Sei in Home . Informati . Domande e Risposte . Un test promettente per valutare la risposta dei nuovi farmaci in soggetti con mutazioni di significato e classificazione incerta: il caso della mutazione L1077P

19 Settembre 2016

Un test promettente per valutare la risposta dei nuovi farmaci in soggetti con mutazioni di significato e classificazione incerta: il caso della mutazione L1077P

Autore: Jessica
Argomenti: Nuove terapie
Domanda

Salve, mia figlia ha una mutazione CFTR, la L1077P. Visto che questa mutazione non si sa a quale classe appartenga, potrebbe essere sperimentato su di lei il farmaco oggi efficace per le mutazioni gating? Potrebbe funzionare per questa mutazione? Grazie.

Risposta

Per ipotizzare l’efficacia di un nuovo farmaco nei confronti di una certa mutazione, è necessario conoscere il difetto che quella mutazione comporta sulla proteina CFTR. Non si sa bene che tipo di difetto comporti la mutazione L1077P (questa è anche la ragione per cui non è attribuita a una specifica classe mutazionale). Il potenziatore Kalydeco agisce certamente sulle mutazioni gating (classe III), che permettono l’arrivo sulla membrana cellulare della proteina CFTR, anche se difettosa. Infatti una volta lì collocata, CFTR presenta un difetto nel tempo di apertura del canale. Alcuni dati indicano però che Kalydeco può agire anche su altri tipi di difetti di CFTR (quindi anche su mutazioni appartenenti ad altre classi), purché consentano il posizionamento della proteina sulla membrana. Per esempio il farmaco Orkambi, che ha un certa efficacia su F508del (classe II), è composto dal potenziatore Kalydeco combinato con il correttore Lumacaftor e il razionale della combinazione è che Kalydeco agisca sulla quota di proteina CFTR (difettosa come le mutazioni gating, una volta arrivata sulla membrana) che Lumacaftor riesce a portare sulla membrana cellulare.
La ricerca però ha di recente messo a punto un metodo molto promettente per testare l’efficacia dei nuovi farmaci. Si tratta degli organodi FC (1, 2), miniorgani derivati da cellule staminali del paziente (prelevate con minibiopsia rettale), quindi con le stesse mutazioni del paziente. Se il farmaco è efficace, l’organoide si rigonfia e predice la risposta positiva che produrrebbe nel paziente. Gli organoidi potrebbero essere quindi un valido sistema per conoscere la risposta individuale ai nuovi farmaci, anche nel caso di mutazioni ancora di significato e di classificazione incerti.

1. Gli organoidi intestinali per testare in vitro farmaci potenzialmente curativi del difetto di base anche in soggetti con mutazioni CFTR rare e poco conosciute, 09/08/2016
2. Organoidi: nuovo modello di studio per FC, 23/07/2015.

G. Borgo


Se hai trovato utile questa risposta, sostieni la divulgazione scientifica

Dona ora