La cisteamina, una molecola usata come farmaco nel trattamento di una malattia genetica, la cistinosi, ha evocato negli ultimi anni interesse come potenziale cura della fibrosi cistica per la sua azione antinfiammatoria e di recupero della funzione CFTR (1), anche se fino ad oggi sono ancora limitate le evidenze sul piano clinico.
Un gruppo di ricercatori della compagnia farmaceutica scozzese NovaBiotics aveva pubblicato due anni orsono uno studio in vitro e su modelli animali in cui si dimostravano effetti antimicrobici di cisteamina verso Pseudomonas aeruginosa (2). Quello studio aveva evidenziato anche un’attività mucolitica della sostanza. Gli stessi ricercatori ora pubblicano uno studio da cui si evidenzia una interessante attività antimicrobica di cisteamina in vitro su vari ceppi di Burkholderia cepacia complex (BCC) (3).
Viene determinata in vitro la MIC100 (concentrazione della sostanza in esame alla quale il 100% dei batteri viene ucciso) su 36 ceppi rappresentativi di varie specie di Burkholderia cepacia complex, in gran parte provenienti da isolati di pazienti FC, incluse B. cenocepacia e B. multivorans, le specie maggiormente implicate nelle infezioni polmonari in fibrosi cistica. Queste specie batteriche hanno la caratteristica di essere assai resistenti agli antibiotici e pertanto abitualmente difficili da trattare.
Nelle colture batteriche di B. cepacia la sola cisteamina non mostra effetti significativi. La combinazione di cisteamina con gli antibiotici più comunemente impiegati nel trattamento di questa infezione (tobramicina, ciprofloxacin, cotrimoxazolo [bactrim], ceftazidime) invece ottiene risultati interessanti. La sua associazione con gli antibiotici tobramicina, ciprofloxacin e cotrimoxazolo ottiene un sensibile effetto di uccisione verso quasi tutti i ceppi di B. cepacia, inclusi quelli isolati da pazienti FC, altrimenti resistenti o con sensibilità intermedia a queste classi di antibiotici. Ciò non avviene invece per il ceftazidime.
Questo studio ha dimostrato anche che la cisteamina previene la formazione di biofilm (la barriera autoprotettiva che si costruisce il batterio per colonizzare le vie aeree) da parte dei ceppi di B. cepacia, anche se non riesce a demolirlo una volta formatosi.
Gli autori di questo studio sostengono in conclusione che la cisteamina sia un promettente candidato, sia con somministrazione per bocca sia per via aerosolica, per il trattamento delle infezioni più importanti che colpiscono i malati FC, anche se nessun tentativo è stato proposto sinora per spiegare il meccanismo con cui il composto esercita la sua facilitazione antibatterica. Né, anche questa volta, gli autori menzionano le prospettive terapeutiche sulla correzione del difetto di base annunciate per cisteamina da altri ricercatori (1). Ovviamente le potenzialità antibatteriche di cisteamina attendono il vaglio di studi clinici appropriati, che al momento non sembrano annunciati.
1. De Stefano D, Villella VR, Esposito S, et Al. Restoration of CFTR function in patients with cystic fibrosis carrying the F508del-CFTR mutation. Autophagy. 2014; 10(11):2053-74.
2. Cisteamina proposta come farmaco antimicrobico e mucolitico in FC (fibrosicisticaricerca.it 15.12.2014, Progressi di Ricerca)
3. Fraser. Pitt D, et Al. Activity of Cysteamine against the Cystic Fibrosis Pathogen, Burkholderia cepacia complex. Antimicrob. Agents Chemother, 8 August 2016. Doi:10.1128/AAC.01198-16