV1 basale (51,3 % predetto rispetto a 58,5). In sostanza, quelli che avevano peggiore situazione respiratoria. A conferma di ciò, sappiamo che le esacerbazioni trattate per più di 14 giorni avvenivano più frequentemente nei soggetti di maggiore età (16,7 anni rispetto a 13,2), con minor intervallo di tempo dall’ultima esacerbazione (68 giorni contro 117) e una maggior frequenza di infezione da Burkholderia cepacia (20,4% contro 8,2).
In totale, il 55% delle esacerbazioni sono state trattate per un periodo minore o uguale a 14 giorni; le rimanenti con ciclo più lungo di 14 giorni (non viene detto quanto più lungo). Le esacerbazioni trattate per più di 14 giorni hanno fatto registrare un aumento di FEV1 anche nel periodo successivo, fino a 3 mesi dopo il ciclo; questo è avvenuto anche in quelle trattate per soli 14 giorni, ma in misura minore. Il recupero di FEV1 nel periodo successivo al trattamento è avvenuto più spesso: nei soggetti con perdita più grave di FEV1 e incremento più modesto nel periodo standard di trattamento; in quelli più giovani. Altra osservazione importante: essere femmina affetta da diabete FC sembra essere una condizione associata con un intervallo libero da esacerbzioni più breve, indipendentemente dalla durata del trattamento antibiotico. Rilevante è il fatto che dopo 3 mesi dalla fine del ciclo, sia di durata tradizionale sia prolungato, il 39% dei soggetti di entrambi i gruppi ha mostrato di aver recuperato completamente la perdita di FEV1, tornando al valore precedente l’esacerbazione.
Ulteriori studi dovranno chiarire questi dati preliminari. Il messaggio è che il recupero di FEV1 alla fine del ciclo antibiotico non è necessariamente indicativo del massimo recupero possibile: ci può essere un margine di ripresa anche a distanza dalla conclusione del ciclo, per effetto della terapia antibiotica o di altri trattamenti concomitanti. Comunque, in una certa quota di pazienti, protrarre il ciclo antibiotico può indurre un maggior recupero. Solo uno studio prospettico e non retrospettivo come il presente, che confronti un gruppo trattato per 14 giorni contro un gruppo trattato per una precisa durata maggiore, potrà darci più solide indicazioni sulla durata necessaria di un ciclo antibiotico e su quali pazienti questo prolungamento sia indicato.
1) Waters V, Stanojevic S, Klingel M, et al. Prolongation of antibiotic treatment for cystic fibrosis pulmonary exacerbations. J Cyst Fibros. 2015 Nov; 14(6):770-6