In Italia la legge 40 del 19 febbraio 2004 regola la materia della Procreazione Medicalmente Assisitita (= PMA o “fecondazione in provetta” ).
In base a quanto essa stabilisce, per le coppie di portatori FC non vi è utilità o possibilità di accedere ad una PMA perchè le Linee-Guida che sono state emanate il 21 Luglio 2004 per “interpretare” la legge, stabiliscono che sugli embrioni ottenuti in provetta (un massimo di tre) non è possibile eseguire nessun tipo di indagine genetica e dovrebbero essere tutti trasferiti in utero per l’impianto, nonostante l’alto rischio (25% per ognuno di essi) di presenza di malattia FC.
Ma lo scorso ottobre una sentenza del TAR del Lazio (Tribunale Amministrativo Regionale), che ha valore nazionale, ha accolto il ricorso di alcune associazioni di famiglie con malattie genetiche e ha dichiarato “illegittime” le Linee-Guida e il loro divieto alla diagnosi genetica. L’argomento sostenuto è che una Linea-Guida non è una legge e che queste Linee-Guida sono più restrittive della Legge 40, che invece non vieta la diagnosi preimpianto di malattie genetiche o cromosomiche “per finalità terapeutiche o diagnostiche”.
Riguardo poi alla stessa Legge 40, sempre il TAR del Lazio ha giudicato che alcune sue norme sono “contro la Costituzione” e ha pertanto richiesto all’organo sovrano in questa materia, che è la Corte Costituzionale, di pronunciarsi in merito (i tempi non si conoscono). Le norme ritenute incostituzionali sono quelle che riguardano il numero di embrioni che è possibile ottenere in provetta e la possibilità di congelarli (crioconservazione). Questo, perchè la Costituzione italiana “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività “. E l’infertilità, che interessa una percentuale in aumento della popolazione adulta in età cosiddetta fertile, è considerata malattia che causa sofferenza fisica e psicologica e per questo è incostituzionale non provvedere a tutelarla e a tutelare anche le donne che non sono più giovanissime e che, in particolare, si avvantaggerebbero di avere un maggior numero di embrioni a disposizione per i tentativi di trasferimento in utero e l’avvio di gravidanza.
Ritornando al tema della diagnosi genetica su embrione, al momento attuale succede che per alcuni specialisti è realizzabile, mentre per altri no, perchè non è stato scritto espressamente che….” è possibile farla”; alcuni temono conseguenze legali e altri no, dato che a questo punto dipenderebbe tutto dall’interpretazione dei singoli giudici (i tribunali di Cagliari e di Firenze hanno permesso la PDG in specifici casi oggetto di ricorsi). In sostanza, è probabile che la legge sia destinata a cambiare, ma non si sa ancora quando e non si sa come.
15/04/2008