Prima Domanda:
Ho letto in un sito che tratta delle ultime scoperte un articolo pubblicato il 8/11/2010 sulle terapie molecolari delle mutazioni di splicing. Io ho un genotipo composto da DF508 e 2789+5G>A). Vorrei chiedere se in un futuro ne potrò usufruire di queste terapie molecolari anche se la mia mutazione splicing è in eterozigosi composta. Vorrei chiedere inoltre a che punto sono con queste ricerche e tra quanti anni si stima se ne potrà usufruire. Grazie
Marta
Seconda domanda:
Buongiorno, sono affetta da fibrosi cistica, eterozigote composto per le mutazioni delta F508 e 3849+10 kbC>T. Navigando online ho trovato riferimenti a studi (non ho ben compreso se già terminati o meno, la pagina era del 2003 e in inglese) che fanno riferimento al possibile utilizzo di oligonucleotidi per correggere alcune mutazioni splicing e in particolare proprio la 3849+10kbC>T. Si fa riferimento ad un farmaco, chiamato, se non ho capito male, Vitravene, che è normalmente usato per le infezioni da virus CMV oftalmico e per altre patologie da immunodepressione. Mi piacerebbe avere se possibile notizie più approfondite e precise in merito. Cordialmente.
La comprensione dell’effetto di una mutazione di splicing richiede una breve spiegazione di come viene trasferita la informazione genetica dal nostro DNA alla sintesi di proteine. Il gene CFTR produce la proteina CFTR attraverso la sintesi di una molecola intermedia di RNA. Attraverso un processo detto di splicing (taglia e cuci), tale molecola viene ampiamente rimaneggiata: dal gene CFTR viene prima prodotto un RNA precursore estremamente lungo (180.000 paia di basi) ma che alla fine diventerà di “sole” 4.500 paia di basi. Durante questo processo alcuni segmenti del DNA (gli introni) vengono rimossi e solo gli esoni rimarranno nell’RNA finale.
Le mutazioni che inducono un difetto di splicing sono caratterizzate dalla sintesi di una molecola di RNA alterata e non funzionale che contiene in più o manca di alcune parti. Nei due esempi citati nelle domande, la mutazione 2789+5G>A elimina un segmento dell’RNA, mentre nella 3849+10KbC>T ne inserisce un pezzo in più. Una caratteristica frequente delle mutazioni di splicing è la loro variabile severità: molte non distruggono completamente lo splicing ed una quantità variabile di RNA normale può venire prodotto, come nel caso di queste due mutazioni, che in genere si associano a forme meno severe di Fibrosi Cistica. La correzione del difetto di splicing permetterebbe la produzione di un RNA normale e conseguentemente di proteina CFTR normale. Recentemente, per alcune patologie, come la atrofia muscolo spinale o la distrofia di Duchenne, sono state identificate delle nuove strategie terapeutiche basate sulla correzione/modificazione dello splicing. Tali strategie prevedono tra l’altro l’uso di oligonucleotidi ad RNA (il Vitravene è un oligonucleotide ad uso oftalmico ma in questo caso inibisce un virus e lo splicing non è coinvolto).
In teoria, la presenza di una mutazione di splicing in eterozigosi non preclude un possibile approccio terapeutico, poichè la correzione di un allele sarebbe sufficiente a ripristinare una corretta funzionalità CFTR. Le ricerche attuali sulle mutazioni di splicing nella Fibrosi Cistica sono ancora nella fase sperimentale “in vitro” e risentono del fatto che per ogni mutazione è necessario identificare il bersaglio di RNA (o l’oligonucleotide ) selettivo. Poiche’ nell’ambito della Fibrosi Cistica sono presenti un grande numero di diverse mutazioni di splicing, la molecola ideale dovrebbe essere in grado di curare il maggior numero di difetti. Sui tempi non e’ possibile fare delle previsioni, non si può dire ora quando si arriverà a fare la sperimentazione sull’uomo, perché ci sono delle tappe che vanno rispettate. Una volta che l’intervento risulterà efficace sull’animale allora si potra’ passare all’uomo.