Durante un controllo ginecologico, un esame ha evidenziato la presenza nel mio utero di Ureaplasma urealyticum e la ginecologa ha suggerito una cura antibiotica per me ed il mio compagno, affetto da fibrosi cistica. Poichè egli assume già un grande quantitativo di antibiotici, mi chiedo se è necessario che la cura la faccia anche lui. A cosa puo’ portare questo batterio se non opportunamente curato in un soggetto con fibrosi cistica? Puo’ dare complicazioni? grazie come sempre della cortesia.
Ureaplasma urealyticum appartiene al gruppo dei micoplasmi, ad un gruppo cioè di microrganismi che dal punto di vista biologico sono caratterizzati dalla presenza della membrana plasmatica ma, essendo privi di peptidoglicano, non hanno la parete cellulare. Al gruppo dei micoplasmi appartengono, fra gli altri, il ben noto Mycoplasma. pneumoniae, la causa principale delle polmoniti di comunità oltre i sei anni di età, e i micoplasmi genitali, uno dei quali è appunto U. urealyticum, responsabile di infezioni a livello degli organi genitali.
Il principale serbatoio di U. urealyticum è rappresentato dalle vie genitali degli individui sessualmente attivi. E’stato stimato che possa verificarsi la colonizzazione delle vie genitali nella metà delle donne sessualmente attive, mentre nel maschio la probabilità di colonizzazione sembra più bassa.
Il periodo di incubazione, dopo trasmissione per via sessuale, è stimato in 10-20 giorni. Nella donna U. urealyticum è responsabile di salpingiti e endometriti, nell’uomo la più comune manifestazione clinica è l’uretrite. Più raramente nell’uomo sono state descritte prostatiti e epididimiti.
Anche se gli ureaplasmi sono stati considerati come possibile causa di infertilità nell’uomo e nella donna, non è stata ancora dimostrata l’evidenza di questa associazione. In ogni caso gli ureaplasmi sono in grado di determinare infezioni in gravidanza e sono stati associati con corioamnionite e con la nascita di bambini pre-termine o di basso peso per età gestazionale. Solo in questo tipo di pazienti è stata per ora dimostrata la possibilità che U. urealyticum possa determinare infezioni polmonari nel periodo neonatale.
In sintesi, il microrganismo, nel paziente affetto da fibrosi cistica, può essere responsabile di infezioni e complicanze delle vie genitali, presumibilmente in modalità analoga a quanto si verifica nella normale popolazione, ma non è mai stato dimostrato un tropismo particolare per il polmone del paziente fibrocistico.
Come per tutte le infezioni a potenziale trasmissione sessuale, il consiglio è quello di estendere il trattamento al partner della persona infetta. Idealmente il partner dovrebbe essere esaminato e sottoposto ad appropriati esami clinici, ma nel caso delle infezioni sessualmente trasmesse un approccio pratico consiste nel trattare direttamente, senza effettuare esami clinici. In assenza di informazioni sull’eventuale presenza di sintomi a carico dell’apparato uro-genitale, sulla situazione clinica e sul tipo di trattamento antibiotico a cui è sottoposto il partner affetto da fibrosi cistica per la propria malattia di base, è difficile rispondere alla domanda sull’eventuale necessità di una terapia antibiotica. La mancanza di una parete cellulare fa sì che i micoplasmi non siano suscettibili a penicilline e cefalosporine, farmaci che, interferendo con la sintesi della parete dei principali germi patogeni FC, sono largamente utilizzati per il trattamento per via parenterale delle esacerbazioni respiratorie. Nel caso di sintomi a livello delle vie genitali attribuibili a U. urealyticum, c’è indicazione al trattamento con tetracicline o chinolonici, categorie di antibiotici di uso relativamente comune (in relazione al tipo di flora patogena presente nelle vie aeree) anche per la terapia delle manifestazioni respiratorie dei pazienti affetti da fibrosi cistica. Studi in maschi adulti affetti da uretrite dimostrano che anche una singola dose di azitromicina (1 gr al dì), cioè con schema di somministrazione e dosaggio diversi da quelli comunemente utilizzati in pazienti fibrocistici infettati cronicamente da P. aeruginosa, può essere efficace.
Bibliografia:
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– Farmaci per le infezioni sessualmente trasmesse. In: The Medical Letter. Guida alla terapia antimicrobica. Milano: CIS Editore: 2009: 259-276